Achtung! Chtulhu Tactics Recensione

Achtung! Chtulhu Tactics propone un gameplay preso di sana pianta da X-COM ed affini, cercando di allontanarsi dallo stile giocoso e con contaminazioni arcade di Mario + Rabbids, immergendo il giocatore in una Seconda Guerra Mondiale dal sapore lovecraftiano.

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a cura di Lorenzo Quadrini

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Dopo il grande successo di Mario + Rabbids Kingdom Battle, il market di Switch sta iniziando ad offrire agli acquirenti alcuni titoli sulla falsariga del primo, complice anche l’indubbia predisposizione del genere per la console ammiraglia di Nintendo, che offre una buona giocabilità in tal senso sia dal lato portable, che con l’ausilio del dock. Achtung! Chtulhu Tactics segue questo trend, proponendo un gameplay preso di sana pianta da X-COM ed affini, cercando di allontanarsi dallo stile giocoso e con contaminazioni arcade di Mario + Rabbids, per tornare in parte alle origini degli strategici a turni.

Seconda Guerra Mondiale e Lovecraft

Il gioco è ambientato in una ucronistica Seconda Guerra Mondiale, durante la quale i nazisti, invece di focalizzarsi sulla costruzione di un ordigno nucleare, iniziano a sfruttare i poteri delle misteriose creature abissali della mitologia lovecraftiana. Si trattta della (parziale) trasposizione su schermo di Achtung! Chtulhu, gioco di ruolo pubblicato grazie ad una felice e meritata campagna Kickstarter. Il giocatore quindi, al comando di un gruppo scelto di soldati britannici ed esperti demonologi, si vede costretto ad affrontare sia la minaccia tedesca - potenziata dalla ributtante potenza di Chtulhu e altre divinità - che la minaccia delle creature degli abissi, in parte liberatesi dal giogo umano. Non si può negare che, pur se non originalissimo, Achtung! offra una prospettiva differente rispetto ai molti cloni di X-COM, almeno per quanto riguarda la storia e l’ambientazione.

Purtroppo però, nonostante l’universo lovecraftiano potrebbe fornire innumerevoli spunti narrativi, il gioco segue dei binari piuttosto scontati, non riuscendo mai ad andare oltre le situazioni più classiche (dal “cerca e distruggi i nemici”, fino allo sterminare qualsiasi cosa di cattivo ci si ritrovi davanti). Soprattutto, il prodotto non riesce mai ad instillare nel giocatore quell’ansia e quella paura feroce, tanto cara ai giocatori di X-COM, caratterizzato al contrario per il senso di disfatta e catastrofe sempre incombenti. I paragoni in tal senso sono quasi obbligatori poiché, pur se rinunciando all’approccio caratteristico di Mario + Rabbids, Achtung! non riesce mai a scollarsi di dosso il suo essere una copia di videogiochi già visti.

Il gameplay si fonda principalmente sull’esplorazione delle mappe, alcune piuttosto ispirate, altre dei veri e propri quadrati certo non memorabili in quanto a level design. All’esplorazione della mappa segue, chiaramente, la scoperta delle forze nemiche e il contestuale scontro a turni, basato sui soliti sistemi di punti azione, movimenti e percentuali di colpo. Unica vera novità rispetto ai classici del genere sono dei PA aggiuntivi (detti Momentum), che si accumulano durante l’azione di gioco e che permettono, in soldoni, di far ripetere azioni virtualmente non ripetibili ai propri personaggi.

Con un saggio utilizzo del Momentum quindi, è possibile attaccare più volte, muoversi al doppio delle proprie possibilità e via discorrendo. Questo aspetto rende le battaglie, che non brillano per varietà di nemici, né per l’IA degli stessi, tendenzialmente facili da superare. Inoltre la campagna principale, a parte garantire un percorso non completamente lineare grazie alla presenza di sub-quest, non si basa su un sistema organico di gestione delle risorse o del team, offrendo in maniera molto più semplice una serie di missioni da dover completare.

Un gioco che non decolla mai

All’aspetto di gameplay duro e puro si lega quello della personalizzazione dei nostri soldati, basata principalmente su equipaggiamento, stats e skills. Non si può dire che Achtung! Chtulhu Tactics non fornisca un buon numero sia di armi e modifiche, che di abilità (attive e passive), ma rimane il grosso problema della facilità degli scontri, i quali non incentivano mai il giocatore a provare tattiche particolarmente complesse, né a variare in termini di capacità speciali da utilizzare.

Dal punto di vista tecnico, inoltre, il gioco esprime forse il suo lato più carente. Considerando che il gioco non eccelle, anche se indubbiamente non è mal realizzato, una maggiore cura nella caratterizzazione visiva dei personaggi e delle mappe di gioco avrebbe aiutato tantissimo a far alzare l’asticella della qualità. Il problema è ancora più grave se si tiene conto dell’immensa quantità di informazioni e di rielaborazioni che ha subito l’universo lovecraftiano fino ai giorni d’oggi: si parla di una delle più utilizzate (forse anche abusate) saghe letterarie del genere, capace di catturare l’attenzione di un folto pubblico anche solo grazie al proprio nome. Ed è invece un peccato doversi confrontare con textures a malapena sufficienti e personaggi piuttosto identici tra loro. Anche la scelta dei colori, per nulla accattivanti ed anzi appiattiti in maniera quasi semplicistica, non aiuta ad ingraziare il prodotto agli occhi dei giocatori. Nel complesso, quindi, l'opera non riesce in nessun modo a proporre alcun tipo di peculiarità, che si parli di gameplay, storia o realizzazione visiva.