Captain Tsubasa: Rise of the New Champions | Recensione: un'enorme occasione sprecata

Captain Tsubasa: Rise of the New Champions arriva a tre anni dalla rinascita del brand di Holly & Benji grazie al remake dell'anime e a Dream Team.

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a cura di Mario Petillo

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Captain Tsubasa: Rise of the New Champions era riuscito a creare sin da subito attorno a sé un alone di grande interesse, di grandi aspettative e ovviamente di profonda nostalgia. D'altronde Holly & Benji, così come è noto da noi in Italia, è stato tra gli anime più amati di sempre, non solo da una generazione: il suo ritorno, grazie al remake prodotto pochi anni fa, non ha fatto altro che aumentare l'interesse generato intorno a quello che è un brand dalla potenza inaudita, soprattutto in Giappone. Poter avere finalmente un titolo arcade incentrato sul calcio sembrava come poter prendere una boccata d'aria e di divertimento, salvo poi rendersi conto di aver settato troppo in alto l'asticella delle aspettative. Vi raccontiamo, quindi, cosa non ci ha convinto in Captain Tsubasa, che riteniamo una grandissima occasione persa.

Il Viaggio di Tsubasa

Come abbiamo già detto, Captain Tsubasa poteva essere una grande occasione, uno scatto verso una nuova proposta videoludica per il mondo del calcio. Distaccandosi da quella simil-simulazione proposta da Fifa e da PES, concentrandosi su un arcade puro, fatto e finito, Bandai Namco poteva arrivare a proporre un prodotto fresco, innovativo, ripartendo magari da quelle solide basi che Dream Team, il titolo gacha mobile disponibile da oltre due anni, aveva già abilmente posto. Eppure Tamsoft, la software house che si è preoccupata dello sviluppo di Captain Tsubasa, ha realizzato un prodotto che lascia quasi stupiti da quanto sia dozzinale nel gameplay e per niente approfondito.

A salvare l'intera baracca ci pensa, per fortuna, la resa dell'aspetto narrativo. Come era già noto grazie alle anteprime e da questo periodo di pre-lancio che ci ha accompagnato sin dal primo annuncio a gennaio, oltre alle canoniche modalità di sfida in locale e online, Captain Tsubasa ci offre una vasta esperienza, della durata di circa venti ore, con la modalità storia, nota come Il Viaggio. Un chiaro riferimento a quel The Journey che lo stesso Alex Hunter aveva vissuto nella sua trilogia di Fifa. A sua volta la modalità storia si dividerà in due capitoli: Episodio Tsubasa ed Episodio New Hero. Per quanto riguarda il primo andremo a intrecciare la linea narrativa che vede Tsubasa impegnarsi nel torneo delle scuole medie, approcciando per la prima volta alcuni degli iconici giocatori giapponesi, dai gemelli Tachibana fino a Hyuga, passando per Soda e Jiro, senza dimenticare Nitta e Misugi. Il primo capitolo servirà anche e soprattutto per apprendere al meglio alcune meccaniche di gioco, lanciandoci in una serie di tutorial che si susseguono e andando così a esplorare al meglio le sterili e davvero banali proposte ludiche per arrivare alla vittoria finale.

L'Episodio Tsubasa ci permetterà di controllare esclusivamente il team della Nankatsu, la scuola di Tsubasa, e graficamente attinge a piene mani dal remake distribuito nel 2018, che ci ha permesso di tornare a vivere le gesta di Holly & Benji con uno stile più ripulito e innovato. Dimenticatevi quindi di vivere le prime fasi di sviluppo di Ozora, perché il Torneo delle Elementari non è tra le proposte narrative inserite in Captain Tsubasa, Genzo è già partito per la Germania e l'obiettivo è conquistare il terzo torneo giovanile consecutivo. Attraverso, quindi, degli eventi animati che andranno a raccontare alcune situazioni scriptate, tanto per avvicinarci sempre di più ai personaggi topici del manga quanto per presentarci le tecniche che già ben conosciamo, il primo capitolo de Il Viaggio procede alla conclusione in qualche ora, tanto da condurci alla vittoria finale e lanciarci in quello che è il cuore, poi, della modalità single player.

