Just Cause 4, Rico è un tornado di novità nella nostra nuova anteprima!

Siamo stati a Londra per provare la nuova folle avventura di Rico Rodriguez, che questa volta troverà un avversario ben più temibile della Mano Nera: un tornado.

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a cura di Alessandra Borgonovo

Rico Rodriguez calca ancora una volta le scene e lo fa con una teatralità esplosiva e collaudata già in diverse occasioni… ma questa volta con una marcia in più. Sembra infatti che Avalanche Studios non voglia porsi freni con Just Cause 4, mettendo in gioco potenzialità creative che sfidano le leggi della fisica per restituirci un mondo alla mercé della nostra fantasia. Siamo stati invitati da Square Enix a Londra e da una tranquilla giornata autunnale ci siamo ritrovati catapultati nell’immaginaria isola sudamericana di Solís, sconquassata da una serie di calamità naturali che farebbe la gioia di tutti gli scienziati, i climatologi, i biologi e chi più ne ha ne metta.

Di fatto le condizioni climatiche estreme rappresentano il punto cardine attorno cui ruota il quarto, e probabilmente conclusivo, capitolo dell’ormai ex membro dell’Agenzia; assieme all’immancabile rampino che vanta nuove interessanti migliorie per rendere l’azione ancora più frenetica, coinvolgente e al cardiopalma che mai.

Un open-world sandbox senza limiti

Prima di immergerci nell’esuberante follia del gameplay di Just Cause 4, una rapida premessa: nonostante il gioco non abbia affatto perso la vena “tamarra”, anzi, le basi narrative sulle quali si appoggia sono un po’ più serie di quanto siamo stati abituati finora. Per indagare sulle cause misteriose dietro alla morte del padre, Rico si reca su Solís – nientemeno che la base della Mano Nera, il territorio dove in assoluto può dimostrare la propria forza e tirannia. Questo significa che il nostro latino preferito avrà bisogno di tutto il supporto utile per cancellare l’organizzazione criminale una volta per tutte.

Tornando a noi e alla nostra prova, svolta su PC e con joypad alla mano, Avalanche ha chiarito fin da subito il concetto: in Just Cause 4 non vige nessun compromesso, almeno sulla carta. L’open world sandbox realizzato mantiene necessaria la progressione attraverso le missioni per sbloccare i bizzarri potenziamenti del rampino di Rico, ma può essere approcciato in completa libertà e di questo siamo stati testimoni: non c’è limite che ci impedisca di raggiungere ogni angolo delle quattro macro-aree in cui è suddivisa Solís, utilizzando ogni mezzo a disposizione tra cui l’immancabile (e mai spiegato) passaggio da tuta aerea per sfruttare le correnti ascensionali, a paracadute per atterrare in tutta sicurezza senza rovinare il bel faccino di Rico – eventualità che a volte non siamo riusciti a scampare.

In un gioco che fa della fisica e dei cambiamenti climatici il suo leitmotiv non poteva certo mancare la varietà di biomi essenziale a rispecchiare la strada intrapresa dagli sviluppatori: ecco dunque che al mastodontico tornado che ha calamitato l’attenzione fin dall’annuncio E3 si affiancano la bufera di neve che sferza senza pietà quei picchi innevati all’apparenza tanto legati alla trama principale, la tempesta di sabbia che renderà complesso l’attraversamento del deserto a nord dell’isola, la giungla rigogliosa e soffocante nella sua umidità, perfetto polo magnetico per le tempeste tropicali, e infine le pianure, la zona più civilizzata e abitata di Solís.

Ciascun ecosistema è caratterizzato dalla propria flora e fauna, insediamenti, abitanti e quant’altro vi venga in mente, restituendo ai giocatori un paesaggio bellissimo a vedersi – soprattutto sorvolandolo – dettagliato ed evocativo, la cui resa grafica è stata buona sul computer in uso; riguardo alle prestazioni tecniche è meglio approfondire in fase di recensione, perché come ogni codice di anteprima anche quello provato non rappresenta il risultato finale e ci sono accorgimenti ancora da prendere.

Ad esempio una discreta rigidità di Rico nel nuoto e la resa stessa dell’acqua poco fluida, se ci passate il termine; senza contare bizzarri pop-up poligonali, qualche incastro del personaggio stesso nell’ambiente e una serie di sbavature minori. Nulla che una revisione non possa aggiustare, perché siamo tutti concordi che la serie Just Cause vada a braccetto con l’esagerazione ma certi aspetti rimangono imprescindibili in ogni produzione.

