Cyberpunk 2077, la scienza dietro al videogioco!

Cyberpunk 2077 è ormai ad un passo dal lancio, ma quali sono le teorie scientifiche che stanno alla base degli elementi proposti da CD Projekt RED?

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a cura di Gianmario Marrelli

Dopo averci ammaliato con la serie di The Witcher, CD Projekt Red promette di fare faville con il prossimo videogioco, Cyberpunk 2077. Il gioco parte dalle atmosfere dei romanzi di fantascienza, dei film come Blade Runner, la serie Ghost in the Shell e soprattutto dell’omonimo Gioco di Ruolo “Cyberpunk 2020” e reinterpreta tutto in una chiave più moderna e più consapevole dei problemi sociali odierni: per l’occasione, anche il gioco di ruolo ha assunto una nuova veste nel recente “Cyberpunk Red”. Cyberpuntk 2077 si propone di essere un formidabile gioco d’azione in prima persona con fortissimi elementi da immersive sim e gioco di ruolo, con una grande possibilità di scelta e di azione sul mondo di gioco all'interno di una pericolosa metropoli del futuro dove la criminalità divide il potere con corporazioni senza scrupoli. Ma quali elementi scientifici e tecnologici appaiono in questo gioco, che è quasi una finestra su un possibile domani non così lontano?

Impianti

Uno degli elementi fondanti della cultura Cyberpunk 2077 sono gli impianti: già durante la demo del 2018 si poteva osservare il nostro eroe acquisire un potenziamento oculare da un ripperdoc, un “medico” in grado di installare impianti cibernetici. Quello delle protesi visive è un campo di studio nato negli anni ‘80 che sin dai primi anni 2000 ha portato a risultati incoraggianti, per quanto ancora molto costosi ed elementari. Molti pazienti descrivono la visuale attraverso questi dispositivi come intermittente e basata su flash in grado di fornire il riconoscimento di vaghe forme, ma poco altro.

Il genere di protesi di questo tipo è molto variegato in base alla patologia che affronta o alla teoria neuroprostetica che segue: c’è chi impianta elettrodi sulla retina, chi tenta di collegarsi al nervo ottico e così via. L’occhio bionico impiantato nella demo, un modello “Kiroshi optical scanner”, fornisce invece a “V” (il/la protagonista del gioco) informazioni sull’ambiente circostante, ad esempio sui suoi nemici. Oltre agli impianti oculari, il gioco presenta impianti neurali (che vedremo oltre) nonché tutta una serie di parti cybernetiche, come le braccia meccaniche, da installare sul corpo del personaggio.

Realtà aumentata

L’occhio bionico fornisce informazioni a V mediante la realtà aumentata: questa tecnologia consiste nel sovrapporre, a un’immagine (spesso ottenuta in tempo reale mediante una videocamera), altre informazioni in forma di testo o ulteriori immagini. Le versioni base di questa tecnologia, come quella osservata in molti giochi per telefono come Pokèmon Go, non utilizzano attivamente le informazioni della telecamera, limitandosi a sovrapporre altro contenuto. Tuttavia, la presenza di un minimo di intelligenza artificiale permette di variare questi elementi aggiuntivi in base agli oggetti presenti nella videata, quello che succede ad esempio quando leggiamo un QR code.

Ma come fa un software o un’intelligenza artificiale a riconoscere gli oggetti? Facile, glielo abbiamo insegnato noi. I captcha, utilizzati da molti anni ormai nell’ambito della sicurezza web, hanno fornito alle intelligenze artificiali milioni di dati per riconoscere determinati oggetti (gattini, segnali stradali, biciclette, comignoli ecc) all’interno delle immagini partendo dalla nostra capacità di farlo. In questo modo, tramite il metodo noto come Machine Learning, nel quale una rete neurale artificiale impara a colpi di errori, feedback e correzioni, l’intelligenza artificiale di Google è in grado di riconoscere per analogia una bicicletta da moltissime diverse angolazioni, e questa capacità, se applicata a un’automobile automatica (come le Google Car), permette (si spera) di evitare di investire un'ignaro ciclista.

Droghe

Un’altra caratteristica classica dell’ambientazione Cyberpunk 2077 è l’uso di droghe, farmaci e altri prodotti chimici per potenziare le proprie caratteristiche fisiche e mentali. Questa prassi è presente tuttora nelle forze armate statunitensi, che fanno uso di farmaci per mantenere alta la concentrazione dei soldati, ridurre lo stress e il sonno: come non ricordare, in primo luogo, le anfetamine. Tuttavia l’uso di tali sostanze si è già oggi pericolosamente diffuso nel mondo civile: i dati parlano di droghe, come la cocaina, diffuse in tutti gli strati sociali per ridurre la fatica, mentre altri farmaci per migliorare le prestazioni mentali, nati in risposta a determinate patologie, vengono utilizzati per migliorare le proprie performance, ad esempio nello studio.

