Doctor Game, un archeologo del passato videoludico

Un eccentrico dottore svela su YouTube i retroscena delle grandi console del passato, ma nella vita di tutti i giorni è un tranquillo appassionato come tanti.

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a cura di Andrea Balena

Doctor Game, al secolo Claudio Palazzolo, è uno YouTuber il cui canale vanta 40.000 iscritti, 3 milioni di visualizzazioni e una fanbase forte e compatta. Il suo campo da gioco è alquanto singolare e unico nel panorama italiano: la storia delle console retro degli ultimi 30 anni, con approfondimenti del lato hardware di queste scatole delle meraviglie che hanno saputo appassionare milioni di giocatori.

Il nostro dottore si dedica inoltre a far conoscere agli appassionati il mondo delle open console e a promuovere i progetti indipendenti della nostra penisola. L'abbiamo intervistato in esclusiva al Wondercon, fiera tenutasi a Bari lo scorso weekend.

doctor game youtube

Su YouTube parli di console retro e open console. Nella vita reale cosa fai?

Sono un pessimo grafico per un'azienda che si occupa di programmi gestionali, e mi occupo dei lavori grafici e pubblicitari per conto loro. Insomma, un lavoro "normale" ma che adoro!

Ognuno si è avvicinato al mondo videoludico in qualche modo, qual è stato il tuo?

Sono entrato attivamente in questo mondo grazie al NES (Nintendo Entertainment System) con Super Mario. Prima di possederlo giocavo a scrocco da amici e parenti, ma dopo il NES è iniziata la vera passione, quindi parliamo del '86 o '87. Un po' stagionato il ragazzo qua!

Cosa ti ha spinto ad affrontare questa tematica di nicchia e soprattutto come ti è venuta l'idea del tuo particolare format video, dove interpreti un eccentrico dottore delle console?

L'idea dei video mi è venuta in mente quando un giorno stavo rispolverando alcune vecchie console, anche portatili, come l'Atari Lynx, che è stata protagonista della prima puntata. Mentre la pulivo mi dissi: "Su questa console conosco qualche aneddoto e mi piacerebbe raccontarlo" e da lì è nato il tutto. Il personaggio del Doctor Game è nato invece per scherzo: all'epoca sul mio vecchio sito The Phantom Castle avevo buttato questa proposta ai miei collaboratori. Raccogliemmo un po' di idee e scegliemmo la peggiore! (ride)

Doctor Game

Quanto incide la tua vita di YouTuber sulla quotidianità?

Per fortuna poco, perché faccio in modo che sia così, anche perché la quotidianità mi ruba tantissimo tempo e non mi sento propriamente uno YouTuber, ma più uno che fa video. Questa doppia vita la sviluppo nei ritagli di tempo, cosa che mi dispiace un po'. Vorrei farla crescere maggiormente.

Puoi spiegarci in breve la realtà delle open console basate su Android provenienti dalla Cina?

In sostanza sono console solitamente portatili, ma anche con alternative fisse, basate principalmente sul sistema operativo Android, che conosciamo tutti per la sua versatilità sui cellulari e che permette di giocare con l’intero parco titoli dei retrogame tramite uso di emulatori. In questo modo è possibile giocare di tutto, dalle avventure grafiche per Pc degli anni '90 fino ai giochi in 3D dell'era 64 bit. Per quanto mi riguarda, da appassionato di retrogaming, è una cosa ottima potermi portare sempre in giro la mia softeca al completo.

Hai da poco lanciato l'hashtag #bastacrederci per pubblicizzare le realtà indipendenti italiane nel settore tecnologico e videoludico. Cosa servirebbe per spingere sul serio la scena italiana?

La scena italiana ha avuto un periodo di enorme boom nell'era Amiga e anche su Pc in seguito. Ha dato modo di conoscere molte persone talentuose e di far vedere quanto noi italiani possiamo eguagliare se non addirittura superare realtà extra europee, se non addirittura quelle d’oltreoceano. Ora lo scenario è un po’ mutato, per via dei costi e delle sovvenzioni, e la cosa personalmente mi dispiace, perché abbiamo perso nomi come SimulMondo e tantissime altre case, o perlomeno hanno ricevuto un forte ridimensionamento. Abbiamo perso quella che era la potenzialità della nostra industria. Ora sono rimasti solo i grandi nomi come Milestone.

Noi abbiamo molte possibilità non espresse, e la cosa mi sta particolarmente a cuore. Non soltanto sul lato software, ma anche hardware, perché c'è ancora tanta gente che crea dispositivi adatti al gaming made in Italy come l'ACROC, che possono essere un'ottima alternativa per chi vuole fare una carriera imprenditoriale in questo mondo, specialmente in questo periodo di scarso lavoro. Ho lanciato questo hashtag per poter riunire tutte queste iniziative e spero che la gente si dimostri interessata a supportare queste realtà.

Che idea ti sei fatto della scena indie videoludica? Fanno bene le major a investire sempre di più su questo modo di fare i videogiochi, che si rifà alle radici del medium stesso?

Gli indie sono la cosa migliore che ci potesse succedere, ora come ora. I grandi brand sono stanchi e cercano di riciclare sempre sé stessi per il successo assicurato. A quei livelli, se rischi di toppare con questi progetti, rischi addirittura di fallire. Invece gli indie, essendo una realtà più piccola e intima, possono permettersi talvolta, seppur con grandi sacrifici, di scommettere su titoli più alternativi, e da lì verranno probabilmente estrapolate le idee del domani. Un esempio su tutti è Minecraft: è nato come indie per poi diventare un titolo tripla A, acquistato addirittura da Microsoft. Bisogna comunque incentivare la scena per permettere a questi titoli di raggiungere prima un pubblico di nicchia e poi uno molto più vasto.

Come ben sai, si è appena conclusa l'edizione 2016 dell'E3. Qual è il gioco che ha maggiormente colpito la tua attenzione? Cosa pensi del futuro dell'industria?

Sul punto di vista hardware non mi sono fatto una buona opinione, perché stiamo finendo in una situazione di frammentazione simile al periodo che abbiamo vissuto trent'anni fa, con console che si ripetono una dietro l'altra e che sviluppano poco il lato hardware solo per inseguire la corsa tecnologica, come accadeva con le varie console Atari che sviluppavano le loro idee il minimo necessario per cavalcare l'onda e non stare indietro alle concorrenti. Invece no, si dovrebbe sviluppare meglio il proprio hardware e incentivare i programmatori a portare i loro prodotti sul proprio sistema. Non mi piace come sta andando ora la situazione con Project Scorpio, e così via. Sul lato software per fortuna stiamo vedendo molti di quei titoli che dovevano già uscire quando la generazione attuale è cominciata. Titoli che comunque sono stati presentati senza una data certa di rilascio o di cui si è mostrato troppo poco. Mi è piaciuta moltissimo la line-up di Sony, con The Last Guardian, che personalmente sto adorando, e nuove IP come Horizon: Zero Dawn e Death Stranding di Hideo Kojima. Speriamo che continuino così, ma soprattutto che non cambino le console ogni anno come invece fanno per i cellulari… che ne sarebbero capaci!

L'intervista finisce qui, ma il lavoro del Dottore no. Infatti ha ancora almeno due decenni di storia videoludica da far riscoprire agli appassionati, coinvolgendo anche persone più giovani che non hanno potuto vivere direttamente questi anni d'oro. Noi gli auguriamo un bocca al lupo per il futuro!