Digitale Vs Fisico - Uno scontro generazionale senza sconfitti

Prendiamoci un momento per vedere insieme perché il tanto chiacchierato scontro tra digitale e fisico non vedrà mai un vero sconfitto.

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a cura di Luca di Carlo

Fin dai tempi in cui PlayStation 3 e Xbox 360 giunsero sul mercato, tra moltissimi videogiocatori iniziò a serpeggiare un timore indubbiamente giustificato che con il passare degli anni – e delle generazioni – è divenuto vera colonna portante d’innumerevoli discussioni tra i social, lo scontro tra mercato digitale e fisico. Abituati a un ambiente dove la prassi andava riassumendosi nel raggiungere il proprio negozio di fiducia, acquistare il videogioco di turno e tornare a casa per divertircisi, il ritrovarsi con dei veri e propri store digitali dove poter dar fondo ai propri risparmi ha straniato una fetta considerevole di pubblico. Chiariamoci, l’introduzione di mercati digitali esisteva già da molti anni nel mondo PC, basti pensare a ciò che Steam rappresentò per l’intera industria, ma il suo arrivo su console rappresentò un punto di rottura, quel momento in cui il mercato per come lo conoscevamo sarebbe cambiato per sempre.

La storia la conosciamo tutti, l’universo del digital è oramai parte integrante di questa nostra sfrenata passione e, di contro, tutto ciò che riguarda l’ambito del fisico sembra stia cadendo lentamente ma inesorabilmente sempre più in declino. Oggi una larga porzione di videogiocatori compra solo sugli store online, molti negozi stanno via via abbassando le proprie saracinesche – con anche colossi ai livelli di GameStop ritrovatisi a dover pagare un prezzo molto alto – e le nuove console Next-Gen sono state addirittura affiancate da versioni budget “Only Digital”, quelle Xbox Series S e PlayStation 5 senza lettore che tanto hanno fatto discutere. Parliamo di segnali importanti, un’escalation d’eventi giunti forse troppo velocemente che hanno destato immediatamente una forte preoccupazione tra l’utenza, giocatori che per tutta una lunga serie di motivazioni preferiscono una libreria tangibile piuttosto che una lista infinita di codici da scaricare all’occorrenza, i quali temono che l’era del fisico sia oramai giunta al capolinea. Ebbene, noi di Game Division siamo oggi qui, insieme a voi, per rassicurarvi, poiché quel mercato fatto di custodie e dischi che tanto ci piace ordinare con cura maniacale non verrà mai meno.

Una questione di priorità

Partiamo da un presupposto tanto basilare quanto importante per avviare questa nostra discussione, oramai sono anni e anni che si parla di un’imminente morte del mercato fisico che però non si è mai palesata. Certo, è indubbio che con il passare delle generazioni il mondo digitale abbia acquisito una grande forza a discapito del fisico, ma quest’ultimo continua a resistere per tutta una serie di fattori che vogliamo ora analizzare insieme a voi, partendo ovviamente da quello più palese; non tutti dispongono di una buona connessione internet. Si prova un certo gusto amaro in bocca a pensarci, ma in un mondo così interconnesso come il nostro sono ancora tantissime le persone che non dispongono di una connessione adatta a giocare – senza dimenticare poi chi non ha proprio una linea Internet – e attenzione, poiché qui non parliamo solo del nostro caro e vecchio “stivale italiano”, da sempre identificato come parte integrante del Terzo Mondo in tal senso, bensì del pianeta nella sua interezza.

Anche gli stessi Stati Uniti, da molti visti come la terra promessa dove basta sbattere le palpebre per scontrarsi con 17 fibre ottiche che vorticano nell’etere pronte a lanciarvi nel cyber-spazio più inimmaginabile, presentano in realtà molte lacune in tal senso, sia nelle metropoli che nelle zone rurali più disparate. Parliamo di milioni e milioni di persone a cui gli store digitali sono ancora del tutto preclusi o che, nella migliore delle ipotesi, riescono ad acquistare qualche videogioco online per poi iniziare a giocarci realmente a diversi giorni di distanza, vuoi per un peso elevato del prodotto, vuoi per un susseguirsi senza fine di patch correttive che appesantiscono ancor di più il tutto.

