Assassin's Creed, i peggiori 5 capitoli della serie

Dopo la lista dei promossi, è arrivato il momento di stilare la classifica dei peggiori 5 capitoli della saga di Assassin's Creed.

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a cura di Andrea Maiellano

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La saga di Assassin’s Creed è sempre un tema caldo di cui dibattere e terreno di scontro tra gli appassionati. Come in una moderna lotta tra templari e assassini, gli schieramenti si dividono tra gli strenui difensori di un mondo pre-Origins e un’altra frangia che invece ha di buon grado accettato i cambiamenti apportati al franchise. La serie nata nel 2007 ha più di 10 anni alle spalle, anni che è impensabile non leggere anche alla luce delle evoluzioni e delle tendenze che hanno attraversato tutto il mercato dei videogiochi. Una serie che resta immutata e uguale a sé stessa del resto non è meno bersaglio di critiche di una che prova a rivoluzionare le sue caratteristiche fondanti. Con l’avvento di Assassin’s Creed Valhalla, e  a seguito della recente lista dei cinque migliori esponenti della serie, è arrivato, quindi, il momento delle bocciature. Prima di lasciarvi con la classifica di quelli che, secondo noi di Game Division, sono i 5 capitoli peggiori della serie di Assassin's Creed, vogliamo precisare che, trattandosi comunque di titoli con una media di voti più che sufficiente, quelli che vi proponiamo sono quelle produzioni che, per una ragione o per l'altra, non sono riuscite a risultare memorabili, divertenti o in grado, molto più semplicemente, di rinverdire una formula che, nel corso degli anni, ha necessitato più di una volta di scrollarsi da dosso l'ineluttabile incedere del tempo.

Assassin’s Creed: Bloodlines

Difficile trovare un campione meno meritevole di Assassin’s Creed: Bloodlines, per stare sul podio dei peggiori titoli della celebre saga degli assassini. Classe 2009, questo capitolo realizzato in esclusiva per PSP, si poneva l’arduo obiettivo di riportare l’esperienza offerta dalla serie di Assassin’s Creed, sul piccolo schermo della console portatile di SONY.  Il risultato finale, purtroppo, non riuscì minimamente a perpetrare l’arduo obiettivo preposto, offrendo una produzione svogliata, breve e permeata da un arco narrativo poco intrigante, povero di colpi di scena e che che non riesce mai a far spiccare il personaggio di Altair come meriterebbe. Un titolo che, seppur sufficiente, ebbe l’unico vero merito di riuscire a portare un concentrato di tecnologia, come fu l’Assassin's Creed originale, su di una console quale PSP. Il motore grafico del gioco riusciva, difatti, a mantenere un frame rate fluido e costante, senza cali o incertezze, il che fu davvero un risultato grandioso per il 2009. Purtroppo però, comparto tecnico a parte, Assassin’s Creed; Bloodlines rimane tutt’oggi una produzione mediosa e che, a differenza di altri brillanti spin-off usciti per la console portatile di SONY, non riuscì a lasciare il segno, risultando una semplice manovra commerciale atta a spingere sulla celebrità raggiunta dal franchise. Decisamente un meritato primo posto fra i peggiori capitoli della saga.

Assassin’s Creed: Rogue

Assassin’s Creed: Rogue è, forse, uno dei capitoli dalla narrazione più interessante e coraggiosa… quindi come mai gli abbiamo affidato la medaglia d’argento sul podio dei peggiori della classe? Per il semplice motivo che nel 2014 un titolo principale della serie c’era già… ed il suo nome era Unity. Assassin’s Creed: Rogue, difatti, fu reso disponibile, almeno fino al 2019, solamente sulle piattaforme di generazione precedente, una decisione le cui cause rimangono, ancora oggi, del tutto incomprensibili. Quello che però rende l’intero progetto ancor più confuso è proprio il dualismo fra coraggio e pigrizia di cui è permeata l’intera produzione. Da una parte troviamo un arco narrativo che, oltre a concludere la storia della famiglia Kenway, metteva il giocatore per la prima volta nei panni di un templare, offrendo una chiave di lettura completamente diversa dell’intera saga. Dall’altra faccia della medaglia, invece, troviamo un pigro riutilizzo di tutte le meccaniche già viste nei sei capitoli precedenti, innestate in un mondo di gioco non particolarmente ispirato, a eccezione di alcuni scorci che sono comunque annoverati fra i più ispirati della serie. Il tutto si trasformava in un capitolo che riusciva a divertire, offriva delle parti di narrazione particolarmente interessanti, escludendo completamente quelle ambientate nel presente, ma mostrava il fianco a una incomprensibile paura di fondo nel voler rischiare nell’insignire, la storia del templare Cormac, con l’onorificenza del rappresentare il quinto capitolo, ufficiale, del franchise. Assassin’s Creed: Rogue è, per lo meno secondo noi, l’emblema delle occasioni sprecate, motivo per il quale lo abbiamo messo al secondo posto di questa classifica.