You spin me right round

Detto ciò, il quarto capitolo segna l’ingresso in scena di un protagonista indiscusso: il tornado. Non si può capirne la potenza e la maestosità finché non lo si affronta a viso aperto, solo in quel momento si realizza appieno il risultato della scommessa degli sviluppatori – che alla grafica hanno preferito la fisica, mettendoci di fronte qualcosa che scalza senza difficoltà qualunque altra calamità naturale vista in precedenza; fosse solo per il fatto che, appunto, tempeste di neve e sabbia non sono nuove.

Colosso lento ma inesorabile, il tornado non fa sconti a nessuno (non a voi, non alla Mano Nera) e non perdona il tentativo azzardato di fronteggiarlo a piedi o su un veicolo; al contrario, se si sceglie di affrontare la bestia a testa bassa, ovvero gettandoci al suo interno per sfruttarne le potenzialità e gli ovvi pericoli, scoprirete che anche questo gigante della natura può essere domato e piegato al vostro volere.

Non potete avere un controllo diretto, ovviamente, ma assecondandone la logica può passare da nemico spietato ad alleato indispensabile grazie a un utilissimo “effetto fionda” e alle già menzionate correnti ascensionali, che come i giocatori esperti sapranno sono la base della guerriglia aerea mossa da Rico. D’altronde lo recita un vecchio detto: il nemico del mio nemico è mio amico – e chi non vorrebbe un’inarrestabile, enorme forza centrifuga dalla propria parte?

Hop Hop Gadget!

Fino adesso abbiamo tenuto fede solamente a una parte del titolo. Dove sta dunque la creatività in tutto questo? Non temete, Avalanche non si è scordata della passione vostra e di Rico per i gadget.  Soprattutto, ha deciso di spettacolarizzare ancora di più l’uso del fidato rampino, rendendolo un oggetto al limite – ma forse anche oltre – del fantascientifico, una sorta di coltellino svizzero da braccio da migliorare a proprio piacimento attraverso un apposito editor e tre differenti loadout.

Uno per ciascuno dei potenziamenti a disposizione: air lifter, palloncini auto-gonfianti che i fan di Metal Gear Solid troveranno familiari; retractor, che potremmo definire un elastico utile a esercitare una forte trazione; infine booster, molto semplicemente razzi a propulsione dalla totale aderenza a qualsiasi superficie che entrano in gioco quando si tratta di muovere carichi eccessivamente pesanti. Ognuno di questi tre può essere accuratamente personalizzato attraverso cinque variabili fisiche: all’inizio sono un po’ macchinose ma una volta padroneggiato il menu si apriranno davanti a voi le strade delle sperimentazione, del divertimento e della follia… molto interessanti se non persistesse la sensazione che questo genere di approccio si adatti di più a quei giocatori che vogliono “fare casino”, magari in streaming, senza per questo essere obbligatorio alla risoluzione delle varie missioni.

Intendiamoci, la quantità di combinazioni, gli effetti, le configurazioni e l’utilizzo della fisica in generale sono tanto folli quanto divertenti ma il loro impatto nell’economia del gioco è come se passasse in secondo piano – o quantomeno rischiasse di farlo nel corso del tempo. Sbloccare ogni potenziamento richiede una missione specifica, tuttavia è probabile che alcuni giocatori dopo la prima fase di sperimentazione possano decidere di tornare a un normale approccio da sparatutto d’azione in terza persona. Soprattutto perché grazie alla quantità di provviste che il nostro pilota di fiducia arriva a procurarci, non si sente particolarmente il bisogno di mettere alla prova la creatività.

Conclusioni

Il non aver costruito le missioni ad hoc potrebbe minare l’applicazione dell’editing fisico al mondo di gioco, che da solo ovviamente non basta a sollevare i dubbi in merito all’effettiva resistenza di questa enorme fisica lungo tutto il percorso di gioco, né liberarci dalla sensazione che Just Cause 4 sia un “more of the same” su scala un po’ più larga. Certo ci sono altri aspetti come l’Armata del Caos, il gruppo di ribelli addestrati e comandati da Rico, a tenerci occupati con la conquista dei vari territori ma non è una meccanica esattamente fresca e anche questa a lungo andare bisogna vedere che impatto avrà sull’intera esperienza. Non resta che aspettare di avere il gioco finito fra le mani.

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