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Beyond a Steel Sky, il ritorno dei punta e clicca “come una volta” | Recensione

Dopo oltre 25 anni di attesa, Revolution realizza un sequel di Beneath a Steel Sky, ancora oggi uno dei migliori punta e clicca di sempre!

Avatar di Raffaele Giasi

a cura di Raffaele Giasi

Senior Editor

Ad oltre 25 anni di distanza da quella che, unanimamente, è considerata una delle migliori avventure grafiche di tutti i tempi, Revolution Software ci riporta per le strade di Union City alla scoperta di Beyond a Steel Sky, sequel di quel Beneath a Steel Sky che, complice la sublime coesione artistica tra Charles Cecil e Dave Gibbons (sì, quello di Watchmen), si impose come una delle più emozionanti avventure dell'epoca Bitmap. Ma dopo tutto questo tempo avrà ancora senso tornare sui passi di un'epoca ormai perdutasi nel tempo? Ma, soprattutto, Beyond a Steel Sky sarà un sequel degno del suo illustre capostipite?

Di nuovo a Union City

Ambientato a 10 anni di distanza dall'originale, Beyond a Steel Sky ci ripropone il simpatico e ingegnoso protagonista dell'avventura originale, Robert che, dopo aver contribuito al salvataggio della futuristica città di Union City, nonché alla creazione di quello che sarebbe stato il suo nuovo leader, ovvero il robot (poi androide) Joey, vive ora una vita tranquilla nella “Radura”, zona rurale al di la dei confini della megalopoli, in cui la vita “tecno-bucolica” scorre senza particolari problemi.

Tant'è che per il povero Robert i problemi si presenteranno in un giorno qualunque, nel mezzo di una battuta di pesca con un amico e, nel corso della quale, sarà rapito il figlio di quest'ultimo, Milo. Attaccati da un misterioso ed inquietante robot quadrupede, il ragazzo verrà portato via sotto gli occhi dei due, costringendo Robert a mettersi sulle tracce del robot, ed a tornare tra le strade di Union City, gargantuesca tecnopoli in cui pare regnare una sorta di utopia del sorriso.

Spiegare oltre della trama in un titolo simile, che fa della narrazione il cardine principale attorno cui ruota il gameplay, avrebbe molto poco senso. Vi basti sapere che Beyond a Steel Sky si muoverà sulla strada battuta di anni ed anni di avventure grafiche, mantenendo quello stile a metà tra il serioso e lo scanzonato che, restando in casa Revolution, aveva già fatto la fortuna della serie Broken Sword. Allo stesso modo, come da tradizione per il team di sviluppo, questo sequel gode anche di una forte autonomia rispetto al suo predecessore, il che lo rende giocabile e godibile anche a chi, magari per motivi meramente anagrafici, è a digiuno del gioco originale.

Pur vero, infatti, che per godere a meglio del gioco sarebbe doveroso aver giocato al precedente capitolo, Beyond a Steel Sky resta comunque molto indipendente in termini di trama, offrendo al giocatore occasionale anche qualche informazione (per altro ben proposta) su quelli che sono i personaggi, ed anche alcuni degli eventi, che avevano caratterizzato la trama del primo episodio.

Oltre a questo, Beyond A Steel Sky vi proporrà un'avventura di circa una decina di ore, in cui la logica, ma soprattutto la costante interazione con i PNG, vi offrirà tutti gli indizi necessari al prosieguo dell'avventura. Un'avventura che, per altro, è ben strutturata, ed offre una narrazione che, seppur un po' incerta in alcuni frangenti, non risulterà mai tediosa, ed anzi sarà persino in grado di offrire ai fan qualche piacevole deja vu.

Cyberpunk, ma sotto al sole

Dal punto di vista tecnico, Beyond a Steel Sky si propone con tutti quelli che sono i limiti di una piccola produzione, per quella che è un'opera che, evidentemente, è stata pensata per poter girare degnamente su qualsiasi dispositivo. Ciò non deve sorprendere, anche e soprattutto considerato che, sempre Revolution, aveva pubblicato nel 2009 un remake dell'avventura originale per dispositivi iOS, ed è logico che questo sequel, per certi versi attesissimo, avrebbe dovuto offrire anche ai giocatori mobile la possibilità di poter proseguire l'avventura di Robert.

Va detto che, al netto di questo, accettando i limiti del caso, Beyond a Steel Sky si comporta comunque bene, offrendo un colpo d'occhio generalmente piacevole, e ben mascherato dalla grafica in cel shading che anima l'intera produzione. Addio, dunque, ai pixel d'epoca, e benvenuti modelli in tre dimensioni, con tanto di mappe “solide” anche parzialmente esplorabili, sul medesimo modello che Revolution ci aveva già offerto (e con successo) nella suo ultimo Broken Sword (il 5, per altro davvero degno del retaggio dei primi due capitoli).

Per quanto con le 3 dimensioni e la nuova grafica cel shading il mondo di gioco abbia perso quella patina “dark” che ammantava, seppur parzialmente, il gioco originale, rendendolo più vicino all'estetica cyberpunk da cui prendeva spunto, Beyond a Steel Sky risulta comunque molto gradevole, ed offre persino qualche colpo d'occhio futuristico apprezzabile, complice, come detto in apertura, la direzione artistica della mano che lo aveva (co)plasmato nel 1994, quel Dave Gibbons scolpito negli annali del fumetto grazie allo splendido Watchmen di Alan Moore.

