Aspettando Cyberpunk 2077: le migliori ambientazioni futuristiche della storia dei videogiochi

Cyberpunk 2077 sta per arrivare, ma facciamo un salto indietro: quali sono le migliori ambientazioni futuristiche nella storia dei videogiochi?

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a cura di Michele Pintaudi

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Ormai manca davvero molto, molto poco a uno dei titoli più attesi degli ultimi anni. Già perché Cyberpunk 2077, annunciato con un teaser nell’ormai lontano 2012, sta finalmente per vedere la luce: dopo i tanti rinvii che ne hanno caratterizzato la travagliata lavorazione, il 10 dicembre dovrebbe dunque essere la data definitiva. Cyberpunk 2077 vuole essere più di un semplice gioco: CD Projekt RED ha sottolineato a più riprese l’intenzione di dar vita a un’esperienza capace di coinvolgere a più livelli il giocatore, accompagnandolo in un viaggio senza precedenti nell’affascinante Night City. Quest’ultima sarà solo una parte di un’ambientazione che comprenderà, nel suo complesso, un mondo vivo e pulsante da esplorare in ogni sua componente.

L’attesa è dunque tanta, anche soltanto per ammirare il risultato finale di tutti gli anni che il team polacco ha dedicato a questo progetto. Il setting futuristico è in ogni caso qualcosa di molto suggestivo, indipendentemente dal media coinvolto, capace sempre e comunque di impressionare dando sfogo a tutto il meglio che l’immaginario collettivo ha da offrire.

Pensiamo a pellicole come Blade Runner di Ridley Scott, o a capolavori letterari come Make Room! Make Room! di Harry Harrison o Neuromancer di William Gibson: tutte opere in grado di evocare una certa atmosfera anche grazie all’ambientazione narrata. Quello che noi di Game Division vogliamo fare oggi è ricordare alcune delle migliori location che, in ambito videoludico, sono riuscite a trasmettere sensazioni di questo genere. Aspettando quel Cyberpunk 2077 che, ne siamo certi, riuscirà ad alzare ulteriormente l’asticella anche sotto questo punto di vista.

Cyberpunk 2077… Ma non solo!

Cominciamo con una brevissima premessa, volta a chiarire dubbi sulla natura di questo editoriale. Esistono sì differenze, a livello di filone narrativo, tra la tradizione cyberpunk, steampunk, post-apocalittica e via dicendo. Ognuna di queste meriterebbe un approfondimento a sé stante, e quello che faremo oggi è citare alcuni esempi meritevoli di menzione attingendo tra le varie contaminazioni del genere fantascientifico.

Partiamo subito forte con BioShock, discendente spirituale del già notevole System Shock. Uscito nel 2007, il titolo targato Irrational Games è il primo capitolo di una trilogia che ancora oggi riesce a lasciare i giocatori a bocca aperta. Il livello di dettaglio e l’attenzione posta nella realizzazione delle varie location, dall’immensa città sottomarina di Rapture alla quasi paradisiaca metropoli volante di Columbia, garantiscono infatti un coinvolgimento davvero elevato da parte del fortunato giocatore. A contribuire in questa direzione troviamo tanti piccoli elementi: da particolari scelte cromatiche a semplici frasi pronunciate da abitanti e avventori. Tutti fattori che vanno a creare un mosaico esperienziale di altissima fattura, nel quale il giocatore può perdersi per ore anche soltanto ad analizzare i vari frammenti che rendono BioShock un’esperienza degna di essere vissuta.

Cambiando genere ci possiamo poi approcciare a due opere firmate David Cage. La prima, più recente, è Detroit Become Human: avventura che ci mette nei panni di tre androidi impegnati a ricoprire ruoli diversi in una città ormai sempre più dipendente dalla tecnologia. Pur trattandosi di un’esperienza perlopiù lineare, il gioco ci permette comunque di apprezzare tanti accorgimenti figli di quel consolidato immaginario collettivo legato al mondo della fantascienza. Dall’onnipresenza tecnologica al rapporto tra umani e macchine, sono tante le sfumature degne di nota in un gioco che forse avrebbe meritato più attenzione di quella ricevuta.

La seconda opera targata Quantic Dream ci porta indietro al 1999, ed è considerata ancora oggi uno dei titoli più singolari della storia dei videogiochi. Pur ricevendo attenzione da un pubblico perlopiù di nicchia, Omikron: The Nomad Soul è infatti un prodotto forse fin troppo all’avanguardia da alcuni punti di vista. Ciò nonostante, il mondo di gioco risulta davvero ben curato e ricco di particolari capaci di richiamare ed esaltare elementi presenti in opere come il già citato Blade Runner, Soylent Green e The Omega Man.

