Anche per gli americani i videogiochi costano caro

Una sondaggio della Frank N. Magid Associates mette alla luce il malcontento dei videogiocatori oltreoceano.

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a cura di Tom's Hardware

Anche negli Stati Uniti, dove i prezzi sono ben più concorrenziali che in Europa, la maggior parte dei videogiocatori non sono favorevoli alle tariffe applicate agli attuali giochi. Le console di nuova generazione hanno fissato uno standard più elevato rispetto ai sistemi precedenti, all'ordine dei 10-15 dollari a titolo, una doppia cifra che in Europa possiamo tranquillamente trasformare in 10-15 euro, che è ben peggio. Questo articolo di GameDaily mette alla luce una ricerca effettuata dalla Frank N. Magid Associates, una delle più grandi aziende mondiali nel suo settore.

Consultando le tabelle, notiamo che alla domanda "Se più giochi next gen fossero venduti a 59.99 dollari (42 euro circa), come ti comporteresti?" il 43% ha affermato di attendere i cali di prezzo prima di ponderare l'acquisto di uno dei giochi, mentre il 30% punta maggiormente sul mercato dell'usato, molto in voga anche in Italia, soprattutto dopo l'avvento di GameStop e GameRush (Blockbusters). Il 23% degli intervistati, invece, ha affermato che acquisterebbe meno titoli da 59,99 dollari, mentre il 17% ritiene il noleggio una buona via da seguire. Un altro 17% non si interessa al prezzo se il gioco li vale (per il 30% sono persone da 25 ai 34 anni), mentre il restante 11% non ha scelto nessuna delle cinque opzioni precedenti.

59,99 dollari sono lo standard per il mercato americano, sia che si tratti di Xbox 360 o PlayStation 3 (i giochi per Wii toccano generalmente 49,99 al lancio). In Europa, ahimè, la tendenza è invece sempre più quella di partire da una base di 69,99 euro o 64,99 euro, che al cambio attuale si tradurrebbero in ben 98,74 e 91,69 dollari. Giusto un appunto per evidenziare la differenza di trattamento. Tornando al sondaggio, è evidente che le nuove tariffe applicate ai titoli next-gen (notoriamente più costosi da produrre) stanno sempre più spingendo il pubblico a rivolgersi a delle scappatoie (legali e non) rispetto all'acquisto immediato.