WhatsApp è down e TIM perde soldi, ecco quanto è costato il disservizio

Pietro Labriola, amministratore delegato di TIM, afferma che siano necessarie nuove regole per la gestione delle App e dei servizi resi da aziende esterne a quelle di telecomunicazione

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a cura di Silvio Colombini

Il recente malfunzionamento di WhatsApp avrebbe causato a TIM danni per circa 40.000 euro.

Per i pochi fortunati che non sono stati colpiti dal problema, ricordiamo che, il 25 ottobre scorso, il servizio di messaggistica di proprietà di Meta è rimasto in down per circa tre ore, con conseguenti disagi per gli utenti, in particolare quelli che hanno sottoscritto l’abbonamento business.

A riportare l’impatto avuto dal disservizio è stato direttamente Pietro Labriola, amministratore delegato di TIM, che ha rimarcato l’importanza di stabilire delle regole precise per la regolamentazione di quel genere di servizi e, più in generale, del settore delle telecomunicazioni.

Pur scusandosi con i propri clienti e con tutti coloro a cui non è stato possibile dare assistenza, Labriola ha fatto presente che nelle poche ore di durata del down di WhatsApp i call center TIM hanno avuto un incremento del 310% delle chiamate ricevute: oltre 65000 clienti hanno chiamato TIM per avere informazioni o perché convinti che il loro gestore fosse la soluzione (o la causa) del disservizio.

Proprio su questo Labiola ha detto:

"A chi si sono rivolti tutti coloro che hanno reclamato il disservizio? A noi di TIM, che offriamo servizi di telecomunicazioni, ovviamente!".

Altrettanto ovviamente non era TIM l’azienda che poteva risolvere il problema a carico di WhatsApp né a poter fornire le informazioni necessarie. Questo Perché, stando alle regole attuali, le imprese che forniscono servizi e applicazioni, non sono obbligate a comunicare con gli operatori.

Operatori che però, come comunicato da Labriola, sono le realtà su cui ricadono i costi dei disservizi dato che devono sostenere tutte le spese necessarie a informare i propri clienti o almeno a dirottare parte dei propri servizi verso le eventuali emergenze dovute a problemi altrui senza poter in effetti essere d’aiuto.

Indicativo il fatto che, nelle ore di down di WhatsApp, l'indice di soddisfazione del servizio clienti TIM sia sceso in maniera significativa.

Insomma, per Labriola siamo di fronte ad un paradosso per il quale i servizi di un'azienda vanno a ricadere e a creare danni ad un’altra, completamente estranea ai fatti, e ritiene sia giunto il momento di imporre nuove e più dettagliate regole sull’argomento.