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a cura di Michelangelo De Cesare

Dove e Quando

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Non c'è una finestra temporale precisa in cui poter inserire Death Stranding, tanto meno un luogo in cui circoscriverlo, seppur si possa pensare che si tratti degli Stati Uniti. Nel titolo sviluppato da Kojima Productions dove e quando sono i due rovesci di una moneta persa in strada e corrosa dal tempo, conservata dalle stesse circostanze che l'hanno portata a scivolare dalle nostre tasche: da un lato vediamo una terra libera dai paradigmi dell'industrializzazione, con ampi e spettacolari paesaggi naturali dar forma a orizzonti più che suggestivi; dall'altro troviamo un tempo indefinito, alterato da una pioggia metafisica che stravolge il ciclo vitale degli organismi con cui entra in contatto e dalla piaga di strani essere basati sul principio di chiralità (oggetti speculari ma non sovrapponibli, come le nostre mani).

Queste creature sono quasi invisibili al nostro occhio e  sembrano non essere in grado di "vedere" ciò che le circonda, ma senz'altro di percepirlo. Sono esseri pericolosi, probabilmente diffusi a macchia d'olio sulla superficie terrestre e dalla natura a noi ancora sconosciuta. Assorbendo, o meglio divorando,  gli esseri umani vanno a generare devastanti esplosioni di energia che segnano in modo indelebile il nostro pianeta, con cicatrici grandi come crateri.

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Nelle rappresentazioni proposteci fin ora di questo contesto così surreale abbiamo osservato una particolare attenzione all'acqua, l'elemento alla base della vita: la vita nasce in acqua e da essa resta dipendente. Basti pensare al piccolo nell'incubatrice e al chiaro riferimento al liquido amniotico e al ventre materno o alla pioggia che accelera il tempo biologico degli organismi viventi, modificandone il decorso fisico.