Assassin’s Creed: Syndicate

Londra in epoca vittoriana, due assassini con i quali interpretare la storia, una mappa di dimensioni più ridotte rispetto al passato, una longevità minore per dare spazzio a una narrazione meno dispersiva e una comparsata del celebre Jack Lo Squartatore… cosa poteva andare storto in Assassin’s Creed: Syndicate? Potenzialmente nulla ma il risultato finale ci mostra uno degli episodi maggiormente “stanchi” dell’intero franchise. Un capitolo divenuto celebre per l’infausto motivo di essere stato quello in grado di rompere il ciclo di uscite annuali della serie, per permettere a Ubisoft di ripensare completamente la loro saga di maggior successo dando vita all’ottimo Origins qualche anno più tardi. Assassin’s Creed: Syndicate, però, non era un brutto gioco e sarebbe profondamente sbagliato e ingiusto catalogarlo come tale. Si trattò semplicemente di una produzione che mostrava chiaramente la paura di Ubisoft nel fallire dopo le pesanti critiche ricevute in seguito al lancio disastroso del precedente Unity. Un capitolo che per quanto offrisse una meravigliosa Londra da esplorare, unita ad alcune meccaniche di gioco inedite, e divertenti, si trascinava dietro una serie di “anzianità tecniche”, e di meccaniche di gioco “trite e ritrite”, che oramai non reggevano più il confronto con le produzioni dello stesso periodo. Se a questo si aggiungeva, purtroppo, una storia piatta, priva di colpi di scena interessanti e una storyline ambientata nel presente, oramai alla deriva e con pochissimi collegamenti realmente impattanti nei confronti della “lore” creata dai primi capitoli della saga, risulta chiaro come mai Assassin’s Creed: Syndicate fu il canto del cigno di una visione del brand che, oramai, aveva espresso tutto il suo potenziale.

Assassin’s Creed III

Onta e Disonore! Il peggior capitolo della saga solo al quarto posto! Incompetenti!” Eh già. Perché volenti, o dolenti, Assassin’s Creed III non è assolutamente il peggior capitolo della serie come in molti, ingiustamente, lo vogliono raffigurare. Oltre ad averci regalato un prologo fra i più sorprendenti dell’intera saga, e un epilogo ricco di emozioni, il titolo dedicato alle gesta di Ratonhnhaké: ton (che vi sfidiamo seduta stante a pronunciare tre volte, davanti allo specchio, dopo la mezzanotte) si portava in dote una serie di novità nelle meccaniche di gioco che, migliorate e affinate nel tempo, sono tutt’ora parte integrante dell’iconico gameplay della saga. Se a tutto questo aggiungiamo che Assassin’s Creed III segnava l’epilogo della storia di Desmond con un climax finale che ancora oggi fa “rumoreggiare” i fan della serie… verrebbe da chiedersi il perché questo capitolo sia annoverato fra i peggiori del franchise. Il motivo meno oggettivo è, in realtà, molto semplice: dopo un personaggio carismatico come Ezio Auditore, era davvero difficile riuscire a realizzare un personaggio altresì interessante e in grado di entrare nei cuori dei giocatori e, purtroppo, Connor (Ratonhnhaké: ton per gli amici) non fu all’altezza dell’iconico assassino italiano, risultando un personaggio maggiormente piatto, cupo e con cui i giocatori empatizzarono a fatica. Le motivazioni più oggettive, invece, erano tutte da ritrovarsi in un periodo storico che, per quanto interessante, non riusciva a offrire un level design ispirato come i precedenti capitoli, in un insieme di meccaniche di gioco inedite che, però, risultavano ancora spigolose nella forma in cui vennero introdotte e una progressione della narrazione eccessivamente lenta e ridondante nelle attività da svolgere. Assassin’s Creed III non è di certo uno dei capitoli migliori ma, specialmente considerando alcuni dei capitoli presenti in questa atipica classifica, non è, indubbiamente, il peggiore della serie.