Proprio il peso dei videogiochi è un altro punto cardine della questione visto che in moltissimi, non potendo usufruire di una connessione a Internet sufficientemente veloce, rischiano d’impiegare mostruosi quantitativi d’ore per riuscire a scaricare anche un solo titolo. L’aumento di spazio richiesto dalle produzioni videoludiche non è infatti stato costante come ci si sarebbe potuti aspettare in un primo momento, vedendo piuttosto una vera e propria impennata di GB richiesti che tutt’ora sta spaventando molti osservatori. Se su Ps3 e 360 già solo 10GB di spazio sembravano un’esagerazione, oggi innumerevoli giochi arrivano a sfiorare addirittura numeri a tre cifre, con casi eclatanti come quello di Call of Duty Modern Warfare che hanno quasi del ridicolo. Finché non sarà possibile garante una (buona) connessione a tutti, vien da sé che dire addio al mercato fisico sarebbe sostanzialmente impossibile, visto che ciò precluderebbe a molti utenti di poter entrare in contatti con le ultime produzioni apparse sulla scena.

Com’è ovvio che sia, le grandi industrie puntano sull’avvicinarsi a quanto più pubblico possibile e il precludersi fette di clienti consistenti in favore del digitale non avrebbe alcun senso logico. Secondariamente, non bisogna poi dimenticare che proprio il negozio rappresenta un sistema di fruizione consacrato non solo in ambito di videogiochi su disco, ma anche di console con cui poter far funzionare quei titoli appena acquistati… ecco, potreste aver appena capito dove vogliamo andare a parare. Nessun negoziante desidererebbe mai di vendere un prodotto potenzialmente capace di portarlo al fallimento, e a ben pensarci le console senza supporto ottico sono proprio questo, delle macchine di morte per qualsiasi negozio videoludico.

Ecco quindi che, come per magia, le console “Only Digital” diventano praticamente introvabili, tante catene ne mettono in vendita pochissimi pezzi mentre in altri negozi ancora non vengono neanche vendute, una difficoltà di reperibilità che compromette in toto quel sistema votato al digitale che tanto ci preoccupa, senza poi dimenticare l'astio neanche troppo velato che fasce importanti di pubblico hanno messo in mostra immaginando di doversi ritrovare in un certo senso circoscritte ai soli mercati digitali di Sony e Microsoft, compagnie che nei propri lidi possono tranquillamente dettar legge senza dover tener conto a nessuno. Questo comunque non vuol certo dire che non si possano trovare delle soluzioni e anzi, Microsoft si è già mossa in tal senso dando forma a un’interessante partnership con Gamestop per permetterà alla catena di vendere Xbox Series S senza doverci perdere sul lungo periodo, idee che in futuro potrebbero divenire una prassi comune potenzialmente capace di tenere a galla il mercato fisico senza per questo dover rinunciare a quello digitale o viceversa.

Quell'amore indissolubile

Sotto un’ottica più privata, legata al singolo utente, non bisogna poi dimenticare che la morte del fisico in favore del digitale comporterebbe la scomparsa dell’usato, da sempre punto di discordia tra sviluppatore, venditore e cliente. Non è infatti un segreto che il vasto mondo dell’usato venga giudicato in malo modo dall’industria, visto che acquistare un videogioco usato significa pagare solo e unicamente la catena in cui si sta effettuando la vendita, senza che nulla finisca quindi nella casse delle software house che quei videogiochi li hanno faticosamente realizzati. La questione è indubbiamente complessa e difficilmente risolvibile, ma se c’è un fattore su cui tutti possiamo concordare, è che i giocatori non vogliono rinunciare a questo mondo di possibilità a basso costo.

