Avrete capito che la giocabilità di Call of Duty è eccezionale. Si ha l’impressione che ogni dettaglio sia stato creato con lo scopo di compiacere il giocatore. Non ci sono marce forzate o azioni affrettate, ma un’unica scena ideale che vi farà dimenticare alla svelta che cosa stavate facendo, per spingervi a schiacciarvi sul vostro tavolo, mentre le pallottole fischiano. Non esistono porte da “provare”: o una porta è aperta, e quindi entrate, altrimenti non siete sulla strada giusta. Dovrete cercare i vostri commilitoni e il loro aiuto, appoggiandovi alla mappa quando vi perdete. Il fucile da cecchino, lo sniper, non è “il re delle armi”: dà una visuale molto limitata: osereste dire a voce alta “ti tengo sotto tiro”? C’è una fase di addestramento obbligatorio prima dell’azione vera e propria, ma i giocatori esperti lo passeranno in men che non si dica, mentre gli altri potranno usare il manuale per imparare velocemente a conoscere i comandi. Dopodiché ci saranno numerose schermate di aiuto, la cui quantità varia in base al livello di difficoltà scelto.
Finiamo con qualche parola sul sonoro, particolarmente ben riuscito. Nei filmati potrete rivedervi schiacciarvi al suolo o saltare per lo spavento causato dal fischiare delle pallottole. La versione multiplayer è valida quanto quella in modalità singola; offre duelli uno contro uno o combattimenti in squadra, con la possibilità di giocare degli scenari predefiniti, quali assedi, protezione/attacco di bersagli; insomma, ha offerto tutta una nuova gamma di aspetti alle attività su cui indulgiamo qui da Tom. Ma lo facciamo per voi.