Se prendo un iPhone, col cavolo che lo prendo nuovo

I ricondizionati mi piacevano già prima, ma ora mi hanno conquistato

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

La crisi climatica non si risolverà da sola, ma è importante che ognuno di noi faccia la sua parte. Non tanto perché le azioni individuali possano avere chissà quale impatto (non possono), ma perché più persone decidono di seguire la giusta mentalità, più quest’ultima si diffonderà - e prima o poi potrebbe persino innescarsi un qualche effetto a catena.

Dopotutto, si tratta sempre di decidere come spendiamo il nostro denaro: se abbastanza persone spendono in un certo modo, ci saranno aziende che sposano quella mentalità per farci del profitto. In altre parole, si spera di rendere il profitto sostenibile - una missione che più difficile non si può, ma bisogna pur provarci.

Certo, su cosa mettere nel concetto di “giusta mentalità” si potrebbe discutere a lungo, ma sicuramente del pacchetto deve far parte l’economia circolare. L’idea di fondo è abbastanza semplice da capire: se smetto di usare un prodotto, invece di buttarlo cerco di tenerlo in circolazione, riparandolo e rivendendolo. In questo modo, abbasso l’impatto ambientale e riduco la spesa.

Si applica a tutto, ma diventa più rilevante se si parla di smartphone. Tutti ne abbiamo almeno uno e li cambiamo spesso, spendendo molto denaro e tendenzialmente inquinando parecchio. Se il vecchio smartphone finisce in discarica o dimenticato in un cassetto (sì lo so, te ne sei ricordato proprio ora mentre leggevi), l’impatto ambientale è maggiore.

Dal punto di vista ambientale, è un gesto importante perché la produzione stessa di uno smartphone è un processo altamente inquinante: comincia nelle miniere dove si estraggono le materie prime, passa per le fabbriche, e va avanti fino alla vendita finale. Se un telefono resta in circolazione più a lungo, allora passerà più tempo prima che quello smartphone diventi un rifiuto speciale, sommandosi a un altro problema ambientale, cioè quello dei rifiuti elettronici o RAEE.

L’economia circolare, se diventa un fenomeno di massa, può avere un effetto enorme. E non sorprende quindi che la stessa Unione Europea si stia impegnando affinché si diffonda. Le recenti (e deboli) misure tese a favorire la riparabilità dei prodotti, o quelle per il caricatore unico, in teoria sono pensate per l’ambiente. Anche se in pratica sono il risultato di deprimenti compromessi al ribasso - e sono svuotate di ogni possibile significato.

Lo smartphone usato non lo voglio

Sì ma non tutti sono pronti a comprare uno smartphone usato: bisogna fidarsi, e di questi tempi la fiducia è forse la fiducia che scarseggia più di tutte, tra noi esseri umani.

Il che è un problema, perché ci sono milioni di smartphone ancora utilizzabili, che avrebbero solo bisogno di una “rinfrescata” per tornare al massimo. E infatti negli ultimi anni sono nate diverse aziende che fanno proprio questo.

Il fenomeno riguarda in particolare gli iPhone ricondizionati e un po’ meno, per ora, prodotti di altre marche e altre categorie. Il punto chiave è che con un iPhone ricondizionato puoi avere la certezza che funziona bene e che la batteria è in ordine; e in genere c’è anche almeno un anno di garanzia. Potrebbe esserci qualche graffio, ma al momento dell’acquisto si può scegliere anche questo aspetto. Non c’è da sorprendersi se sempre più persone scelgono un iPhone ricondizionato.

Non sorprende che gli iPhone ricondizionati piacciano: si risparmia parecchio denaro e si ottiene uno dei device più ambiti, senza rischiare la proverbiale fregatura. E un iPhone ricondizionato rientra a pieno titolo in quel concetto di Economia Circolare con cui si è aperto questo articolo. Qualcosa che, pare, agli italiani piace.

Anzi, in Italia l’economia circolare sta prendendo piede più che altrove, come certifica una ricerca di SWG voluta da Swappie, una delle società più importanti nel settore dei ricondizionati. Si aggiungono poi i dati del 2022 raccolti dal Circular Economy Network, secondo cui “l'Italia ha raggiunto un tasso di riciclo di tutti i rifiuti del 68% (rispetto alla media europea del 35%) e un utilizzo circolare dei materiali del 21,6% (rispetto alla media europea del 12,8%)”.

iPhone ricondizionato, come funziona?

Ne abbiamo parlato con il team italiano di Swappie, ma i meccanismi sono simili anche per altre aziende che si occupano di iPhone ricondizionati. In poche parole, Swappie riceve l’iPhone usato e ne valuta lo stato. Se è possibile, Swappie applica il processo di ricondizionamento e poi rimette in vendita il dispositivo, che a quel punto avrà caratteristiche pari al nuovo - a parte eventuali danni estetici.

