C'era una volta... Battlefield

Battlefield compie vent'anni: ripercorriamo la storia della serie, dagli albori, all'epoca d'oro fino ad arrivare al recente declino.

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a cura di Giulia Serena

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Se penso al periodo della mia vita che va dai dodici ai quindici anni, uno dei ricordi più vividi che ho riguarda le partite serali su Battlefield 3: ogni giorno, dopo cena, accendevo la mia amata PlayStation 3, facevo partire una playlist su Spotify e accendevo lo sparatutto, giocando per qualche ora rigorosamente alla modalità deathmatch a fazioni, accumulando esperienza e arsenale. Negli anni a seguire sono rimasta fedele alla saga di DICE, comprandone tutti i titoli, ma rimanendone prevalentemente delusa; avevo le speranza che con Battlefield 2042, uscito lo scorso anno, la situazione sarebbe migliorata, ma - nonostante ora l'opera abbia fatto grandi progressi nel corso dei mesi - siamo ben distanti dalla qualità dei primi capitoli del franchise.

Il primo titolo della saga, Battlefield 1942, celebra vent'anni dall'uscita il 20 settembre 2022 (o il 10, per la versione statunitense). Quale occasione migliore dunque per ripercorrere la storia di uno degli FPS più famosi e longevi di sempre, con ben diciassette capitoli tra opere principali e spinoff, e decine di milioni di giocatori in tutto il mondo?

Facciamo dunque svariati passi indietro e torniamo alle origini. Quello che non tutti sanno è che, nonostante Battlefield 1942 sia il primo gioco nella saga con il nome che tutti conosciamo, non è in realtà l'opera di debutto del franchise. L'onore va infatti a un videogame per PC intitolato Codename Eagle, che possiamo considerare il predecessore "spirituale" di Battlefield, la cui storia inizia nel più tradizionale dei modi…

Battlefield non inizia con Battlefield

C'era una volta uno studio svedese chiamato Refraction Games, il quale ha deciso di sviluppare il videogame Codename Eagle (che abbrevieremo come CE) nell'ormai lontano 1999. Al contrario della maggior parte dei titoli del genere FPS dell’epoca, questo presentava nella modalità singleplayer un approccio alternativo rispetto al corso della storia reale, basato sul presupposto che la Prima Guerra Mondiale non avesse mai avuto luogo. Senza l'assassinio di Federico Ferdinando e l'avanzata tedesca, lo Tzar russo decide di passare all'offensiva, con il resto dell'Europa unita per fermarlo (scenario che mi sembra terribilmente familiare, che Putin abbia preso ispirazione?).

Come i Battlefield venuti alla luce in seguito, CE aveva una vera e propria campagna da intraprendere, in cui il giocatore poteva scegliere se avanzare inosservato o lottare per attraversare i vari livelli ambientati in larghe mappe. Sembra promettente vero? E infatti lo era. Tranne l'intelligenza artificiale discutibile, l'elemento più riuscito dell'opera era il multiplayer: a differenza degli shooters dell'epoca, con mappe piccole e fatte "a corridoio", nel gioco di Refraction Games le aree erano ampie, con una particolare enfasi nel controllo di veicoli, sia a terra che in aria.

Nonostante Codename Eagle non abbia rappresentato un clamoroso successo commerciale - ma nemmeno un fallimento -, il potenziale della modalità multiplayer era enorme, tanto da aver attirato l'attenzione di DICE. L'azienda ha deciso quindi di acquistare quella responsabile per l'FPS poco dopo la sua uscita, e così facendo non solo il team di sviluppo di CE, ma anche l'engine utilizzato per creare gioco, Refractor Engine, si sono uniti alla squadra, iniziando a sviluppare quello che sarebbe diventato Battlefield 1942.

Gli albori della saga

Il primo capitolo vero e proprio del franchise è venuto alla luce, come accennato nel primo paragrafo, nel settembre 2002. Come suggerisce il titolo, Battlefield 1942 è ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale, e presenta quattro modalità di gioco multiplayer, diventate poi costanti nella saga: conquista, co-op, deathmatch a squadre, e cattura la bandiera.

Le due espansioni, La strada per Roma e Armi segrete della 2°GM, aggiungono le fazioni italiane e francesi alle standard alleanze presenti nel gioco di base, oltre ad armi e strumenti quali il mitico jetpack. Dall'Oceano Pacifico ai fronti italiani, Battlefield 1942 trasporta i giocatori in un viaggio attraverso il globo, lasciandogli modo di scegliere la classe che preferiscono - altro elemento fondamentale della serie rimasto nei capitoli seguenti - e concentrando l'attenzione su quello che era stato il punto di forza di CE e che avrebbe continuato a esserlo nel corso dei decenni, ovvero il multiplayer.