Da docente mi prendo un minuto del vostro tempo per dirvi che: forse non lo sapete, ma non avete bisogno di tali droghe per studiare. Potreste avere bisogno di cambiare metodo di studio, di un aiuto da parte di un esperto, di impiegare più ore per approfondire meglio la materia, di metterci più settimane, più mesi, più anni perché avete anche altro da fare nella vita, come lavorare, stare dietro ai vostri cari o semplicemente rilassarvi un po’. Potreste anche banalmente fare qualcos’altro nella vita. Potreste andare molto fuori corsi, come è successo a me, e ritrovarvi comunque alla fine con una bella laurea in grado di darvi notevoli soddisfazioni lavorative negli anni successivi (ovviamente questo non è un consiglio per andare fuori corso. Se riuscite a laurearvi in corso risparmiate un sacco di soldini e siete anche più contenti). Ma non avete bisogno della droga...a meno che non siate in mezzo a una sparatoria nel 2077.

In quel caso, potreste aver bisogno dell’Effetto Kereznikov, effetto immaginario ottenuto in Cyberpunk mediante sostanze che potenziano i riflessi: se ne farete uso nel gioco, il mondo attorno a voi sembrerà rallentare (qualcuno ha detto bullet time?,) permettendovi di mettervi al riparo dai colpi nemici, battere il nemico sulla velocità e compiere rapidi scatti. Questo effetto ricorda il fenomeno della Tachipsichia, l’alterazione della percezione del tempo che, nel mondo reale, può essere ottenuta attraverso sostanze chimiche oppure particolari effetti di stress. Nello specifico, alcune persone ansiose percepiscono una dilatazione nel tempo quando si trovano in situazioni di reale o apparente pericolo. Potrebbe essere che questo fenomeno derivi da un tratto evolutivo che aumenta il metabolismo e l’attività cerebrale, fornendo più “tempo” apparente per analizzare l’evento e compiere una scelta ottimale davanti a una situazione di stress.

Esperienze neurali

La trama di Cyberpunk 2077 sembra gravitare attorno a un chip impiantato nel cervello del protagonista, apparentemente malfunzionante, in qualche modo legato all’immortalità. Non è un caso che questo chip contenga la mente di Johnny Silverhand, interpretato niente meno che da Keanu Reeves, che secondo la storia del precedente gioco di ruolo Cyberpunk 2020 dovrebbe essere morto da diversi anni.

L’idea di impiantare un chip nel cervello è già in uso nel mondo reale per motivi clinici, come ad esempio il controllo dei sintomi di patologie come l’epilessia o il morbo di Parkinson: recenti studi si sono invece focalizzati su chip in grado di migliorare la memoria di persone con danni cerebrali, stimolando alcune parti del cervello durante l’attività mnemonica. Di recente ha inoltre fatto scalpore Neuralink, il nuovo progetto del noto innovatore Elon Musk: si tratterebbe di un’interfaccia di collegamento macchina-cervello in grado di migliorare le funzioni cognitive e motorie in soggetti affetti da malattie e disabilità, nonché attività collaterali come scrivere col pensiero. Si parla persino della possibilità di usarlo come espansione di memoria.

In Cyberpunk 2077 questa tecnologia si è spinta fino al punto di poter fornire intere esperienze sensoriali ed emotive alle persone, comprese di stimoli muscolari. Si tratta della Braindance, la possibilità di registrare la propria esperienza e permettere ad altri di rivivere gli stessi momenti e le stesse sensazioni, in maniera simile a una versione potenziata di un film. Un fenomeno che, nel mondo di Cyberpunk, è estremamente in voga a livello sociale: ma attenzione, il mercato nero fornisce anche esperienze negative e violente, come calarsi nei panni di un serial killer.

Hacking

In Cyberpunk 2077, V può connettersi a tutta una serie di macchinari, porte, circuiti di sicurezza e perfino agli impianti di altri personaggi per controllarli o disattivarli. Già nel 2020, il presente “Internet of Things” (IOT) permette di gestire in remoto, via internet o su reti locali, tutta una serie di dispositivi fisici (luci, riscaldamento ecc) tramite app senza dovervi agire fisicamente. Molti oggetti di sicurezza come le telecamere, sono connessi a reti indipendenti proprio per evitare di poter essere compromesse tramite internet: una rete locale però non è del tutto invincibile, soprattutto se si tratta di una rete wifi.

