Dragon Star Varnir Recensione, il ruggito delle streghe

Dragon Star Varnir è il nuovo JRPG di Compile Heart e Idea Factory, ambientato in un mondo in cui le streghe cacciano draghi.

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a cura di Alessandro Palladino

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Compile Heart e Idea Factory tornano alla carica con il nuovo Dragon Star Varnir, un intrigante JRPG che per certi versi continua il filone “oscuro” intrapreso dalle due compagnie con Death End re;Quest. Ancora non è maturo il tempo per vestire di nuovo i panni di Neptunia, piuttosto si procede nel filone delle trame originali per cercare di trovare una nuova quadra su cui poter spingere il marchio. Un nuovo Fairy Fencer, se così possiamo chiamare l’obiettivo delle due compagnie.

Dragon Star Varnir è un bel passo in avanti sotto diversi punti di vista, mentre alcuni compromessi sembrano invece rispedirlo indietro, positivi e negativi che siano. Viene ristabilito uno stile più classico che concentri tutta l’esperienza nella narrazione da visual novel che ormai contraddistingue il modus operandi di Compile Heart.

Uno stile che naturalmente non si appella più alla totalità dei giocatori mondiali, piuttosto continua a scavare nella nicchia di appassionati che, tutto sommato, sono ancora disposti a vivere nuove esperienze dal forte taglio orientale. Se siete membri di questa cerchia filo-nipponica, IF e Compile Heart vi chiedono di farvi condurre ancora una volta nella loro idee, auspicandovi di trovare un nuovo universo in cui immergervi.

Il ciclo vitale di una Strega

Lasciando perdere gli MMORPG e le console da gaming antropomorfe, questa volta ci ritroveremo in una terra amena popolata quasi totalmente da draghi pericolosissimi. Gli umani sono relegati in un’unica città stato indipendente dal resto del mondo; essenzialmente un’allegoria del Vaticano in chiave tirannica. Il governo religioso si rifà a una divinità antica chiamata Varnir e, sotto il suo nome, dà la caccia ai draghi e alle streghe per asserire la sua potenza come unico salvatore del popolo. Non che siano due entità differenti, nel mondo di gioco una strega finisce la sua vita solamente in due modi: o impazzisce totalmente oppure diventa un drago e viene abbattuta dai Cavalieri dell’Impero.

Un triste destino per le maghe e che riprende un po’ la tanto amata filosofia delle Mahou Shoujo in chiave dark, portandola nel fantasy più puro. Il giocatore vestirà i panni di Zephy, un cavaliere come tanti che rischia di morire in un luogo anonimo all’interno delle foreste perimetrali. Per salvarlo, un gruppo di streghe decide di fargli ingerire del sangue di drago per rigenerarlo e riportarlo in vita, condannandolo però a diventare uno di loro. E così il cacciatore diventa parte del gruppo di prede, arrivando a comprendere che effettivamente anche le streghe hanno sentimenti, bontà e un cuore.

Per quanto questa descrizione ricada nella trama più classica della redenzione, Dragon Star Varnir non è per niente una storia gentile e dal lieto fine. Zephy e le sue nuove amiche si ritroveranno a combattere contro interi imperi e organizzazioni criminali che utilizzano le parti dei draghi per produrre diavolerie meccaniche. Come se non bastasse, dovranno anche venire a patti con la loro natura dall’equilibrio molto precario. Zephy, in particolare, dovrà decidere se dimenticare o meno la vita precedente in base alle scelte del giocatore. Ciò crea diversi filoni di trama e sicuramente spezza quella sensazione di sentirsi raccontare una storia eccessivamente buonista.

Diventare una strega significa dover assumere carne di drago per poter sopravvivere, ciò però porta a far “crescere” il drago nella pancia di ognuna di esse fino al punto di farlo letteralmente uscire fuori dal grembo materno. E a quel punto cos’è meglio? Perdere la sanità o tenersi la ragione e vivere un po’ più a lungo in un mondo dove ogni giorno qualcuno tenta di ucciderti?

Dragon Star Varnir è una storia che agisce su più livelli e rappresenta il vero punto di forza della nuova produzione di Compile Heart. Il gioco possiede numerose scelte molto significative e ha perfino 7 finali possibili, dipendenti da diversi parametri.