In Episodio New Hero, infatti, avremo la possibilità di andare a costruire il nostro giocatore, una giovane promessa del calcio del Giappone. Seguendo un po' quelle che sono le tracce di tutte le altre carriere in single player dei giochi di calcio, ci ritroveremo a creare il nostro avatar e collocarlo in una delle scuole a nostra disposizione. Usando come tappeto narrativo World Youth e Road to 2002, ci ritroviamo nel segmento narrativo durante il quale le varie squadre delle scuole medie si ritrovano a partecipare a una competizione americana dalla quale verranno selezionati i migliori giocatori del mondo, pronti a vestire poi la maglia della nazionale del Sol Levante.

Da qui, quindi, vi ritroverete a compiere il vostro cammino, con l'obiettivo di diventare il nuovo campione del Giappone, interagendo con tutti i ben noti beniamini di Captain Tsubasa. A differenza di quanto accaduto nel primo capitolo, New Hero diventa molto ruolistico nella sua proposta, andando a metterci dinanzi a dei dialoghi a scelta multipla, ma soprattutto dinanzi alla necessità di sviluppare il nostro stesso atleta: oltre a stringere amicizia con gli altri atleti, andrete anche a collezionare i Punti Giocatore, fondamentali per accrescere le statistiche di gioco e affinare anche la tecnica individuale. Un'avventura molto più profonda e interessante di quanto possa, insomma, essere l'Episodio Tsubasa, che - ribadiamo - nasce con l'unico obiettivo di fornirci un contesto narrativo e presentarci il tutorial in un modo diverso.

Un gameplay legnoso e frustrante

Concluso l'aspetto legato alle modalità presenti nel gioco, arriviamo alla grande nota dolente dell'intera struttura videoludica di Captain Tsubasa, ossia il gameplay. Partiamo col ribadire, nel caso in cui ve ne fosse ancora bisogno, che siamo dinanzi a un arcade puro, che non prova nemmeno ad avvicinarsi alla simulazione calcistica: non solo, perché se siete abituati a Dream Team, vi troverete ancora di più spiazzati, dato che se nel titolo mobile tutto viene gestito in base a statistiche, numeri, moltiplicatori, critici e al classico triangolo delle tipologie di giocatori, in Captain Tsubasa non c'è nulla di tutto ciò. È tutto ridotto a una misera roulette e alla mera casualità.

Messa insieme la vostra formazione, con un layout che ricorda molto quello di PES, avrete la possibilità preliminare di selezionare anche delle tattiche, che andrete poi a gestire con i tasti della croce direzionale, come proposto anche da Fifa: potrete così passare da una muraglia difensiva a un attacco sfrontato, fino a un contropiede. A lungo andare noterete come queste tattiche siano state inserite solo per dare colore alla manovra, ma che non andranno a generare nessun tipo di effetto. Captain Tsubasa non richiede nessun tipo di strategia, né vi chiede di applicarne una diversa dal tirare non appena possibile per azzerare la stamina del portiere avversario, che così non potrà più parare nulla. Ma ci arriveremo a breve.

La vostra squadra, almeno inizialmente, si affiderà inevitabilmente a uno dei campioni, che si tratti di Hyuga, di Tsubasa, di Nitta e così via: ognuno di loro potrà replicare le loro famose abilità, precedute tutte da delle animazioni che rappresentano il vero fiore all'occhiello della produzione di Tamsoft. Per tutto il resto, invece, vi ritroverete a usare tutti i comandi già noti ai titoli calcistici, tra passaggi corti, filtranti, tiri e cross. Proprio come avviene in Fifa e PES, poi, sarà presente una barra della stamina, qui indicata come Spirito: la consumerete tra la corsa, i dribbling e i contrasti difensivi, ma diventa fondamentale per i portieri. Una volta gli estremi difensori si ritroveranno ad aver esaurito completamente il proprio Spirito, tra parate normali o speciali, che richiederanno di attivare in automatico determinate abilità, non potranno più espletare la loro funzione primaria, così ogni tiro diventerà inevitabilmente un gol. Capirete sin da subito che l'unica strategia applicabile, quindi, sarà quella di tirare a più non posso, aspettando che la stamina del portiere arrivi a zero: in alternativa potrete provare comunque a bucare la porta usando una delle abilità speciali dei vostri calciatori, a patto che si tratti di Hyuga, Tsubasa e tutti i campioni che conosciamo.

