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a cura di Jacopo Retrosi

La sua esistenza era già nota da un po' di tempo, ma ciò non ha impedito a Fallout 76 di monopolizzare l'attenzione del pubblico durante la conferenza pre-E3 2018 di Bethesda, tenutasi durante la notte. La software house americana ancora non sa dovere sbattere la testa con il suo The Elder Scrolls VI, per ora un logo e poco altro, ma con Fallout sembra più che intenzionata a percorrere nuove strade, trasformando il celebre gioco di ruolo in un'esperienza da vivere interamente online assieme ad altri giocatori. Un semplice esperimento in vista del "vero" Fallout 5, oppure possiamo aspettarci qualcosa in più?

Dall'uscita di Fallout 4 non sono trascorsi neanche 3 anni, ha senso dunque che Bethesda mandi avanti il brand con uno spin-off, utilizzando lo stesso motore grafico (tirato a lucido per l'occasione) e proponendo una formula di gioco diversa da quella a cui siamo abituati, ideale per sondare soluzioni inedite (da applicare magari ai prossimi capitoli) e "distrarre" i giocatori dal vuoto che anticiperà la prossima grande avventura fuori dal Vault (che si farà, potete starne certi).

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La premessa non deve però ingannare: uno dei dettagli emersi durante la conferenza Microsoft è che il titolo sarà ben 4 volte più grande del suo predecessore (cifra notevole, se pensate all'estensione della mappa di Fallout 4), affermazione che trova già parzialmente riscontro nei filmati mostrati durante le varie presentazioni, in cui possiamo ammirare i numerosi volti del West Virginia. Con 6 regioni da esplorare, ognuna caratterizzata dalla sua peculiare fauna e pletora di location, è lecito aspettarsi un mondo ricco di sorprese; ma lo sarà altrettanto di contenuti ed emozioni?

Da come l'ha introdotto il buon Todd Howard (un maestro nell'intrattenere la folla), Fallout 76 alla base si presenta come il solito Fallout che noi tutti conosciamo, una coinvolgente esperienza in singolo dove si fondono elementi action e ruolistici, in cui gestire la crescita del proprio personaggio, esplorare e sopravvivere alle insidie di una landa tanto affascinante quanto mortale, studiata però per ospitare un numero non meglio precisato di giocatori (dozzine apparentemente). L'azione si svolgerà all'interno di server dedicati e i progressi dell'utente lo accompagneranno ad ogni cambio di sessione; niente permadeath o altre dinamiche "hardcore" che fanno tanto gola in questi ultimi anni.

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Alcune perplessità sorgono spontanee: da che lato penderà l'ago della bilancia? Fallout 76 manterrà i ritmi distesi e una struttura narrativa analoga ai precedenti capitoli, favorendo i lupi solitari e relegando il comparto multiplayer a una sorta di "diversivo" per allentare la tensione, magari con missioni apposite in cui piombo e mostri giganti prendono il posto di conversazioni diplomatiche e testimonianze da leggere? Oppure adottando una struttura a missioni sarà possibile movimentare un po' il ritmo, allestendo un'infrastruttura che stimoli la ricerca di compagni di viaggio (possibilmente amici con cui comunicare), ma lasciando a secco chi predilige giocare per conto proprio? Titoli come Borderlands sono riusciti a trovare il giusto equilibrio proponendo una formula di gioco arcade e una trama frammentata ma piuttosto coesa, un'accoppiata perfetta per sessioni mordi e fuggi, sia online che offline; Bethesda riuscirà nell'intento?

Il fatto che nei trailer gli unici dialoghi uditi provengano dai primi minuti di gioco dà spago alla seconda ipotesi, tuttavia mancano diversi mesi al debutto di Fallout 76 (la data è fissata al 14 novembre 2018), Bethesda ha ancora un sacco di tempo per sorprenderci. Costruire e difendere il proprio insediamento sembra già un'attività più accattivante in compagnia, ma non sappiamo se lo sarà anche viaggiare a zonzo per il West Virginia, trovandoci in un contesto squisitamente PVE. Lanciare atomiche in testa alla gente e avventurarsi nel cratere appena creato in cerca di loot potrebbe essere divertente in compenso, sebbene saltare in aria a casaccio potrebbe diventare snervante senza un minimo di regolamentazione (possibilità di creare server privati? Lunghi cooldown tra una testata e l'altra? Staremo a vedere).

Un'altra potenziale problematica è il lato tecnico: Bethesda ci ha abituato a produzioni "leggermente" buggate e poco performanti, specie in occasione dell'uscita nei negozi; pare quasi impossibile gestire un personaggio a schermo, come faremo con più di dieci, connessi alla rete tra l'altro? Certo, a questo penseranno i ragazzi di BattleCry Studios, responsabili dell'infrastruttura online del titolo (destinata a pedurare per parecchi anni, a quanto dichiarato), ma il dubbio rimane. 

Tante sono le incognite che hanno accompagnato l'annuncio di Fallout 76, ma confidiamo che Bethesda sia in grado di innovare Fallout senza snaturarlo o privando i suoi fan della tipica esperienza che ha reso il brand così celebre. In ogni caso, la futura B.E.T.A. potrebbe rispondere a molti dei nostri quesiti, e forse sviscerare l'ancora avvolto nel mistero mondo radioattivo del West Virginia.

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