Samsung YOUM, gli schermi flessibili stanno per arrivare

Samsung ha registrato il marchio YOUM con cui venderà gli schermi flessibili. Ci sono altre aziende che vogliono partecipare a questo neonato mercato, come Amtel, che ha una propria tecnologia piuttosto convincente.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Samsung ha reso ufficiale il marchio YOUM per i display flessibili, che dovrebbero arrivare sul mercato già nel corso di quest'anno. L'azienda è tra le prime in questo settore, ma non è l'unico punto di riferimento. Anche la californiana Atmel è entrata nella partita degli schermi flessibili.

Per quanto riguarda il colosso coreano la registrazione del nuovo marchio è una tappa importante, e fa pensare che tra non molto potremo davvero comprare dei prodotti con schermi flessibili; i primi saranno certamente molto costosi, ma dovremmo vederli in circolazione già nel corso del 2012.  

Samsung YOUM

Lo schermo YOUM di Samsung deve la sua flessibilità alla sostituzione del vetro con una pellicola, in una struttura a strati. Così diventa teoricamente possibile avvolgere lo schermo praticamente ovunque, e in teoria anche produrre un oggetto - come uno smartphone - in cui tutta la superficie è un display.  

Atmel invece ha creato XSense, una tecnologia che permette di creare touchscreen sensibili, anche in questo caso usando uno strato di pellicole per i vari elementi dello schermo. Lo ha mostrato in un video che, stando al portavoce, mostra un prodotto più vicino a quello reale che a un concept.

A differenza di Samsung però Amtel vende la propria tecnologia ad altre aziende, che poi la usano per i loro gadget. Tra i loro clienti abbiamo Apple, la stessa Samsung, LG e HTC. Forse è proprio questa la tecnologia dietro alla carta elettronica flessibile di LG, e di certo potrebbe contribuire alla creazione di schermi flessibili 3D di grandi dimensioni.

Comunque sia è chiaro che entro tempi ormai brevi questi schermi fantascientifici entreranno nella nostra quotidianità; chissà, magari un giorno potremo persino stamparceli in casa come facciamo con le fotografie o i documenti, per poi avvolgerli dove ci pare, dai mobili di casa agli oggetti quotidiani, persino al nostro stesso corpo.