SIAE regala iPhone, diffida Apple e dà un morso a una mela

La SIAE lancia la sua sfida ad Apple, acquistando più di venti iPhone in Francia e regalandoli ad alcuni studenti e associazioni. E tra pompose dichiarazioni di registi e politici, ecco una nuova prova di come in Italia il dibattito su un tema, anche serio, venga costantemente distorto a fini corporativi.

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a cura di Manolo De Agostini

Detto, fatto. Dopo aver annunciato che avrebbe venduto iPhone a prezzi inferiori di quelli praticati in Italia, la SIAE è passata all'azione. Nodo della discordia l'aumento dell'equo compenso voluto dal decreto Franceschini e l'immediato adeguamento dei listini da parte dell'azienda statunitense, che ha scaricato il balzello sui propri clienti (nulla le impediva di farlo).

Così alcuni emissari della SIAE si sono recati in Francia, hanno acquistato 22 iPhone a prezzi inferiori a quelli italiani e li hanno regalati (spendendo circa 16 mila euro). Già, non venduti, regalati. Nella giornata di ieri, durante una conferenza stampa, i telefoni sono stati consegnati agli allievi di tre scuole, l'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica Silvio d'Amico, il Centro Sperimentale di Cinematografia e il Dipartimento Jazz del Conservatorio di Santa Cecilia. Gli iPhone sono andati anche ad alcune associazioni come il Telefono azzurro e la Comunità di San Benedetto al porto di Don Gallo.

"Abbiamo comprato 22 Iphone a Nizza - ha dichiarato Gaetano Blandini, direttore generale SIAE, che ha dato un morso a una rotonda mela gialla (!) a simboleggiare la sfida con l'azienda fondata da Steve Jobs - per dimostrare a tutti come in Francia, nonostante l'equo compenso per copia privata sia molto più alto che in Italia, i prezzi siano inferiori rispetto a quelli del nostro Paese. Questo è un fatto, non un'opinione discutibile".

iPhone per tutti paga la SIAE

"Io rappresento i quasi 100 mila associati SIAE, tanti autori che provano a vivere coi frutti del loro lavoro e perciò difendo la libertà dei tantissimi creativi italiani. Abbiamo varato nei giorni scorsi e a settembre partiremo con l'istituzione di un Osservatorio Permanente sulla Copia Privata e sul Diritto d'Autore, insieme a Federconsumatori, un'associazione che raggruppa oltre 160mila utenti, monitorando regolarmente il mercato dei prodotti multimediali e i loro prezzi".

Francesco Avallone, il vicepresidente di Federconsumatori, ha ricordato "la class action che abbiamo intentato contro Apple che non dava una garanzia di due anni sui suoi prodotti come prescritto dalle norme europee, abbiamo vinto e li abbiamo costretti a concederla. Adesso vogliamo portare all'attenzione del Consiglio Nazionale Consumatori - sede adatta per discutere di questi temi - i rappresentanti di alcune società tecnologiche per fare in modo che i device, che sono anche e soprattutto dei prodotti culturali, siano sempre più a buon mercato e con le giuste garanzie per i consumatori. Non possiamo assistere senza far niente all'aumento dei profitti dei produttori che già lucrano abbondantemente sul prezzo di vendita".

All'azione dimostrativa odierna, il dg Blandini, ha accompagnato tre lettere di diffida partite questa mattina e dirette alle tre sedi, in USA, Italia e Olanda, del colosso americano, accusato di aver messo nero su bianco sulle sue ricevute l'impropria dicitura "tassa sul copyright" (copyright levy) al posto di equo compenso.

A lanciare l'allarme sulla situazione del mondo della cultura è Gino Paoli, presidente della SIAE: "C'è un attacco al Diritto d'Autore in tutto il mondo, ma il diritto d'autore è l'unico guadagno che gli artisti hanno. La creatività è uno dei beni più grossi che abbiamo, e dobbiamo far capire alla gente che l'equo compenso non è una tassa SIAE ma un compenso legittimo all'autore, come ha stabilito la Corte di Giustizia Europea in numerose sentenze".

In platea anche Francesco Boccia, il parlamentare del Partito democratico e presidente della commissione Bilancio della Camera dei deputati: "Ci vuole forza, coraggio e libertà per sostenere questa battaglia culturale - ha detto Boccia - La musica e il cinema sono stati i primi comparti ad avere il commercio elettronico e sono stati travolti dall'economia digitale che ha trasformato la vita nostra e quella dei nostri figli. Le risorse accumulate da queste società che vendono pubblicità sulla rete sono enormi, loro non pagano le tasse nel Paese in cui producono reddito. L'equità fiscale che io sostengo non deve essere vista come un freno allo sviluppo della rete".