Dopo il titolo precursore e il debutto ufficiale della serie, DICE aveva capito la strategia vincente, decidendo - giustamente - di mantenerla inalterata per Battlefield: Vietnam. In questo capitolo l'ambientazione si sposta nell’omonimo paese asiatico, catapultando il giocatore all'interno del conflitto avuto luogo tra gli Stati Uniti e l'esercito Vietnamita.

Il secondo capitolo del franchise mantiene dunque gli elementi vincenti del primo, prendendo però spunto dai titoli di Grand Theft Auto (nello stesso anno era infatti uscito San Andreas); i giocatori avevano infatti la possibilità di cambiare la stazione radio durante la guida dei vari veicoli da guerra. Certo, la facoltà di ascoltare musica degli anni '60 non è stata sicuramente il motivo per cui l'opera ha ottenuto punteggi superiori all'8 su 10 dalla critica, ma era comunque una chicca curiosa che arricchiva l'esperienza di gioco.

Battlefield 2 e Battlefield 2142

Non sappiamo perché DICE abbia deciso di chiamare il terzo titolo del franchise Battlefield 2, ma una cosa è certa: il cambio rispetto ai predecessori è enorme. Se fino a quel momento Battlefield era solo un franchise FPS come tanti altri, dal capitolo del 2005 è diventato una vera pietra miliare del genere.

Ambientato in un'epoca moderna e durante una guerra fittizia (così come i successivi titoli che presentano un numero progressivo nel titolo), Battlefield 2 permette ai giocatori di scegliere se unirsi al corpo dei marines statunitensi, alla Repubblica Popolare Cinese o alla Coalizione Medio Oriente. Questo approccio globale ha guadagnato a dir poco il favore del pubblico, vendendo oltre un milione di copie nel primo mese dal rilascio e assicurando l'uscita di due DLC.

Il motivo del cambio di setting dal ventesimo al ventunesimo secolo ha portato anche all'esigenza di rendere l'esperienza di gioco più realistica, e per questo è stato adoperato per la prima volta un nuovo motore di sviluppo, abbandonando la scia intrapresa con il buon vecchio Codename Eagle. Come per i predecessori, il titolo è stato accolto dalla critica in modo più che positivo, diventando uno degli FPS con il punteggio più alto di sempre.

Dopo il successo di Battlefield 2, DICE ha deciso di proseguire nella strada modernità, andando addirittura nel futuro con Battlefield 2142, ambientato duecento anni dopo il primo titolo durante una guerra fittizia tra la Coalizione Panasiatica e l'Unione Europea. Tra gli elementi principali dell'opera vi sono armi e veicoli futuristici, e una modalità multiplayer chiamata "Titan" dove l'obiettivo di ogni squadra è distruggere il titano nemico, oltre a impedire che il proprio venga abbattuto.

Una delle innovazioni migliori di Battlefield 2142, mantenuta nel futuro, è il sistema di reward, grazie alla quale i giocatori potevano sbloccare un premio a ogni aumento di livello. Anche questo titolo è stato ricevuto in modo ottimale dalla critica; insomma, DICE stava producendo un capolavoro dopo un altro, alzando l'asticella a ogni rilascio. E il meglio doveva ancora venire.

L'età dell'oro di Battlefield

Con Battlefield: Bad Company, spinoff della serie, DICE ha finalmente accontentato i giocatori su console, rilasciando il primo titolo della saga su PlayStation 3 e Xbox 360 anziché su PC. Oltre a questo, viene introdotta la possibilità di distruggere gli elementi presenti nell'ambientazione, aggiungendo un livello di intrattenimento e di caos alle partite multiplayer per le quali il franchise era noto.

La facoltà di far saltare in aria gli edifici non è però l'unico aspetto divertente divertente di Bad Company: nella campagna singleplayer - la migliore vista sino ad allora nella saga - viene inserita una vena comica incentrata su un gruppo di mercenari presenti in varie missioni. Questo spinoff rappresenta anche l'unico della saga di cui è stato prodotto un sequel, rilasciato nel 2010 sia su PC che per console e che riprendeva la storia direttamente da dove si era interrotta.

Dopo il successo di Bad Company, l'azienda svedese ha capito che rilasciare i giochi anche su console era una buona idea, e ben presto ha prodotto Battlefield 1943. Come facilmente intuibile dal titolo, il giocatore viene immerso durante la Seconda Guerra Mondiale, e la scelta di fazione è tra il Corpo dei Marines statunitensi e la Marina Imperiale Giapponese.

Battlefield 1943, nonostante non avesse nessun punto critico in particolare, non è il titolo più memorabile della serie. La stessa cosa non si può dire di Battlefield 3, diventato una delle punte di diamante del franchise, con oltre cinque milioni di copie vendute nella prima settimana di rilascio.