Assassin’s Creed: Brotherhood

Prima che innalziate i forconi, e le immancabili torce infuocate, marciando verso la nostra redazione, lasciateci spiegare perché un titolo con l’intoccabile Ezio Auditore è finito, suo malgrado, in questa lista. Assassin’s Creed: Brotherhood, pur introducendo il comparto multiplayer, le confraternite e l’utilizzo del paracadute, ci ha sempre dato le stesse sensazioni delle lasagne della nonna, o degli episodi filler di Dragon Ball che guardavamo a pranzo, appena usciti da scuola, mangiando, per l’appunto, suddette lasagne. Un titolo che, seppur solido nella produzione generale, non andava ad aggiungere nulla che andasse a giustificare, realmente, la realizzazione di un seguito  dell’intramontabile Assassin’s Creed II. La narrazione scorreva liscia, con dei pretesti più o meno solidi per giustificare la necessità di riarmare Ezio dopo la sua avventura Toscana, ma senza mai spiccare, in maniera sorprendente, come il capitolo precedente, o l’ottimo Revelations uscito l’anno seguente. In termini di gameplay, a parte le aggiunte accennate poc’anzi, ci si trovava di fronte a un semplice “more of the same” che, seppur soddisfacente, una volta amalgamato al comparto narrativo restituiva la chiara immagine di una produzione ”necessaria” per continuare a cavalcare l’onda del successo del secondo capitolo, quando, in realtà, poteva essere tutto agglomerato all’interno di Revelations, andando a offrire una produzione che avrebbe potuto tranquillamente eguagliare il successo del capitolo originale della trilogia dedicata a Ezio Auditore. Assassin’s Creed Brotherhood, a dieci anni dalla sua uscita e in seguito all’averlo rigiocato recentemente grazie alla Ezio Collection, non solo ci è sembrato il capitolo più debole del celebre terzetto ma anche un gioco profondamente ruffiano, che preserva senza osare e che si pone in maniera conservativa nei confronti del giocatore per non rischiare di deluderlo. Sicuramente non il peggiore ma nemmeno un titolo da annoverare fra i migliori.

Assassin’s Creed: le menzioni disonorevoli

Giunti al termine di questa classifica, ci siamo resi conto che mancava ancora qualcosa. Se alcuni titoli della saga di Assassin’s Creed, quali Odyssey, Chronicles e Liberation, si posizionano, per il loro bilanciamento fra pro e contro, in una sorta di limbo fra le due classifiche che vi abbiamo proposto, ci sono alcune produzioni che per la loro natura “al limite del videoludicamente accettabile” non meritavano nemmeno un posto in questa classifica, venendo relegate a semplici manovre commerciali del passato, di cui vorremmo dimenticarci un giorno. Parliamo di Assassin’s Creed: Altair’s Chronicles e Discovery, una doppietta di titoli, usciti originariamente per Nintendo DS e smartphone, per cavalcare il successo ottenuto dal brand grazie alle sue due prime iterazioni. Titoli bidimensionali, totalmente privi di qualsivoglia merito, che nemmeno tentarono di risultare convincenti, come perlomeno ci provò Bloodlines, risultando totalmente insufficienti sia nel comparto tecnico, che in quello narrativo. Produzioni pensate per offrire un “surrogato brandizzato Assassin’s Creed” per piattaforme portatili, un percorso che, a cavallo del 2010, molte software house intrapresero con scarsissimi risultati. In questo caso non parliamo di capitoli con dei difetti considerabili “soggettivi”, o di storie che possano piacere a noi e non a voi, ma di giochi di cui non c’era realmente il bisogno e che, per fortuna, sono stati dimenticati molto rapidamente dai fan di questa intramontabile saga.

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