Blizzard denuncia gli hacker di StarCraft II

Blizzard porta alla sbarra gli sviluppatori di hack per StarCraft II. Tra gli imputati ci sono Permaphrost, Cranix e Linuxawesome, ma potrebbero presto finire nell'occhio del ciclone anche altri hacker. Secondo Blizzard gli hack impattano negativamente sulle vendite del gioco e sulla fedeltà del pubblico.

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a cura di Manolo De Agostini

Blizzard ha denunciato gli hacker di StarCraft II. La software house, dopo aver sospeso 5 mila giocatori beccati a usare cheat e altri stratagemmi per battere i propri avversari (StarCraft II senza pietà contro gli imbroglioni - StarCraft II e Halo, barare online non è più tollerato), è passata alle vie legali contro chi realizza i programmi per barare. Blizzard si è rivolta alla corte di Los Angeles, denunciando tre programmatori - Permaphrost, Cranix (Canada) e Linuxawesome (Perù). L'accusa è quella di aver creato e venduto hack per StarCraft II in violazione dell'accordo di licenza con il consumatore finale, dei termini d'uso di Battle.net e le leggi sul copyright.

La software house richiede un risarcimento e l'esproprio di eventuali utili ottenuti con la distribuzione e la vendita degli hack. "Il danno fatto a Blizzard dalla condotta degli accusati è immediato, marcato e irreparabile". Lo sviluppatore chiede inoltre che gli hack siano ritirati dalla Rete. "Distribuendo gli hack al pubblico gli accusati hanno causato danni evidenti al valore di StarCraft II. Tra le altre cose hanno danneggiato irrimediabilmente la capacità dei clienti Blizzard legittimi di partecipare a un'esperienza online competitiva. Questo, di contro, porta a una crescente disaffezione al gioco, perdita d'interesse e pubblicità negativa che impattano negativamente sulle vendite del gioco, degli add-on e delle espansioni".

Nella denuncia Blizzard ha fatto il nome anche di altri hacker - "Wiggley", "Zynastor" e "Dark Mage" - ma nell'esposto non ne ha incluso l'identità reale. È bene sottolineare che l'accordo di licenza con l'utente finale di StarCraft II dice distintamente che eventuali dispute saranno decise dalla corte di Los Angeles. Rimane il fatto che i tre hacker non sono statunitensi e quindi bisognerà attendere per capire quale potere potrà avere su di loro la corte di LA.