Uscito nel 2011, Battlefield 3 riprende la saga canonica interrotta nel 2005 con un'ambientazione che varia dal Medio Oriente a New York a Parigi, e quattro personaggi giocabili nella modalità in campagna singleplayer. Per quanto riguarda il multiplayer, viene inserito nuovamente il deathmatch a squadre, e le partite possono contenere fino a 64 giocatori. La ricetta perfetta per caos, divertimento e tante, tante uccisioni spalmate in server di tutto il mondo, dove i giocatori potevano interagire attraverso la chat vocale - a loro rischio e pericolo - e decidere di fissare regole originali a proprio piacimento.

La caduta, e la rinascita

Dopo più di dieci anni dal rilascio del primo titolo, non solo DICE non si era stancata di produrne, ma ha cercato di cavalcare l'onda del genere FPS ancora un volta con Battlefield 4, il quale continua la narrazione in un mondo fittizio e vede al centro della campagna un conflitto ambientato nel 2020. Il pubblico ha apprezzato la grafica sempre più dettagliata, l’organizzazione delle mappe e le dinamiche di gioco, ma la campagna singleplayer non ha convinto per mancanza della profondità rispetto ai capitoli precedenti.

Battlefield 4 è infatti una tra le opere con le recensioni più basse della saga, probabilmente motivo per cui gli sviluppatori hanno deciso di cambiare completamente rotta con un altro spinoff: Battlefield Hardline, dove il giocatore veste i panni di un poliziotto che deve arrestare criminali, guidare auto e sfondare porte - insomma, Grand Theft Auto ma al contrario -.

Nonostante l'idea fosse buona, questo spinoff non ha avuto il successo sperato, portando l'azienda a tornare alle sue origini, letteralmente, dando alla luce Battlefield 1, videogioco dal nome confusionario ma che fa riferimento alla sua ambientazione: la Prima Guerra Mondiale.

Dopo due rilasci non soddisfacenti, con Battlefield 1 DICE è riuscita pienamente a far tornare la magia dei primi capolavori, migliorando di molto l'aspetto grafico e permettendo ai giocatori di utilizzare ben sei personaggi durante la campagna singleplayer. Proprio quest'ultima ha colpito la critica, presentando, anziché una narrazione lineare, una serie di storie brevi, capaci di coinvolgere maggiormente il pubblico e offrire un'esperienza finalmente innovativa.

In Battlefield 1 è possibile adoperare armi vecchio stile come gas tossici, vanghe e sciabole, oltre a metodi di trasporto come cavalli e dirigibili; nonostante ciò, quello che ha conquistato davvero il pubblico per la sua goliardia è la modalità "Piccione in guerra", dove le squadre devono catturare dei pennuti per poter inviare dei messaggi e guadagnare così dei punti.

Le ultime fatiche

Con Battlefield V la saga ritorna ancora una volta a esplorare la Seconda Guerra Mondiale, riproponendo la struttura episodica introdotta con il capitolo precedente ed esplorando i vari fronti europei della battaglia. Anche se gli sviluppatori si sono impegnati per riprodurre circostanze realistiche, la fatica non è stata ripagata, ottenendo critiche proprio per la modalità singleplayer.

Arriviamo dunque al titolo più recente del franchise, nonché il più sfortunato fino a oggi: Battlefield 2042. Rilasciato nel 2021, il diciassettesimo capitolo della saga è ambientato ancora una volta in un futuro distopico dove le uniche nazioni rimaste sulla Terra sono Russia e Stati Uniti, le quali si fronteggiano per accaparrarsi le poche risorse rimaste sul pianeta.

L'accoglienza di Battlefield 2042 è stata pessima a causa di bug, glitch e disconnessioni dai precedenti titoli, come la rimozione delle iconiche classi in favore degli specialisti e la scomparsa della campagna in singleplayer. Proprio a causa del rilascio disastroso dell'opera, Oskar Gabrielson, general manager nonché veterano della serie che aveva lavorato con DICE per dieci anni, ha deciso di abbandonare l'azienda.

Anche se con il passare dei mesi Battlefield 2042 è migliorato, grazie ad aggiornamenti e bug fix, l'azienda sembra aver capito l'errore, e ha già annunciato che nei prossimi titoli ritornerà l'amata campana singleplayer. Ovviamente ancora non sappiamo quali siano i piani per il futuro di Battlefield, ma non possiamo che aspettarci un ritorno ai tempi d'oro del franchise, che in vent'anni ha saputo affermarsi come uno dei migliori del genere, facendo appassionare milioni di giocatori agli FPS e contribuendo a ore e ore di battaglie.