Da un lato potremmo quasi, tenendo conto di limiti di vario genere e del fatto che il comparto tecnico sia sostanzialmente datato, considerarlo un precursore di quello che sarà Cyberpunk 2077: anche qui troviamo infatti una città viva e interattiva, tutta da esplorare e da scoprire. Se il gioco in sé non fu un grande successo, sul fronte ambientazione possiamo comunque considerarlo una perla degna di menzione all’interno della storia dei videogiochi.

Destino simile è quello toccato a Beyond Good & Evil, eclettico action-adventure targato Ubisoft uscito nel 2003. Qui troviamo in effetti una nicchia di fan ancor più affezionata al prodotto, del quale è in lavorazione un ambizioso sequel che speriamo presto di poter toccare con mano. La storia narrata ci porta sul pianeta di Hillys, un mondo che sopravvive grazie all’industria mineraria e che alterna zone di natura quasi incontaminata a metropoli ricche di vita e movimento. Nei panni della giovane Jade e in compagnia dello zio adottivo Pey’j ci troveremo a esplorare ogni antefatto di questa ambientazione così singolare e ricca di particolari. Il tono qui è maggiormente scanzonato, ma la struttura e il gameplay del titolo consentono di apprezzare in un modo alternativo una realtà che sembra sospesa tra realtà e fantascienza: in poche parole, un’esperienza assolutamente da provare almeno una volta nella vita.

Ambientazioni futuristiche… Di ogni genere!

Una delle caratteristiche migliori del panorama videoludico è il sapersi sempre rinnovare, proponendo sotto forme differenti i medesimi caratteri narrativi e non solo. Il filone fantascientifico, insomma, può essere raccontato tramite espedienti di ogni tipo, e di conseguenza essere adattato ai diversi generi che caratterizzano il ricco mondo dei videogiochi.

Il 2017 ci ha restituito uno dei più grandi capolavori della scorsa generazione con Nier: Automata, racconto post-apocalittico diretto da Yoko Taro e capace di raccogliere il plauso congiunto di critica e pubblico. Nato come uno spin-off della serie Drakengard, il gioco ci porta su un pianeta Terra invaso da biomacchine costruite da alieni che hanno preso il controllo del mondo in cui viviamo. Relegata su una base lunare che ospita i pochi sopravvissuti, l’umanità non può che lottare per cercare di riconquistare il luogo che l’ha vista nascere e prosperare.

Quest’ultimo è però molto diverso da come lo conosciamo: a lande desertiche e desolate troviamo affiancate rovine di quelle che furono grandi città, costellate da avamposti dove forme di vita di vario genere cercano di (ri)costruire una parvenza di civiltà. Il livello di dettaglio è qui elevatissimo: ci si trova infatti completamente immersi in un mondo così simile ma così distante all’immagine della Terra che tutti abbiamo. Un’immagine che, grazie a una narrazione studiata ad hoc, il gioco comunica per vie trasversali al cuore e alla mente del giocatore.

Altro prodotto di alto livello è Machinarium, avventura grafica del 2009 firmata dal team indipendente Amanita Design. Vestiremo qui i panni di Josef, un simpatico robot impegnato alla ricerca della sua fidanzata in uno scenario quantomai singolare: una metropoli abitata solo da robot dalle forti, fortissime tinte steampunk. Il comparto grafico semplice ma incredibilmente ricco di particolari, unito alla totale assenza di linee di testo (i personaggi comunicano tramite semplici e minimali interazioni) rendono Machinarium un prodotto coinvolgente e capace di emozionare a diversi livelli. Dai fondali al design dei protagonisti, ogni elemento è infatti disegnato a mano: fattore che dà ancor più valore alla definizione del titolo in quanto “arte”.

I titoli caratterizzati da ambientazioni futuristiche di spessore, come abbiamo visto, sono molti e provenienti da generi e filoni narrativi differenti. Altro esempio degno di nota è Syberia, avventura grafica targata Microids uscita nel 2002, così come Thief, Dishonored e Deus Ex. E come dimenticarsi delle lande desolate di Fallout o degli scenari ormai storici di Half-Life? Ognuno di questi riesce a modo suo ad evocare un immaginario collettivo ben specifico, generato da quella pop culture che Cyberpunk 2077 mira ad arricchire ancora di più. L’appuntamento è dunque per il prossimo 10 dicembre, e noi di Game Division vi invitiamo a continuare a seguirci per un coverage dettagliato e approfondito su quello che promette di essere uno dei migliori giochi di questo 2020. Prima di lasciarvi passiamo però la parola a voi: quali sono, a vostro parere, le migliori ambientazioni futuristiche della storia dei videogiochi?

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