Xiaomi risponde alle accuse della Lituania

Xiaomi mette definitivamente il punto a una controversia internazionale che nelle ultime settimane ha messo in pericolo la sua reputazione.

Avatar di Francesca Fenaroli

a cura di Francesca Fenaroli

Xiaomi sembra voler mettere definitivamente il punto a una controversia internazionale che nelle ultime settimane ha messo in serio pericolo la reputazione del brand, in costante ascesa proprio nel mercato europeo. Questo è ciò che si evince dall'ultimo statement ufficiale proveniente dall'azienda cinese, nel quale vengono respinte in modo definitivo le accuse di censura provenienti dalla Lituania e si ribadisce la conformità dei dispositivi Xiaomi alle normative europee sulla privacy.

Se ve lo siete persi, ecco come si è giunti fino a questo punto: tutto parte da un report di sicurezza informatica rilasciato dal Ministro della difesa della Lituania, intitolato "Cybersecurity assessment of 5G-enabled mobile devices". All'interno dei dispositivi messi sotto accusa, oltre a smartphone di marca Huawei e OnePlus, si trova uno Xiaomi Mi 10T con a bordo una ROM internazionale: all'interno di questo software è stata rilevata la presenza di un file, denominato “MiAdBlacklistConfig”, un database contenente più di 2000 voci, tra le quali figurano anche termini relativi ai rapporti della Cina con altre nazioni come Taiwan e il Tibet.

La questione si complica nelle conclusioni a cui giungono gli esperti di cybersecurity lituani, in base ai quali il file incriminato servirebbe per censurare le parole contenute al proprio interno nelle comunicazioni private degli utenti. Questa funzionalità, si legge nel report, è tenuta dormiente dalla casa madre, che però la potrebbe attivare da remoto in ogni momento. La reazione del governo lituano a queste pesanti accuse di censura non si è fatta attendere, al punto che il Ministero della difesa ha intimato la popolazione a a non acquistare dispositivi Xiaomi e gettare via quelli già in possesso.

Una prima smentita al report lituano era già arrivata dal team di sviluppatori di XDA, che ha individuato e analizzato il file “MiAdBlacklistConfig” e la sua funzione all'interno degli smartphone Xiaomi, compresi quelli con ROM cinese. Il risultato a cui sono arrivati è tanto semplice quanto lampante: il file è relativo a un sistema di blacklisting di argomenti controversi o sconvenienti attivo solo ed esclusivamente con le notifiche push delle pubblicità sui dispositivi.

Nel primo punto dello statement ufficiale, Xiaomi conferma le verifiche effettuate da XDA:

"Il rapporto evidenzia l'uso da parte di Xiaomi di un software di gestione della pubblicità che ha la capacità limitata di gestire le pubblicità a pagamento e quelle push presenti sui dispositivi attraverso le app Xiaomi, come Mi Video e Mi Browser. Si tratta di un software che può essere utilizzato per proteggere gli utenti da contenuti offensivi, come la pornografia, la violenza, i discorsi che incitano all'odio e i riferimenti che potrebbero risultare oltraggiosi per gli utenti. È una pratica comune nel settore degli smartphone e del web in tutto il mondo".

Per sottolineare ulteriormente la propria posizione, nel secondo punto dello statement Xiaomi ribadisce la conformità agli standard ISO relativi alla sicurezza e alla gestione delle informazioni private, oltre a ribadire l'impegno a favore della privacy di tutti gli utenti.

Cercate uno smartphone economico ma performante per comunicare con amici e famiglia? Lo Xiaomi Redmi Note 9 è in offerta scontato del 20% su Amazon.