Già in passato diverse software house e compagnie hanno tentato di bypassare il mercato dell’usato – con il caso più eclatante rappresentato proprio da Microsoft e da ciò che Xbox One sarebbe dovuta originariamente essere –, e come una sentenza marchiata a pelle, tutte hanno dovuto pagare lo scotto del grande pubblico, che mai ha realmente anche solo lontanamente preso in considerazione l’idea di dire addio alla proverbiale copia di seconda mano. Come se tutto questo non fosse già abbastanza, non bisogna poi ovviamente dimenticarsi quello scarto generazionale che oggi si sente con indomita forza. Per molti potrebbe sembrare il classico discorso da vecchietto con barba bianca e bastone al seguito intento a lamentarsi innanzi al cantiere di turno, ma esiste una vastissima fetta di pubblico con qualche anno in più sulle spalle che, essendo cresciuta con la classica concezione d’acquisto videoludico, molto difficilmente riuscirebbe a dirgli addio.

Se da un lato è infatti vero che molti giovanissimi videogiocatori sono oggi portati ad effettuare acquisti prevalentemente online – soprattutto con il sopraggiungere di proverbiali fenomeni di massa quali Fortnite e compagni che puntano tutto proprio sul mondo digitale –, dall’altro lato vi sono altrettante vagonate d’utenti che non potrebbero mai concepire un futuro videoludico senza una ricca libreria strabordante di videogiochi attentamente posizionata nel proprio salotto al seguito. Il fatto stesso che ogni giorno i social vengano costantemente invasi da un pubblico sempre pronto a mettere in luce il proprio amore per tutto ciò che è fisico, che si può effettivamente toccar con mano, dovrebbe dare un’idea di quale sia la reale situazione in cui versa il mercato, una condizione che sicuramente spaventa e intimorisce, ma al contempo capace di dare importanti segnali di ripresa, segnali che invero abbiamo già potuto osservare in altri casi.

Se ci si pensa, infatti, tutte le grandi forme d’intrattenimento hanno vissuto in momenti differenti situazioni similari a quella che sta passando ora il mercato videoludico. L’industria del cinema, il mondo musicale, l'universo cartaceo, sono settori di mercato che hanno dovuto necessariamente affrontare il sopraggiungere del digitale – legale o meno -, aggiornando i propri spazi e rimodellandosi per trovare una giusta quadra in un contesto che è andato mutando profondamente nel giro di pochissimi anni. Quando Spotify fece la sua comparsa sulla scena, molti diedero definitivamente per spacciato il classico CD, così come DVD e Blue-Ray vennero visti come condannati quando ci si rese conto della forza di Netflix… e questi sono solo gli ultimi di un infinito susseguirsi di casi che potremmo prendere in esame. Eppure, nonostante tutto, acquistare film in negozio è ancora possibile, trovare il proprio CD musicale non è un compito così arduo come molti temevano; chiaramente ci sono stati dei cambiamenti nel fruire dei contenuti, nel pubblicizzare prodotti e nell’effettuare il proprio acquisto, ma oggi potete ancora uscire di casa, salire in macchina e andare ad acquistare l’ultimo colossal hollywoodiano senza alcuna particolare difficoltà.

Allo stesso modo, l’industria videoludica deve ora fare i conti con una nuova realtà, una strutturazione differenziata del mercato. Non esiste più un solo modo universale per usufruire di un qualche videogioco, ve ne sono dozzine, tutti con i propri pro e contro. Fioccano le offerte, si presentano gli abbonamenti, giungono gli sconti, e in tutto questo marasma di opportunità è sempre l’utente finale a poter decidere come muoversi, indipendentemente che voglia puntare tutto sul digitale o sul fisico. Sicuramente assisteremo a delle trasformazioni, dei cambiamenti che avranno risvolti importanti sul lungo periodo portando a vincitori e a sconfitti - e in un certo senso questi cambiamenti li stiamo già osservando -, ma così come si può fare oggi, anche tra quindici, venti o trent’anni potrete ancora decidere se accendere la vostra console per scaricare l’ultima produzione appena uscita o se andare in negozio e acquistare la vostra copia fisica.

Se non vedete l'ora di potervi lanciare nel cuore della Next-Gen, vi consigliamo di tenere d'occhio Amazon dove le nuove console vengono rimesse in vendita a più riprese.