Spionaggio industriale? Ecco il segreto dei chip Samsung a 14 nm

Un ex dipendente di TSMC avrebbe rivelato a Samsung informazioni preziose sui processi produttivi della concorrenza. In questo modo Samsung avrebbe ottenuto il suo vantaggio nella produzione a 14 nanometri.

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a cura di Manolo De Agostini

Due aziende, un ex dipendente infedele, tecnologia avanzatissima e miliardi di dollari in ballo. Ci sono tutti gli ingredienti per un film di spionaggio d'altissimo livello. Purtroppo si tratta di pura realtà o almeno è ciò che dovranno stabilire i giudici.

La storia che vi raccontiamo giunge da un sito taiwanese, CommonWealth Magazine, e da EEtimes. I due delineano i tratti di una vicenda che vede coinvolta TSMC, il produttore di chip per conto terzi più grande al mondo, l'ex dipendente con conoscenze in ricerca e sviluppo Liang Mong-song e la sudcoreana Samsung.

Samsung fab

Stando a TSMC, Liang Mong-song avrebbe fornito alla rivale sudcoreana (azienda per cui andò a lavorare nel 2011) segreti industriali relativi a processo produttivo a 28 nanometri, ma non solo.

"Abbiamo intentato la causa perché il presidente di TSMC Morris Chang e il gruppo dirigenziale erano convinti che avessimo bisogno d'inviare un messaggio a Samsung, ai dipendenti e gli altri concorrenti", ha affermato Dick Thurston, ex consigliere di TSMC a EE Times.

La causa venne intentata nel 2011 e a oggi sono stati due i giudizi favorevoli a TSMC. Samsung non è mai stata al centro della causa, forse per via delle dimensioni economiche di gran lunga superiori a quelle di TSMC. Tirare in ballo il "can che dorme" potrebbe portare a conseguenze imprevedibili per la fonderie taiwanese.

Samsung Galaxy S5 Samsung Galaxy S5

Il sospetto è che le informazioni trafugate abbiano permesso a Samsung di recuperare il terreno su TSMC, arrivando a permetterle di offrire un processo a 14 nanometri FinFET all'avanguardia, in grado di attirare clienti come Apple, Qualcomm e Nvidia.

Secondo Thurston, quando TSMC svelò i primi prodotti a 28 nanometri nel 2012, l'azienda non aveva concorrenza. Per cui qualsiasi vantaggio Samsung abbia potuto guadagnare su TSMC è stato sul brevissimo periodo.

In base alla documentazione prodotta da esperti esterni per conto di TSMC, "dato che la tecnologia di Samsung proveniva originariamente da IBM, i wafer prodotti all'inizio del 2009 con processo a 65 nanometri avevano caratteristiche simili ai prodotti IBM ma totalmente differenti da quelli TSMC", riporta il quotidiano di taiwanese.

TSMC notò però che i processi a 45, 32 e 28 nanometri di Samsung iniziavano a rispecchiare maggiormente i propri prodotti. Nel report sarebbero elencate sette aree chiave in cui vi sarebbero similarità marcate. "Inoltre, la lega di silicio-germanio degli elettrodi P-type a 28 nanometri di Samsung aveva una struttura a forma di diamante simile a quella di TSMC ma completamente differente dalla struttura a U di IBM".

Wafer

I processi produttivi a 16 e 14 nm FinFET di Samsung e TSMC inoltre sarebbero ancora più simili. "Potrebbe essere difficile dire (se il prodotto) è stato realizzato da Samsung o TSMC in base alla sola l'analisi strutturale", riporta la documentazione.

Per Samsung avere un vantaggio in ambito produttivo su TSMC ha sicuramente diversi risvolti. Il primo e più ovvio è guadagnare dalla produzione di chip per terzi, conservando ad esempio clienti preziosi come Apple.

Il secondo è poter controllare meglio il prezzo (e soprattutto i ricavi) dei propri prodotti. Infine, creando prodotti migliori potrebbe riuscire a rallentare l'avanzata dei produttori cinesi di smartphone che, in questi mesi, ne stanno erodendo ricavi e quote di mercato.