Ashen Recensione, il Souls-like per tutti

Abbiamo recensito Ashen: un Action-GDR con elementi Souls-Like uscito in eslcusiva per Xbox One e Epic Game Store PC.

Avatar di Andrea Riviera

a cura di Andrea Riviera

Managing Editor

Di cloni di Dark Souls ne abbiamo visti tantissimi nel corso degli ultimi anni, pronti a cavalcare l'onda del successo dei giochi From Software, ma alla fine è stato chiaro il risultato finale: solo il maestro può evolvere questo stile di gioco. Aurora44 è un piccolo team indipendente che timidamente ha voluto dire la sua con il proprio Ashen, un Action-RPG con fortissime elementi Souls-like, annunciato all'E3 2015 e poi scomparso dai radar, a sorpresa il titolo è stato rilasciato qualche giorno fa su Xbox One e Epic Game Store, distribuito da Annapurna Interactive.

Non nascondiamo che le aspettative prima di giocarlo erano molto alte, anche perché parliamo di uno di quei titoli che durante le nostre precedenti prove ci aveva rapito per atmosfera e stile. Lo abbiamo giocato e finito in circa una ventina di ore e siamo finalmente pronti a dirvi ciò che ne pensiamo di questo piccolo grande titolo.

Alla ricerca della luce

A differenza dei titoli From Software, qui la trama è esplicita e chiara: ritrovare l'Ashen e proteggerlo. Ma facciamo un passo indietro. Ashen è un uccello, un essere rappresentativo della luce e della speranza. La leggenda narra che un Ashen planò su un ramo dell'albero dei 9 mondi per riposarsi, il suo tocco fece spargere la luce ovunque. Alla sua morte, il volatile emise tre ultimi respiri, ognuno segnante un'epoca d'oro di tre popoli: Umani, Uditori e Antichi Oscuri. Ora però L'Ashen è pronto a risorgere, pronto a segnare una nuova era di luce, ma trovarlo e proteggerlo non sarà affatto facile.

Noi siamo un vagabondo, uno qualunque, offertosi di aiutare a trovare questo maestoso animale e a proteggerlo. L'editor del personaggio è molto semplice e intuitivo, possiamo selezionare il sesso, capigliatura, barba e colori a essi dedicati, così come è modificabile a piacimento il colore della pelle.

Il nostro primo passo è quello di attivare la prima Pietra Rituale, queste fungono da falò e da checkpoint per recuperare le forze e salvare il nostro status. Esattamente come nel titolo From Software è presente un HUB principale che in questo caso si chiama "Asilo del Vagabondo" che con il passare del tempo e delle missioni completate diventa sempre più grande, fino a divenire un piccolo paese pieno di personaggi con cui interagire. A detta di ciò, è davvero piacevole tornare di tanto in tanto per verificare quanto stia cambiando il tutto con la costruzione di nuove case ed edifici di vario genere.

Spostarsi non è un problema. Dopo qualche ora di gioco viene infatti sbloccato il viaggio rapido tra Pietre Rituali, permettendo così di tornare rapidamente in un posto specifico.

Gli sviluppatori hanno svolto un lavoro davvero invidiabile per quanto riguarda la trama e la lore di tutto il mondo di gioco, convincendoci a esplorare per scorgere ogni più piccola informazione e segreto a esso dedicato. Questo ci ha portato a concludere la quest principale in circa una ventina di ore, ma le ore di gioco possono arrivare fino a 30 se si dovessero affrontare quest e luoghi secondari.

Il guerriero vagabondo

Pad alla mano, Ashen è un Souls-like a tutti gli effetti: stesse dinamiche di gameplay con l'unica differenza che qua è presente unicamente il combattimento con l'arma bianca, a una mano e a due mani. Niente magie o archi quindi, anche se la presenza delle lance consente attacchi a distanza mirati. Le armature possono ancora donare malus su resistenza e velocità in favore di una difesa maggiore, spetta a noi decidere come giocare, anche perché le armature non sono potenziabili al contrario delle armi e non possono essere acquistate; esplorare è quindi molto importante per trovare l'equipaggiamento migliore per proseguire.

Ogni nemico abbattuto dona "scorie" vera e propria moneta virtuale del gioco, in breve: le anime di Dark Souls. Anche in questo caso una volta morti occorre recuperare le scorie perse, pena: perdere tutto ciò che si è accumulato precedentemente. A essere sinceri morire in Ashen è meno complicato che in altri titoli simili, il gioco si dimostra poco punitivo e cerca di venire incontro grazie a percorsi comunque guidati e nemici non così aggressivi. Persino gli stessi boss non ci sono sembrati particolarmente ostici, l'unica difficoltà e problematica risiede visibilmente nei dungeon che nel gioco di Aurora44 si mostrano labirintici e immersi nell'oscurità, pieni di pozzi o buchi difficili da vedere anche con la nostra lanterna che causano inevitabilmente morti continue e frustrazione. Un'altra nota dolente è rivolta al sistema di combattimento che seppur classico nella forma risulta un po' legnoso, lontano dall'immediatezza dei videogiochi From Software.

