L'utilizzo scorretto dei telefoni cellulari può causare il cancro. A stabilirlo è il tribunale di Ivrea all'interno di una sentenza datata 11 aprile e relativa al caso di un dipendente Telecom colpito da un neurinoma, dopo aver utilizzato il telefonino per più di tre ore al giorno per 15 anni. Potrebbe essere la svolta per un dibattito che da anni imperversa nel settore smartphone.
Gli avvocati Renato Ambrosio e Stefano Bertone, vincitori della causa, hanno infatti chiarito come la sentenza abbia dimostrato il nesso causale tra un tumore al cervello e l'utilizzo del telefono cellulare. L'INAIL è stata dunque condannata a pagare una rendita perpetua per il danno subito a lavoro dal dipendente Telecom.
Il dibattito attorno al rapporto tra telefonini e tumori si è inasprito negli ultimi anni in seguito soprattutto all'esplosione del fenomeno smartphone, che ha portato ad un utilizzo smodato degli stessi. Non a caso enti come il CENELEC (Comitato Europeo di Normazione Elettrotecnica) e la FCC (Federal Communications Commission) hanno nel tempo elevato l'attenzione verso gli indici SAR.
SAR è l'acronimo di Specific Absortion Rate, letteralmente "Tasso di Assorbimento Specifico". Si tratta del valore che misura la quantità di energia elettromagnetica assorbita dal corpo umano, quando lo stesso viene esposto all'azione di un campo elettromagnetico RF (campo elettromagnetico a radio frequenze).
La comunità scientifica fornisce la seguente definizione: "il SAR è la quantità di energia elettromagnetica che viene assorbita nell'unità di tempo da un elemento con massa 1 di un sistema biologico". Entrano dunque in gioco due elementi: la potenza e la massa. Per tale ragione l'unità di misura utilizzata è W/Kg.
Occorre sottolineare come i campi elettromagnetici siano stati classificati dall'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro quali cancerogeni di gruppo 2B (sospetti agenti cancerogeni). Questo testimonia come siano stati sperimentati in laboratorio con dosaggi molto elevati, senza però giungere alla dimostrazione dell'effettiva pericolosità rispetto ai livelli normalmente presenti nell'ambiente.
Tutto ciò però non ha impedito alla Corte di Cassazione, nel lontano 2012, di riconoscere una pensione di invalidità ad Innocente Marcolini, manager bresciano che è stato colpito da un tumore benigno al nervo trigemino in seguito all'utilizzo del telefono cellulare per 5/6 ore al giorno in ambito lavorativo, in un periodo di tempo pari a 10 anni.
È evidente come le autorità giudiziarie e quelle sanitarie non riescano, in questo ambito specifico, a lavorare in accordo. Probabilmente la chiave di volta è rappresentata dalla quantità e dalla modalità di utilizzo degli smartphone (o dei classici telefoni cellulari). Da sempre il consiglio è quello di evitare un uso prolungato a contatto diretto con la testa, servendosi magari degli auricolari. E soprattutto avere ancora più cautela con i minori.
In ogni caso, la sentenza emessa dal giudice Luca Fadda del tribunale d'Ivrea potrebbe davvero rappresentare un precedente fondamentale al fine di regolamentare in maniera organica la questione legata all'utilizzo degli smartphone nell'ottica della tutela della salute.