Con Xbox navighi online solo se hai l'abbonamento Live Gold

Il browser Internet Explorer sarà accessibile solo a chi paga un abbonamento Xbox Live, così come gli altri servizi abbinati alla console Microsoft. L'ultimo indizio che indica il modello economico scelto da Microsoft.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Internet Explorer per Xbox 360 sarà disponibile solo per chi ha un abbonamento Xbox Live. È stata la stessa Microsoft a informare gli utenti tramite un'email, per comunicare l'imminente disponibilità del browser sulla console insieme ad altre novità.

Alla navigazione del Web tocca quindi la stessa sorte del gioco multiplayer, delle applicazioni YouTube e Mediaset Premium (e altri fornitori di contenuti negli Stati Uniti), e del nuovissimo servizio Xbox Music. Scelte che di fatto mettono all'angolo chi non paga l'abbonamento Gold, che costa 60 euro all'anno o 7 euro al mese.

Il messaggio di Microsoft

Per chi non vuole sobbarcarsi la spesa aggiuntiva l'Xbox 360 resta comunque un dispositivo per l'intrattenimento personale e familiare, con i giochi single player e quelli di gruppo a casa (di successo quelli che usano Kinect, come Dance Central o Kinect Sports) e con le funzioni di riproduzione audio e video. Quest'ultime includono anche il noleggio e l'acquisto di film sul Market Place.  

L'abbonamento annuale è proprio ciò che più di tutto rende l'Xbox 360 meno interessante rispetto alla PS3, visto che con il sistema Sony il gioco multiplayer e gli altri servizi sono del tutto gratuiti. Una differenza che risulta palese proprio da qualche tempo, cioè da quando i prezzi delle due console sono più simili, e quindi non si risparmia più scegliendo una Xbox.

Eppure Microsoft vede nella propria console molto di più, e sono dello stesso avviso molti consumatori che la usano di più per vedere la TV che per giocare. Perché allora chiedere un ulteriore balzello per accedere a tale valore aggiunto a chi già spende centinaia di euro per la console stessa?

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Probabilmente perché siamo nella fase iniziale di un piano che appare sempre più chiaro: Microsoft sta lentamente ma costantemente spostando il centro d'attenzione dall'oggetto in sé ai servizi veicolati con esso. Una strategia di cui l'Amazon Kindle è l'esempio più estremo.

La "recinzione" dei servizi nell'abbonamento Gold non è l'unico elemento a cui guardare però. C'è anche l'esperimento che Microsoft sta portando avanti negli Stati Uniti, quello dell'Xbox 360 venduta con un abbonamento di due anni che include il servizio Xbox Live.

Ecco allora che mettendo insieme tutti i tasselli il mosaico prende forma. La prossima Xbox costerà poco, forse pochissimo se comprata con la formula dell'abbonamento biennale. Una differenza profonda, perché in passato per il prodotto Microsoft ci volevano circa 400 euro o poco meno, per il modello migliore.

Qualcuno ha preso male la notizia

Come con smartphone e tablet probabilmente l'acquisto in abbonamento sarà semplicemente troppo vantaggioso per prendere in considerazione quello a prezzo pieno: perché spendere subito 400 o 500 euro, se si può avere la stessa cosa, o persino qualcosa in più, per una manciata di euro al mese?

Tra l'altro la diffusione di questo ipotetico modello economico permetterebbe a Microsoft di competere in modo più incisivo con Apple, Google e Amazon; tutti concorrenti che vendono videogiochi, applicazioni, libri, musica, film e show televisivi.

A ben guardare sembra inevitabile che Microsoft faccia questa scelta. Anzi, non saremmo sorpresi di vedere un'Xbox 720 (nome ipotetico) con un prezzo volutamente eccessivo, per spingere i consumatori a scegliere quella in abbonamento.

XBox Live Gold parte in quarta

Funzionerebbe? Crediamo di sì, perché ormai come consumatori ci abbiamo fatto l'abitudine con smartphone e tablet. Sarebbe un nuovo passo nel formarsi dell'Era dell'Accesso, ipotizzata da J. Rifkin, secondo cui "in questo nuovo panorama il concetto di proprietà perde significato, diventa fondamentale per l'uomo avere accesso a delle reti o non esserne escluso". Ci siamo già dentro dopotutto, se si considera che l'acquisto di un disco, di un film o di un gioco - soprattutto se in forma di download - non ci rende proprietari di un bene ma titolari di un diritto temporaneo.

Sta accadendo già oggi, e i possibili problemi per i consumatori sono due: il primo è la stessa perdita di proprietà, per cui ci diventa impossibile rivendere un vecchio film che non c'interessa più, o anche solo prestare un libro a qualcuno. Il secondo è che ogni "acquisto" sarà legato al venditore specifico: in altre parole un film comprato su iTunes è (sarà?) impossibile da vedere su un'Xbox o una PlayStation, e lo stesso vale per altri prodotti digitali.

Una questione su cui, ne siamo certi, le autorità dovranno esprimersi. Speriamo solo che quando qualche Commissario Europeo vorrà intervenire non sia già troppo tardi.