La sua semplicità d'approccio è motivata anche e soprattutto dallo sviluppo del personaggio: esente di statistiche e di conseguenza dalla possibilità di sviluppare una determinata classe facendo attenzione a quali parametri migliorare.

A prendere il posto delle canoniche abilità sono infatti i talismani e i cimeli. I primi fungono da abilità e donano effetti positivi, possono essere acquistati con le scorie da un mercante specifico ed è possibile inserirne quattro nell'equipaggiamento. I cimeli, invece, sono amuleti primari che offrono un'abilità passiva unica, trovarli non è affatto semplice visto che sono ben nascosti per tutto il mondo di gioco, l'esplorazione quindi è importantissima al fine di ottenerli dai mercanti e successivamente acquistarli. È necessario sapere che solo un cimelio può essere utilizzato per volta, questo per garantire un certo equilibrio nel gioco.

Se vi state chiedendo se è presente qualcosa di simile alla "fiaschetta Estus", ebbene si. In questo caso viene chiamato "fiasco cremisi" e ha la stessa funzione: curare. Può anche essa essere potenziata tramite il pagamento di scorie da un mercante, sia per quanto concerne la quantità di sorsi che si possono fare sia per potenziare la cura. Per essere riempita è necessario tornare a una pietra rituale oppure trovare delle vasche per la rigenerazione, riconoscibile dal colore rosso sangue.

È presente una piccola componente multiplayer co-op che consente di affrontare in due l'avventura. La collaborazione con un companion è essenziale, per questo motivo il gioco è stato strutturato per essere affrontato quasi sempre in due. La co-op non è standard, nessun avviso specifica che un giocatore è entrato in partita e si è disconnesso, oltre al fatto che neanche lui lo sa realmente visto che ognuno gioca nella propria partita e si prendono rispettivamente le sembianze del compagno NPC. Un modello di gioco confusionario e poco intuitivo che poteva essere gestito decisamente meglio.

La domanda sorge spontanea, vitalità e resistenza come migliorano? Semplicemente completando le missioni. Ogni quest secondaria o primaria compiuta dona vita o resistenza aggiuntiva, in più se si è fortunati da trovare delle piume di Ashen, è possibile ottenere resistenza e vitalità aggiuntiva. Insomma, non si aumenta di livello in maniera comune, ma certamente non si può dire che non sia un buon metodo per spingere il giocatore a completare tutte le missioni e aumentare di conseguenza la longevità del gioco. Tuttavia bisogna ammettere che la mancante possibilità di costruirsi una classe diversificata, variando un po' lo stile, distoglie l'interesse nel ricominciare il titolo nuovamente, togliendo quel gusto che da sempre ha favorito questo genere di esperienze.

Senza volto

Sin dall'annuncio Ashen ha colpito per il suo originale aspetto estetico: cinereo e minimalista. La direzione artistica è quindi uno dei più grandi pregi di questo gioco che riesce a impattare positivamente sull'intera produzione, rendendola riconoscibile e con una propria identità. I personaggi, tutti rigorosamente senza volto, riescono comunque ad avere un proprio carisma e una propria storia di fondo, confermando il grande lavoro dello studio neozelandese. Anche le enormi aree di gioco impressionano, non solo per quanto concerne lo stile ma anche per un impatto visivo piuttosto notevole e dal game design certosino.

Il gioco offre anche una modalità chiamata "Progenie di Sissna". Quest'ultima vi fa partire con metà di Vita ed Energia e risulta nel complesso più difficile della partita standard.

A differenza dei comuni Souls-Like, infatti, il gioco si dirama anche in verticale, spingendoci più volte a saltare e ad arrampicarci ovunque, anche con l'aiuto di un compagno. Tutto ciò impreziosisce l'esplorazione, spingendoci a seguire percorsi nascosti alla ricerca di oggetti o aree segrete.

Se lo stile grafico è unico, tutto l'accompagnamento musicale non è assolutamente da meno, cogliendo la giusta atmosfera a seconda delle situazioni che sia uno oscuro dungeon che una soleggiata radura. Un risultato assolutamente da elogiare, soprattutto se si considera che si tratta comunque di un team indipendente con pochi mezzi a disposizione.