Bug, microtransazioni e pochi contenuti
Infestation: Survivor Stories è parte di un genere ormai molto comune, quello dei survival horror multigiocatore. Teoricamente il giocatore dispone di un mondo di gioco da esplorare liberamente, con lo scopo di sopravvivere all'apocalisse e migliorare il proprio equipaggiamento. Inoltre bisogna soddisfare le esigenze primarie come la fame e la sete, mentre si combatte contro gli zombie e si interagisce con gli altri giocatori.
Hammerpoint Interactive decide di coronare il proprio sogno con una campagna di crowdfunding. Il finanziamento riesce, anche grazie alle immagini mostrate e i video ad hoc che facevano presagire un ottimo prodotto, o perlomeno buono.
The War Z, questo il nome iniziale del videogioco, diventa realtà grazie alla fiducia dei giocatori. Perfino la critica definisce la prima alpha giocabile "nella media, ma graficamente terribile e piena di bug".
Nonostante ciò i fan spendono 14,99, 24,99 o addirittura 49,99 dollari per partecipare al progetto. Questi sono i prezzi dei pacchetti prenotabili: il primo include semplicemente il gioco, mentre gli altri due contengono rispettivamente 15 e 30 dollari di valuta da spendere in-game. Infestation aka The War Z diventa disponibile su Steam a fine 2012, esattamente nel mese di dicembre.
Tuttavia, pochi giorni dopo la pubblicazione Valve ne blocca la vendita a causa delle lamentele degli utenti. Molti sono inferociti per la descrizione ingannevole del gioco, per i messaggi censurati sul forum ufficiale e, soprattutto, per un aggiornamento che allunga il tempo di respawn da 60 minuti a 4 ore, con un bel pulsante per annullare il timer previo pagamento di una microtransazione.
Per questi e molti altri motivi gli acquirenti insoddisfatti hanno avuto la possibilità di chiedere il rimborso. La situazione rimane in stallo fino a inizio marzo 2013, quando il gioco torna finalmente in vendita grazie ad un corposo aggiornamento, che lo rende quantomeno giocabile.
Nel frattempo altre figure del settore sparano a zero su The War Z. Quella Z finale infatti ricorda fin troppo un altro titolo molto simile: DayZ. Dean Hall si lamenta della scelta del nome in quanto crea confusione nei giocatori e rischia di danneggiare il proprio gioco per colpa di tutta la pubblicità negativa.