Allo stile più cupo del '94, Beyond a Steel Sky si contrappone con un'utopia sotto la luce del sole, in cui Union City, magnifica e raggiante, sembra però proiettare molte, moltissime ombre. In tal senso, salterà anche all'occhio del giocatore più pigro, la forte critica sociale proposta dal gioco nei confronti di una società che fa della tecnocrazia e dell'apparenza la sua forza, ma anche la sua più grande debolezza. Un alterco di contraddizioni che, seppur limitato dal budget, riesce comunque a dire la sua e questo, va detto, è lodevole per un titolo dalle ambizioni tecniche così limitate.

I punta e clicca, come una volta

Dal punto di vista del mero gameplay, Beyond a Steel Sky non propone particolari innovazioni rispetto a quello che è il canone che la stessa Revolution ha contribuito ricreare nel corso degli anni '90 e, del resto, non è un mistero che proprio Revolution, insieme a Microids, sia forse ormai l'ultimo baluardo delle avventure punta e clicca, almeno come vengono concepite da sempre.

Tant'è che, smarcandosi da qualsiasi tentativo di evoluzione del genere, come ad esempio quelle proposte da Frogwares per la serie Sherlock Holmes (almeno nella sua ultima incarnazione), Beyond a Steel Sky si propone come un punta e clicca tridimensionale molto classico, e privo di particolari divagazioni. Alla base dell'esperienza, dunque, c'è sempre la forte necessità di parlare ed interrogare tutti i personaggi che avremo a tiro, raccogliendo di tanto in tanto qualche oggetto improbabile da utilizzare con creatività, seppur non si raggiungeranno mai le vette incredibili del leggendario “pollo di gomma con in mezzo una carrucola”.

Ben progettati, spesso sfidanti, ed anche interessanti in certe soluzioni grazie alle numerose interazioni ambientali, gli enigmi di Beyond a Steel Sky sono sempre intelligenti ed accattivanti, e sono il cuore pulsante di un gameplay che, lo abbiamo già ribadito, ha un sapore molto classico. In linea di massima parliamo di un titolo davvero molto stimolante dal punto di vista mentale, che riesce persino a proporsi con alcuni sprazzi esplorativi, forse non memorabili, ma comunque funzionali al mantenimento dell'attenzione del giocatore che, in questo senso, potrà godere di un minimo di backtracking, a volte funzionale, altre volte dettato dalla ricerca della giusta soluzione agli occasionali scogli da superare per andare avanti.

Al netto di questo, parliamo comunque di un'avventura molto lineare, che non offre nessuna concreta possibilità di divagazione e che, anzi, è quasi cementificata nei suoi capitoli, tutti praticamente basati su specifiche zone della città, oltre le quali è davvero difficile vedere. A margine, c'è poi l'unica vera novità offerta dal gameplay rispetto al primo episodio, ovvero la possibilità, tramite un apposito strumento da reperire per motivi di trama, di “hackerare” certi dispositivi, un po' sullo stile di Watch Dogs, ma mai in modo parimenti dirompente.

L'hacking con i numerosi dispositivi elettronici di Union City è infatti lo strumento primario attraverso cui noi, e di conseguenza Robert, potremo interagire con l'ambiente. Talvolta generando effetti del tutto inutili (come derubare distributori automatici di bibite), altre volte con effetti utili alla risoluzione degli enigmi offerti dalla trama. Il tutto attraverso una sorta di un elementare sistema di programmazione, in cui la sostituzione di alcuni nodi permetterà di cambiare certe automazioni, senza mai offrire una reale “creatività” al giocatore, ma risultando comunque funzionale ai fini dell'esperienza.

La sostanza è quella di un sistema comunque classico, ai margini delle esperienze offerte da Revolution sin dagli anni '90, ed in cui le divagazioni tecnologiche sono, anzitutto, dettate dal setting narrativo, e solo dopo dalla concreta volontà di rivoluzionare il gameplay che, anzi, resta comunque molto classico, per quanto ravvivato dalle possibilità offerte dalle tre dimensioni. Pur con l'hacking, infatti, Beyond a Steel Sky resta un punta e clicca quasi ordinario nella sua proposta, il che non è un male per gli appassionati del genere, ma sarà certamente limitante per quanti, a digiuno del genere, potrebbero trovare certi passaggi macchinosi, se non proprio privi di logica.

Voto Recensione di Beyond a Steel Sky - PC


7

Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • Artisticamente ispirato

  • Degno erede dell'originale

  • Enigmi intriganti e ben strutturati

  • Accessibile, e mai troppo cervellotico

  • Piacevolmente datato

Contro

  • Tecnicamente non soddisfacente

  • Narrativamente non sempre all'altezza

  • Per qualcuno risulterà anacronistico

  • L'hacking poteva lasciare spazio ad un po' di “creatività”

Commento

Al netto di qualche compromesso tecnico, forse inaccettabile per molti, ma giustificato dal budget di una produzione evidentemente limitata, Beyond a Steel Sky è un titolo apprezzabile, ed un degno erede di quel classico senza tempo che è stato Beneath a Steel Sky. Alcune incertezze narrative ed un sistema ludico rimasto solidamente ancorato alle origini potrebbero forse far storcere il naso a qualcuno, ma nel concreto questo titolo Revolution si comporta più che bene, offrendo ai fan quello che è un sequel non solo attesissimo, ma anche doveroso, specie dopo la piacevole rimasterizzazione HD del gioco originale nel 2009. Artisticamente ispiratissimo, e pregno di quell'umorismo “a la Broken Sword” che è oggi tanto ingenuo quanto romantico, Beyond a Steel Sky è un titolo che andrebbe giocato per forza da chi, sulle spalle, ha almeno una trentina d'anni di videogame, e che meriterebbe una possibilità da quanti, affascinati dalla leggenda di titoli come Monkey Island, vogliono riscoprire un modo di fare videogame che oggi è quasi del tutto estinto.

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Beyond a Steel Sky - PC