Epic porta in tribunale un 14enne per colpa di un cheat

La madre del ragazzo, denunciato per l'uso di cheat, non ci sta e alza la voce contro gli sviluppatori.

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a cura di Michele Pintaudi

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Fortnite è senza ombra di dubbio uno dei titoli più chiacchierati di quest'ultimo periodo: dopo l'inevitabile confronto con il fenomeno PlayerUnknown's Battlegrounds, il survival targato Epic Games torna a far parlare di sé per motivi non prettamente videoludici.

Qualche tempo fa infatti Epic aveva denunciato due giocatori rei di aver fatto uso di cheat durante delle sessioni di gioco e oggi, dopo circa due mesi, ci sono delle novità.

Uno dei due utenti ha appena 14 anni e la madre, che tramite i propri legali ha inviato una lettera alla Corte, non l'ha presa troppo bene e seppur con qualche esagerazione di troppo quanto affermato dalla donna solleva qualche interessante spunto di riflessione.

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In quanto appena quattordicenne, la madre del ragazzo afferma in primis che la software house di Rockville non aveva alcun diritto di diffondere il nome del giovane e questo è vero: si tratta a tutti gli effetti di una violazione alla legge del Delaware sulla tutela della privacy dei minori. Non è inoltre possibile, come molti di voi sapranno, denunciare direttamente un minore.

Mina Bitcoin con un falso cheat di Fortnite, denunciato

In secondo luogo la donna critica la scelta di Epic di perseguire i singoli giocatori anziché i siti che vendono o forniscono il software necessario per barare in un gioco online. In poche parole Epic starebbe usando il ragazzo come un "capro espiatorio".

La madre ha sottolineato come per giocare a Fortnite sia necessario il consenso dei genitori: un consenso che lei, e suo marito, affermano di non aver mai dato. Il ragazzo inoltre non avrebbe partecipato alla creazione del cheat, come affermato dalla software house, ma l'avrebbe solamente scaricato come un normale utente. Secondo la donna, Epic "non ha la possibilità di provare alcuna forma di modifica".

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Infine, dato che la causa è basata su una perdita di profitto, sostiene che si tratta di un videogioco free-to-play e che per dimostrare i mancati introiti Epic dovrebbe fornire una dichiarazione che certifichi, in modo preciso e puntuale, quanto profitto avrebbe fatto perdere il cheat. La diatriba è destinata a continuare ma, nel frattempo, vi invitiamo a dirci la vostra: chi ha ragione e perché?


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