Tim Cook, AD di Apple, ha appena visto i conti dell'Apple Store di Nizza...

A sostegno di questa iniziativa della SIAE si sono schierati il regista Paolo Virzì e Antonio Ricci, il creatore di Striscia la Notizia. "Io adoro Apple e uso i suoi prodotti, - sottolinea Virzì - e non ho quindi nessuna visione apocalittica, ma credo che sia necessario mettere al primo posto i consumatori e che tutto il sistema debba avere un rispetto reciproco del proprio ruolo. Senza i contenuti degli autori quei bei telefonini sarebbero contenitori di plastica vuoti".

"Il decreto firmato da Franceschini sull'equo compenso è giusto adesso, il futuro è lo streaming legale ma bisogna tenere conto dei veloci mutamenti della tecnologia che ha sempre più bisogno della materia creativa. L'industria culturale necessita di risorse perché solo in tal modo gli artisti possono essere liberi e dedicarsi alla loro arte. In un futuro senza cinema, musica, teatro avremmo una vita inservibile che non augurerei a nessuno".

E dalle parole di Virzì si può capire come purtroppo, a volte, si parli a sproposito. Lo streaming legale non è il futuro, ma è il presente, e non da stamattina ma da qualche tempo. Sono moltissimi i servizi che offrono contenuti in questa forma, gratuitamente - ma con pubblicità - o pagando. E gli autori ricevono denaro per questo. Poco o tanto, questo è un problema che riguarda anche le etichette discografiche, ma è un altro discorso.

Il tema della copia privata è invece un tutto differente, ormai probabilmente desueto, ma che come quasi tutte le tematiche in Italia viene distorto e piegato per battaglie ideologiche e rendite di posizione. Basta leggere la chiusa di Boccia sull'equità fiscale, altro argomento bollente ma ben differente dalla copia privata per capire come spesso e volentieri non ci sia la volontà, o la capacità, di entrare nel merito delle questioni.

Aggiornamento. Riportiamo di seguito una nota ricevuta da AIRES-Confcommercio, l'Associazione Italiana Retailer Elettrodomestici Specializzati, che esprime forti preoccupazioni e perplessità sul provvedimento emanato dal Ministro Franceschini in materia di compenso per copia privata.

"La norma potrebbe infatti avere effetti distorsivi sul mercato, penalizzando ingiustamente chi sceglie di fare impresa in Italia e, paradossalmente, favorendo gli operatori che realizzano profitto grazie al nostro Paese ma operano dall'estero. Con la nuova normativa, infatti, i consumatori potrebbero venire invogliati ad effettuare acquisti dall'estero, appoggiandosi a piattaforme di e-commerce con sede in Paesi dove l'equo compenso non c'è, come la Gran Bretagna, gli Stati Uniti o l'Estremo Oriente, creando di fatto un danno all’intera filiera italiana con ripercussioni anche occupazionali da non sottovalutare".

"Il rischio evidente è che a farne le spese sia soprattutto il mondo della distribuzione, schiacciato tra gli interessi dei produttori e un mercato assolutamente asimmetrico dal punto di vista normativo a svantaggio delle imprese italiane. In questo contesto, AIRES esprime stupore per il comunicato nel quale la SIAE si riserva la facoltà di improvvisarsi rivenditore di telefonia nell'interesse dei consumatori italiani".

"Il provvedimento, così come concepito, avvantaggia gli operatori esteri che non versano il contributo alla Siae e penalizza non solo gli imprenditori italiani, e ovviamente anche le imprese estere che hanno deciso di investire in Italia, ma anche i consumatori. È completamente illogico, in tempi di crisi, ostacolare il commercio e gli acquisti generati nel territorio nazionale; ritengo si possa coniare il termine di "protezionismo al contrario" per descrivere questo effetto perverso" conclude Alessandro Butali, Presidente di AIRES.

"La nostra volontà come Associazione", spiega Davide Rossi, direttore generale di AIRES, "è stata sin da subito quella di non voler sparare a zero sul decreto emanato dal Ministro Franceschini, seppur esprimendo più volte la nostra perplessità e le nostre preoccupazioni sugli effetti distorsivi che tale provvedimento avrà su un mercato già provato dalla congiuntura economica. La SIAE, con il suo Presidente Gino Paoli, sta invece assumendo una posizione da antagonista nei confronti dei distributori che fanno, e che vogliono continuare a fare, seriamente il proprio lavoro: i nostri addetti e le nostre imprese non sono, e non devono essere considerate, di serie B rispetto a chi opera nell’industria della cultura".