Se invece l’iPhone non è riparabile, Swappie recupera i pezzi di ricambio e li tiene da parte per riutilizzarli in futuro.

I lettori più attenti a questo punto potrebbero aver alzato un sopracciglio: è noto infatti che Apple ha politiche molto rigide (e poco sensate) sui pezzi di ricambio: prendi lo schermo di un iPhone e lo metti su un altro iPhone, ed ecco che il telefono ti “avvisa” sul fatto che stai usando pezzi non originali; stessa cosa per la batteria. Se lo stesso intervento lo fa un tecnico autorizzato Apple, niente fastidiosa notifica. Assurdo? Sì certo, ma andatelo a dire in quel di Cupertino.

Swappie ha deciso di non intervenire da questo punto di vista: semplicemente informano i loro clienti riguardo al fatto che ci sarà una notifica nelle impostazioni, almeno per un po’. Altre società si rivolgono a società autorizzate da Apple che “certificano” il ricambio, ma in questo modo il prezzo finale aumenta - senza che si aggiunga reale valore.

Se prendi un ricondizionato, risparmi due volte

Ho avuto l’occasione di scambiare quattro chiacchiere con Elena Garbujo, che è Country Manager di Swappie per l’Italia. Sono emersi alcuni dettagli interessanti, che mettono questa società in una categoria a parte rispetto ad altre che apparentemente fanno la stessa cosa.

Prima di tutto, Swappie sta facendo segnare crescite impressionanti: nata come startup in Finlandia solo qualche anno fa, è già leader in un mercato che, secondo IDC, nel 2026 farà segnare 400 milioni di smartphone spediti. In confronto, Apple nel 2022 ne ha spediti poco più di 200 milioni, il che dà l’idea di quanto sia notevole il mercato dei ricondizionati.

Un obiettivo che passa da alcuni punti fermi: il primo è più importante è che Swappie vende direttamente gli iPhone ricondizionati. Alcuni concorrenti, compresi alcuni dei grandi, invece sono dei marketplace, come lo sono ad esempio Amazon o eBay: significa che fai la ricerca e trovi il prodotto, ma stai comprando da qualcun altro.

Comprando da un market place, comprensibilmente, non si hanno certezze riguardo al processo di ricondizionamento. Siccome non è normato in alcun modo, bene o male ognuno fa ciò che ritiene meglio. Quindi se prendete un ricondizionato da Swappie, da Apple, da Amazon o da altri, il lavoro fatto sul prodotto potrebbe essere leggermente diverso dall’uno all’altro. Il che spiega anche le differenze di prezzo.

Nel caso di Swappie, invece, si occupano direttamente del ricondizionamento, e ciò permette di creare uno standard che è bene o male sempre uguale. Se il tuo amico ti mostra il suo iPhone ricondizionato preso da Swappie, e tu decidi di fare lo stesso, potrai aspettarti lo stesso tipo di qualità. Il che non è affatto male.

E sono sempre loro a comprare direttamente gli iPhone usati: a tal proposito, Garbujo mi ha spiegato che “in gran parte” i loro iPhone vengono da utenti privati che decidono di rivenderli a loro.

Anche su questo aspetto, è una questione di convenienza: se ho un iPhone 12 in buone condizioni, posso guadagnarci di più se lo vendo a un privato piuttosto che darlo a Swappie. Ma d’altra parte con Swappie è tutto molto più facile e so che non avrò seccature; per qualcuno può valerne la pena.

Inoltre Swappie ha perfezionato molto il processo di acquisto degli iPhone usati, al punto che in Finlandia hanno messo in giro dei “bancomat dell’iPhone”. Grosse macchine dove puoi comprarti uno dei loro iPhone ricondizionati, ma anche consegnare il tuo: basta rispondere a qualche domanda, e poi un sistema automatico fa i controlli tecnici. Una cosa incredibile.

Per il futuro, continua Garbujo, Swappie non esclude la possibilità di aprirsi a prodotti di altre marche e di altre categorie, ma per il momento il focus principale rimangono gli iPhone. Ma non per il momento e non in tempi brevi, per quanto ho potuto capire. Se volete un Galaxy S23 Ultra ricondizionato o un MacBook ricondizionato, dovrete prenderlo da qualcun altro.

Le ragioni sono fin troppo facili da capire: nel mercato dei prodotti ricondizionati, l’80% sono iPhone, e con questi prodotti si fanno margini maggiori. Per un’azienda come swappie non ci sono molte ragioni, almeno per il momento, di considerare prodotti diversi.

I prodotti Android, invece, tendono a perdere valore molto velocemente, rendendo difficile vendere i ricondizionati.

Immagine di copertina: 123RF