Samsung indaga sulle fabbriche cinesi ma non trova minori

Samsung ha concluso un primo giro d'indagini presso un fornitore cinese, nell'ambito di un'operazione più ampia volta a migliorare le condizioni di lavoro e l'immagine aziendale. Intanto s'ipotizza che Apple stia affrontando il problema a suon di contanti.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Samsung ha concluso le prime indagini sulle condizioni di lavoro negli stabilimenti dei propri fornitori, che si erano rese necessarie dopo che ad agosto China Labour Watch aveva evidenziato diverse violazioni, anche gravi, compreso lo sfruttamento del lavoro minorile. Il fornitore sotto osservazione si chiama HEG Electronics e, come spesso accade, lavora anche per altri grandi marchi dell'elettronica.

Dopo la denuncia di China Labour Watch (CLW) Samsung si è subito attivata per indagare direttamente e indagare sui problemi rilevati, in modo non dissimile da quanto ha fatto Apple con i propri fornitori. L'azienda sudcoreana ha effettivamente rilevato delle violazioni, ma non quelle gravi evidenziate dall'organizzazione non-profit.

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Non ci sarebbe quindi sfruttamento di lavoro minorile, né i lavoratori sarebbero forzati a seguire orari troppo lunghi. O almeno non è stato possibile confermare tali ipotesi. Una differenza rilevante tra le due indagini, soprattutto se si considera che l'altra sta nel fatto che l'investigazione di CLW si è svolta in modo indipendente e all'insaputa dei dirigenti i HEG, mentre gli ispettori di Samsung sono arrivati nelle fabbriche con un certo preavviso.

Samsung in ogni caso vede questo risultato solo come il primo passo. I portavoce dell'azienda hanno spiegato che le indagini riguarderanno tutti i fornitori, e che continueranno nel 2013 con la collaborazione della Electronic Industry Citizenship Coalition (EICC). La società, comprensibilmente, vuole scrollarsi di dosso un'etichetta infamante che potrebbe mettere a rischio i profitti.

Insomma, a giudicare da questo primo passo sembra che Samsung stia prendendo la questione seriamente almeno quanto Apple. Quanto a quest'ultima, c'è almeno un analista (Adnaan Ahmad, Berenberg Bank ) convinto che l'azienda di Cupertino stia pagando di tasca propria gli aumenti di stipendio nelle fabbriche cinesi, e per questo il margine lordo è in (leggero) calo.

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Sarebbe una mossa insolita da parte di Apple, e di certo fuori dagli schemi tradizionali dell'economia aziendale. Si tratterebbe però forse dell'unico gesto efficace per cominciare a risolvere la situazione: come abbiamo scritto più volte, non c'è nulla che le aziende possano fare per migliorare la situazione lavorativa nelle fabbriche dei fornitori, a meno che non siano disposte a mettere mano al portafogli. Se l'ipotesi dell'analista si rivelerà corretta Apple avrà fatto la scelta giusta, e non ci sarebbe nulla di male nell'augurarsi in questo caso che i concorrenti la copino senza remore.