Sono varie le tecniche di Hacking usate al giorno d’oggi: tra le più famose abbiamo virus come i malware e i Trojan Horse, in grado di fornire l’accesso dall’esterno, lo sniffing per intercettare dati scambiati tra due dispositivi e ricavarne informazioni utili, oppure tecniche per disattivare banalmente un server. Tra queste ultime, il Denial of Service (DOS) è sicuramente il più famoso: si ottiene effettuando un numero altissimo di richieste a un server, sovraccaricandolo di informazioni e riempiendo la sua banda di traffico, in modo da renderlo inagibile o addirittura facendolo crashare. Ma Cyberpunk 2077 supera se stesso fornendo la possibilità di “hackerare i nemici”: questo permette letteralmente di “spegnerli” (cosa che potrebbe succedere anche a V, se venisse hackerato/a) oppure di fornirgli comandi, anche letali per se stessi, che seguiranno senza battere ciglio. Forse l’idea del chip neurale non è così vantaggiosa dopo tutto.

Intelligenza artificiale (IA)

Presente probabilmente nella mitica automobile Quadra V-Tech, “The Hight-Performance Automotive Solutions with a Soul”, l’intelligenza artificiale è una realtà presente in Cyberpunk 2077 e, come vedremo, in grado di cambiare radicalmente le sorti del mondo. Ma cos’è un’intelligenza artificiale? Negli ultimi tempi si parla molto di Reti Neurali e Machine Learning. Si tratta di processi molto studiati in ambito accademico, basati sulla costruzione di un sistema che segue specifiche regole. In base alle regole fornite, il sistema, a colpi di errori e feedback, inizia a variare dei parametri andando via via in maniera autonoma a cercare soluzioni ottimali per raggiungere un determinato obiettivo.

Un esempio degno di nota è DeepMind, l’IA di Google che è stata addestrata a giocare a Starcraft: definite tutte le regole che controllano le varie unità, l’intelligenza ha cominciato a testare varie tattiche finché non è riuscita a battere i campioni in carica. Da un certo punto di vista l’intelligenza artificiale degli assistenti vocali è molto più “stupida”: consiste nell’aver imparato a riconoscere, in base ai suoni prodotti dalla nostra voce, determinate richieste che vengono poi portate a termine in maniera molto meccanicaQuella delle macchine autonome deve invece seguire le strade definite da Google Maps, ma anche assicurarsi di riconoscere i pericoli circostanti e scegliere la strada migliore in base alle informazioni sul traffico in tempo reale.

In Cyberpunk 2077, la capacità di riconoscimento degli oggetti dell’IA è utilizzata, ad esempio, per le armi “smart”, in grado di sparare proiettili che “inseguono” il nemico. Siamo tuttavia lontani da un’intelligenza vera: queste applicazioni, infatti, hanno una percezione limitata del mondo, relegata alle regole che i programmatori hanno fornito loro, e possono eccellere solo negli specifici contesti per le quali sono state create, dove invece una peculiarità dell’intelligenza umana è quella di adattarsi rapidamente a nuovi contesti e trasportare in essi capacità acquisite altrove.

Cyberspazio

Il cyberspazio è un luogo virtuale, equivalente al nostro internet, al quale però una persona può connettersi direttamente tramite il proprio cervello. Questo permette un moto più “naturale” attraverso di esso, visto che il cervello percepisce lo spostamento al suo interno come se fosse un movimento fisico, pur tuttavia dando all’ambiente un aspetto alieno e differente da persona a persona. In un trailer vediamo il protagonista essere immerso in una vasca piena di ghiaccio per tenere bassa la temperatura in modo da non “surriscaldarsi” durante la connessione: tuttavia il cyberspazio di Cyberpunk 2077 è ben diverso da quello “originale” del gioco di ruolo da tavolo.

Infatti, a un certo punto della storia tra i due giochi, un attacco da parte di un’intelligenza artificiale mette a repentaglio la struttura stessa del cyberspazio e un grosso “muro virtuale”, simile a un Firewall e chiamato Black Wall, viene “eretto” attorno alla zona del cyberspazio colpita, isolando l’IA. La conseguenza di questo fatto è che la maggior parte delle persone è impossibilitata ad accedere ad esso e questo significa che le attività avvengono su reti locali, non globali. Pare che penetrare il Black Wall sarà una parte importante della storia di Cyberpunk 2077 : cosa nasconderà questo muro? E quali altre sorprese ci rivelerà questo gioiello di CD Project Red?

Gianmario Marrelli è un docente delle superiori laureato in fisica, vincitore di due concorsi di Game Design, e nel suo portale profmarrelli.it si occupa di scienza e cultura in ambito ludico.