Il giocatore si ritroverà coinvolto emotivamente dal rapporto con le streghe di diversa età e caratterizzazione, dovendole curare e sfamare in modo da evitare spiacevoli incidenti, mentre dal lato razionale verrà richiesta una gestione accurata dell’utilizzo dei poteri e delle lotte. Questo perché uno degli obiettivi è evitare che la Bilancia della Pazzia salga troppo prima che riusciate a spezzare questo ciclo maledetto che da secoli imprigiona le streghe, obiettivo finale per ottenere la conclusione più positiva.

Una corsa contro il tempo che viene vissuta intimamente e a un ritmo ben congeniato. La scrittura dei dialoghi in Dragon Star Varnir ha momenti molto altalenanti ma in generale è evidente che il protagonista sia stato gestito in maniera ottimale, soprattutto perché è importante far capire come il suo ruolo di ago della bilancia possa essere cruciale anche nei momenti meno evidenti. Anche la costruzione delle relazioni tra Zephy e le belle streghe è un bel punto a favore.

Non manca il fanservice nei siparietti con ognuna di esse, però aumentarne l’affetto non significa avere solo appuntamenti e romanticherie varie, piuttosto si approfondiscono le dinamiche del rifugio delle streghe e le comprensibili problematiche di ognuna di esse. Essendo una situazione delicata e tutt’altro che leggera, il team di Compile Heart ha fatto un lavoro encomiabile nel creare connessioni mature e significative, amplificando il crudo crescendo che si dipana per tutti gli undici capitoli del gioco. Ne consegue una longevità e rigiocabilità significativa, nonostante sia comunque afflitta da missioni secondarie ininfluenti e obiettivi discutibili.

Annientare i draghi, un problema morale

La struttura di Dragon Star Varnir, in definitiva, è assimilabile ai dogmi del genere seinen e alle sue derive più scure. Il tono è sempre super serio e i momenti d’innocenza hanno un retrogusto amaro, ricordandoci a ogni dialogo che ognuno dei protagonisti sta vivendo un’esistenza misera in costante tensione verso la morte, appesi a un filo illusorio con entrambe le estremità negative. Proprio perché la seriosità della trama permea in ogni dettaglio del gioco, il gameplay passa quasi in secondo piano o, più precisamente, fa solamente le veci dell’intreccio di base.

Ci ritroveremo a vagare in aree eccessivamente grandi e vuote nel tentativo di andare avanti con la storia, scontrandoci con i vari nemici casuali e accumulando punti esperienza come il più classico dei titoli della compagnia. Già dalle prime missioni ci viene detto che ogni nemico che incontreremo sarà un drago (e quindi ex-streghe mutate) e dovremo scegliere se ucciderli o divorarli. Per farlo, ogni personaggio può evocare il drago dentro di sé per trasformarsi e ottenere un power-up consistente, ma può anche chiamarlo brevemente per assorbire i nemici e guadagnare effettivamente tutte le abilità del gioco.

Non esistono alberi di capacità preesistenti e non le si possono sbloccare semplicemente accumulando punti: il vostro party dovrà attivamente divorare i suoi avversari al fine di poter crescere nelle statistiche. Una sorta di collezione stile Pokèmon ma in salsa horror, oltre che culinaria. Il problema di questo “cane mangia cane” è che, eccetto per i Boss, ogni personaggio dovrà per forza mangiare singolarmente ogni nemico incontrato. Non facendolo e lasciando dei membri esclusivamente nelle retrovie, vi ritroverete delle streghe di alto livello ma con le statistiche adeguate solamente ai primi momenti di gioco.

E qui veniamo alla carenza maggiore di Dragon Star Varnir e che Idea Factory si porta dietro quasi da sempre: il grinding eccessivo, stavolta portato all’estremo e ben più pesante rispetto a tutti gli altri titoli del duo di sviluppatori. Non solo dovrete per forza tornare indietro e livellare per stare al passo con la ripida curva che il gioco propone dal capitolo 5 in poi, ma dovrete farlo più e più volte per recuperare tutti i draghi che i vostri alleati non hanno digerito e ottenere quelle preziosissime abilità passive e attive necessarie per proseguire.

