Samsung contro Apple: Galaxy salvi, ma la multona rimane

Apple non ottiene il blocco dei Galaxy negli Stati Uniti, Samsung si è vista negare l'annullamento nel processo californiano per irregolarità nella giuria. Niente di fatto nell'ennesima battaglia fra Apple e Samsung.

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a cura di Elena Re Garbagnati

Apple e Samsung scontente alla pari: il giudice Koh, responsabile della causa che si è dibattuta l'estate scorsa a San José, ha respinto le richieste di entrambe. Apple chiedeva che, alla luce della condanna di Samsung, venisse firmato un blocco delle vendite di tutti i prodotti avversari rei di avere violato i suoi brevetti. Samsung invece voleva che il processo fosse annullato perché almeno uno dei giurati era di parte.

Riguardo alla richiesta negata a Apple, Lucy Koh ha spiegato che le argomentazioni usate dagli avvocati non reggono. "Apple non è stata in grado di dimostrare di aver davvero perso vendite a causa della violazione dei suoi brevetti da parte di Samsung" ha tagliato corto il magistrato.

Scontenti e scontrosi

Il giudice non ha poi mancato di precisare che "nonostante l'azienda di Cupertino abbia interesse affinché certi elementi restino una sua prerogativa, non ne consegue che l'intero prodotto rivale debba essere per sempre bandito dal mercato perché contiene, all'interno di una miriade di caratteristiche proprie, poche funzioni protette".

Insomma, sarà anche vero che alcune delle funzioni dei Galaxy incriminati sono troppo simili a quelle dei terminali Apple, ma questo non basta per accordare il loro ritiro dal mercato. La decisione è a dir poco inusuale, dato che in molti altri procedimenti legali di cui vi abbiamo riferito sia negli Stati Uniti sia in Europa è bastata una sola infrazione perché il blocco delle vendite venisse concesso.

E dire che l'uniformità di giudizio in una vicenda così complessa come quella Apple contro Samsung sarebbe auspicabile e necessaria, per lo meno all'interno dello stesso sistema giudiziario. Entrambe sono particolarmente zelanti nel cercare di forzare il sistema brevettuale e quello giudiziario a proprio favore. Finché le decisioni dei giudici si smentiscono a vicenda i tentativi di spuntarla non faranno altro che aumentare.

Non a caso Florian Mueller di Foss Patent sostiene che non c'è "neanche il minimo dubbio che Apple impugnerà la decisione sul provvedimento ingiuntivo", staremo a vedere.

Secondo il giudice le differenze sono più delle somiglianze, niente ban

Samsung invece aveva chiesto l'annullamento del processo dopo avere scoperto che uno dei giurati aveva avuto un contenzioso con Seagate - di cui Samsung possiede il 10% - e che dopo il verdetto aveva fatto dichiarazioni che lasciavano intendere la sua ostilità per la sud coreana. Il magistrato ha fatto notare che la difesa ha avuto tempo e modo di indagare sui giurati, a processo chiuso è troppo tardi fare queste considerazioni. Inoltre, ha concluso Koh, l'unico dato di fatto è che Samsung è stata giudicata colpevole e per questo è stata sanzionata.

Insomma vincitori e vinti escono con le ossa rotte da un'udienza da cui si aspettavano molto e hanno ottenuto solo un pugno di mosche, per una volta. Comunque la questione è tutt'altro che chiusa: nel prossimo processo Samsung potrà aggiungere l'iPhone 5 alla lista dei prodotti in discussione. Apple invece potrà far valere le sue accuse anche a carico del Galaxy Note e del Galaxy S III.

Aggiornamento: è appena stata diffusa la notizia che Samsung ha deciso ufficialmente di far cadere le richieste di blocco delle vendite dell'iPhone 4S in Germania, Regno Unito, Francia, Italia e Paesi Bassi.

Nella nota ufficiale pubblicata da The Verge si legge che "Samsung continua ad essere impegnata a concedere in licenza i suoi brevetti essenziali a condizioni eque, ragionevoli e non discriminatorie, e crede fortemente che le aziende dovrebbero competere lealmente sul mercato, piuttosto che in tribunale. In questo spirito, Samsung ha deciso di ritirare le richieste di ingiunzione nei confronti di Apple che erano fondate sui brevetti FRAND, in attesa delle decisioni dei tribunali, nell'interesse di tutelare la scelta dei consumatori".