Empires In Ruins, il gioco italiano che fonde strategia e tower defense

La nostra rubrica sui progetti crowdfunded parla di Empires In Ruins, un gioco che mescola elementi strategici e gestionali con combattimenti tower defense.

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a cura di Roberto Caccia

Oggi inauguriamo una nuova rubrica settimanale di progetti finanziati tramite piattaforme di crowdfunding, come Kickstarter, Eppela, Indiegogo e affini. Videogiochi in cerca di fondi, dispositivi tecnologici intriganti, progetti di nomi noti e non. Ogni settimana ci addentreremo in questo mondo, segnalandovi ciò che ci ha colpito maggiormente.

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Per inaugurare questo nuovo appuntamento abbiamo scelto Empires in Ruins, un gioco che mescola elementi strategici e gestionali con combattimenti in stile tower defense. Ad occuparsi dello sviluppo ci sta pensando Emiliano Pastorelli, ricercatore in realtà virtuale e visualizzazione 3D di materiali microstrutturati, italiano ed emigrato in Francia, Germania, fino ad arrivare a Tallin, in Estonia.

Emiliano ci ha spiegato di aver cominciato lo sviluppo di Empires in Ruins circa quattro anni fa, come hobby "didattico" durante l'inizio del dottorato in cibernetica all'università di Tallin. Dopo due anni la decisione di trasformarlo in un impegno più serio, arricchendo la base tipica dei tower defense con una mappa tattica a turni e una trama tetra ma con un po' di humor nero.

Secondo Emiliano, che sta sviluppando il gioco insieme al suo socio George Bigiakis, modellatore 3D freelance, i punti di forza di Empires in Ruins sono la complessità del gameplay, la ricchezza di meccaniche delle mappe di combattimento, la trama e soprattutto l'unione di più generi in un solo gioco. Ad accompagnare il tutto un'insolita colonna sonora Folk Metal, con cupe chitarre elettriche, tamburi e cornamuse.

Abbiamo approfittato della chiacchierata con l'autore del gioco per fargli anche qualche domanda sulla sua esperienza.

Tom's Hardware: Quale consiglio vuoi dare agli appassionati che vorrebbero seguire il vostro esempio?

Emiliano Pastorelli: Pazienza, fermezza di intenti e umiltà infinite sono la base. Leggete forum, articoli e recensioni, comunicate con altri sviluppatori (il gruppo Facebook Indie Game Developers conta da solo 45 mila iscritti). Ascoltate e prendete in considerazione il feedback di tutti ma non lasciate che snaturino la vostra idea portante. Documentate il vostro lavoro passo dopo passo fin dagli inizi dello sviluppo del vostro gioco su forum e blog in modo da creare lentamente una comunità di appassionati e preparatevi a eventuali fallimenti grandi e piccoli: fanno parte del gioco. Usateli per imparare, per migliorare e per capire dove avete sbagliato.

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TH: Quali strumenti e conoscenze si devono possedere per realizzare un gioco come il tuo?

EP: A livello di hardware e software oggigiorno é tutto molto accessibile. Io programmo su un semplice notebook, il mio socio per la modellazione e i rendering 3D lavora su un computer fisso piú massiccio, (circa 2000 euro). Gli engine di sviluppo di giochi piu diffusi (Unity3d che usiamo noi, Unreal Engine, Cry Engine, ecc.) sono diventati quasi tutti gratuiti. Riguardo alle conoscenze, i team più grandi tendono a usare personale super-specializzato, mentre in una squadra di due persone come la nostra serve saper fare un po' di tutto. Design, programmazione, management del progetto, modellazione e animazione 3D, la lista é lunga. C'é chi considera una formazione specifica un requisito fondamentale, ma io non sono del tutto d'accordo. Sicuramente aiuta, ma avere una buona conoscenza delle tecnica di base di sviluppo software, una certa dose di buonsenso, non aver paura di fare il giro dell'orologio quando si avvicinano le scadenze, e fare esperienza sul campo a mio parere puó portare agli stessi identici risultati.

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TH: Credi che sia necessario andare all'estero per avere successo nel mondo dei videogiochi o si può rimanere anche in Italia?

EP: Assolutamente no, anche se essere all'estero porta alcuni vantaggi notevoli. Ti obbliga ad interfacciarti con persone straniere e a migliorare nell'inglese, e se il tuo mercato sará su scala mondiale su piattaforme come Steam, é un vantaggio non da poco. Nel mio caso personale essere all'estero mi ha dato la spinta e la voglia di provare a fare cose nuove come lo sviluppo di giochi. E ultimo, ma forse più importante (e in questo caso parlo dell'Estonia nello specifico), ti semplifica infinitamente la vita a livello di aprire una azienda e pagare le tasse. E quante pagarne cambia non poco.

Ringraziando Emiliano per la disponibilità v'invitiamo a dare un'occhiata al suo progetto su Kickstarter. Per finanziare Empires in Ruins ci vogliono 160.000 corone svedesi, 17.373 euro al cambio attuale. Al momento di scrivere questo articolo mancano 14 giorni al termine della campagna e per aggiudicarsi una chiave Steam del gioco ci vogliono dai 10 ai 15 euro.

Diteci cosa ne pensate nei commenti e non dimenticatevi di segnalare progetti intriganti per questa rubrica scrivendomi all'indirizzo mail roberto.caccia@tomshw.it. Le proposte più interessanti potrebbero trovare spazio sulle nostre pagine!