Per fortuna il combattimento in sé è intrigante e classico allo stesso tempo. A bordo delle fidate scope, dovrete combattere i vari nemici su tre livelli aerei in una turnazione basata sul tempo e sulla velocità di ognuno dei combattenti. La dinamica funziona bene e non fa né più né meno dei classici Hyperdimension Neptunia di un tempo, solo che dà una dignità alla dimensione aerea e non ridicolizza i draghi tenendoli a terra.

Il problema però è che, oltre il combattimento, il resto del gameplay di Dragon Star Varnir fa il suo compito senza troppi guizzi di genialità. Il sistema di crafting e l’equipaggiamento sono abbastanza profondi ma c’è una ricerca della complessità non necessaria, adeguata giusto al più smanettone della serie. Allo stesso modo la personalizzazione di ogni personaggio è limitata a quattro oggetti e spesso non è neanche chiaro l’effetto o il vantaggio di un pezzo rispetto a un altro. Numeri e cifre appaiono come arbitrari rispetto al sistema, ma del resto la precisione è richiesta specificamente per la difficoltà più alta.

Dragon Star Varnir: il peso dei secoli

Per quanto possa sembrare assurdo con una trama così ben congeniata, le altri parti del titolo sono figlie di una superficialità fin troppo accentuata. Il lato estetico ad esempio presenta degli ottimi modelli poligonali e degli ambienti discreti, ma lo stile artistico è così irregolare da lasciare confuso chi guarda. Alcune inquadrature e scene sono eccellenti e hanno un colpo d’occhio originale, altre invece sono veramente lontane da uno standard qualitativo accettabile. Modelli come quelli di Karikaro e Charlotta sono quasi amatoriali se confrontati alla rappresentazione di Minessa o di personaggi secondari come Darne e l’Imperatore. Un effetto inspiegabile e che ogni volta crea un dislivello visivo decisamente percettibile.

Allo stesso modo i colori dell’ambientazione sono eccessivamente scuri e il design delle aree di gioco si ripete fin troppo volentieri. Per quanto, a onor del vero, sia stabile su tutte le piattaforme, il lato tecnico di Dragon Star Varnir è il suo peccato più grave e non rende affatto giustizia all’originalità della sua narrazione. Altre produzioni di IF e Compile Heart sono state molto più ispirate dal punto di vista estetico ed è uno spreco vedere che qui non tutte le idee siano riuscite con esattezza, magari per motivi di budget. Parzialmente è anche colpa degli anni ormai passati sulla schiena di questo engine, che ha ben servito il suo tempo massimo e ha bisogno di essere messo da parte.

Lo stesso si può dire delle musiche, oltremodo dimenticabili e senza una vera anima. Non c’è nessun brano che spicchi nella colonna sonora, lasciandoci ben lontani dalle composizioni memorabili di Fairy Fencer. Anche qui, un colpo decisamente doloroso per un marchio che tenta di attirare nuovo pubblico e che, effettivamente, ha dei lati positivi non indifferenti.

Un plauso va invece al doppiaggio e agli effetti sonori, di una caratura diversa dal resto della parte tecnica e con la possibilità di scegliere l’inglese e il giapponese per le voci. Anche se hanno gestito male l’utilizzo delle linee doppiate dei negozianti, i quali ripetono la stessa frase a qualsiasi pressione di qualsiasi tasto. Immaginate vendere un pezzo d’equipaggiamento 5 volte e sentire per 5 volte nell’arco di 5 secondi la stessa frase dalla voce acuta. Un test per i vostri nervi e le casse audio, tanto da non farvi mai più mettere piede nel negozio.

Infine è necessario sottolineare come Dragon Star Varnir si presenti censurato nella sua versione per PlayStation 4, mentre su PC - in uscita successivamente nel corso dell'estate - l’esperienza non subirà nessuna alterazione. Purtroppo questo non dipende dagli sviluppatori, piuttosto è dato dalle recenti politiche di Sony riguardo la rappresentazione della nudità o di temi che possano richiamarla. Non si tratta di un difetto intrinseco, ma chiaramente sarebbe preferibile godersi un prodotto senza vederlo trasformato nelle sue parti.