Tra roulette e power up

Oltre questo aspetto totalmente dissacrante, che vanifica qualsiasi velleità di azione costruita o di arrivare dinanzi alla porta dopo una serie di attenti passaggi, potrete provare ad attivare la Zona V, una sorta di Full Power Soccer ispirato da Dream Team, che vi permetterà di affidarvi a un power up temporaneo in grado di farvi riempire il più rapidamente possibile la barra della stamina per il tiro e per il cross. Questo perché in fase di costruzione per poter arrivare a lanciare un'abilità speciale dovrete tenere premuto a lungo il tasto del tiro, fino al caricamento massimo e mettendovi così allo scoperto per subire un contrasto avversario e perdere la palla. Ne emerge una situazione al limite del nevrotico, là dove dovrete caricare i vostri tiri dopo esservi abilmente smarcati o continuando a gironzolare per l'area di rigore in attesa di avere l'intera barra piena.

Ovviamente le meccaniche più fastidiose non finiscono qui, perché Captain Tsubasa ha tra le proprie fondamenta la ruolette del dribbling. Tutti i vostri movimenti sul campo, offensivi o difensivi che siano, si limiteranno a due tasti, ossia R1 e R2, che dovranno essere premuti sia in possesso di palla per evitare l'avversario che in fase di non possesso, per riconquistarla. Parliamo di roulette perché nel caso in cui il vostro avversario dovesse premere il tasto diverso dal vostro riuscirete ad avere la meglio e a superarlo, in fase d'attacco, o recuperare la palla, in fase di difesa, in caso contrario, quindi con due tasti che andranno a matchare, perderete il contrasto o il dribbling. Anche il più forte degli attaccanti, insomma, potrà essere fermato dal più lento e incespicante dei difensori, senza tener conto di alcun tipo di statistica o skill, ma semplicemente della pressione di due tasti.

In assenza di falli, se non quelli laterali, l'azione diventa rapidamente un andirivieni quasi da ping pong che da un lato all'altro ci condurrà a una vittoria che quasi mai vi darà soddisfazione. I movimenti difensivi saranno presto confusionari, i tackle alla rinfusa e i passaggi, soprattutto quelli finali, saranno spesso imprecisi, costringendovi a vanificare un'intera azione o a correre dietro una palla inspiegabilmente lanciata più avanti di quanto previsto. E nel caso in cui vi doveste trovare ad arrivare fino ai rigori, sappiate che la riproduzione ancora più grossolana del tutto vi costringerà a trovarvi dinanzi a un'ulteriore roulette incontrollata, tra parate che potrebbero non bastare a causa di un tiro troppo potente o traiettorie imprendibili. Non pretendevamo di certo una vicinanza a un titolo simulativo, che abbiamo già chiarito non essere Tsubasa, ma quantomeno una proposta videoludica che ci permettesse di vivere un'esperienza lontana dal frustrato e divertente.

Tra strategie individuali, che vi porteranno ad attivare bonus speciali a seguito di due dribbling ben riusciti - ovviamente sempre in maniera molto casuale - e la totale inutilità dell'avere accanto a voi altri dieci giocatori, senza la velleità di costruire un'azione degna di nota o di cercare l'angolino giusto per beffare il portiere, vi ritroverete ben presto dinanzi a un gameplay morbosamente ripetitivo e privo di mordente. Al di là della nostalgia che vi offrirà l'ottima componente narrativa e grafica, che ripropone con il suo cell shading tutta la magia dell'anime e la precisione donata dalle riproduzioni delle abilità speciali, Captain Tsubasa resta una delle più grandi occasioni mancate di quest'anno.