Farming Simulator 22 | Recensione del Re dei simulatori agricoli

Farming Simulator 22 si ripresenta sulle console ed i PC di tutti gli appassionati, attraverso le solite promesse di simulazione agricola (su vasta scala), unita alla gestione ad ampio respiro della propria azienda sul versante economico e commerciale. 

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a cura di Lorenzo Quadrini

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Farming Simulator 22 si ripresenta sulle console ed i PC di tutti gli appassionati, attraverso le solite promesse di simulazione agricola (su vasta scala), unita alla gestione ad ampio respiro della propria azienda sul versante economico e commerciale.

La serie, nata nell’ormai lontano 2008, ha tenuto un andamento di uscita annuale dal 2015 al 2020, anno in cui si è interrotta questa cadenza precisa a favore di una edizione per Nintendo Switch targata “21” (ma sostanzialmente rimasta sempre alla build del 2020). Questo annetto sabatico avrebbe dovuto rappresentare un momento di raccoglimento e riflessione per il team di Giants Software, che da un lato riceve plausi costanti da parte di un pubblico ormai fidelizzato, dall’altro offre il fianco a critiche più che giustificate, in merito soprattutto alla mancanza di coraggio e di implementazioni di gameplay più profonde e mirate.

Il punto più alto della simulazione agricola

Non si può negare, infatti, che Farming Simulator 22 soffra del confronto con i predecessori, allo stesso modo di altri titoli a cadenza fissa, quali FIFA o NBA. D’altronde, se il fulcro del gioco rimane sempre lo stesso (e sempre molto divertente), un prodotto che tocca di listino quasi i 50 euro deve per forza di cose cercare di introdurre meccaniche sempre nuove ed aggiornate, rischiando altrimenti di perdere utenza ed affidabilità.

Focus principale di questa necessità di sviluppo, almeno per quel che concerne il brand di Farming Simulator, è l’aspetto squisitamente gestionale. Se infatti, come si vedrà successivamente, la parte simulativa ha toccato probabilmente il punto più alto (non potendo l’utente chiedere molto di più di quanto non sia già stato offerto da qualche titolo a questa parte), quella di macro-management della fattoria, dei ricavi e dei lavoratori è ancora deficitaria. Un problema già segnalato nel 20, che addirittura venne surclassato in termini di IA e possibilità di gestione da alcune mod amatoriali di pregevole fattura.

Facendo un passo indietro, per poter descrivere con ordine l’esperienza di gioco anche ai più digiuni: Farming Simulator 22 è un prodotto simulativo/gestionale, nel quale si verrà chiamati a crescere piante, alberi, ortaggi (ed animali), con il fine ultimo di vendere, accumulare denaro ed espandere la propria attività. Il cuore dell’esperienza sta nella simulazione delle centinaia di macchine agricole (tutte vere, brandizzate e personalizzabili) necessarie a coltivare raccolti di grandi dimensioni. In tal senso Farming Simulator rappresenta il non plus ultra delle simulazioni agricole (e se vi state chiedendo quante sono, rimarrete stupiti dal numero di cloni e competitors che si sono affacciati sul mercato nel corso degli anni). Pur non ricalcando esattamente ogni passaggio della catena produttiva del settore primario, Farming Simulator offre un panorama di grande versatilità e realismo, soprattutto parlando di agricoltura.

I campi potranno (anzi, dovranno) essere arati, seminati, fertilizzati, trattati per evitare la crescita di erbacce ed infine raccolti, immagazzinando il risultato in silos o vendendolo in via diretta. Il giocatore è chiamato ad adoperarsi per ogni tipo di attività, spostando materialmente le enormi macchine a disposizione (che sia un trattore a cui attaccare aratro o seminatrice, fino alle gigantesche mietitrebbia), attivando i diversi macchinari, raccogliendo sia il prodotto finito che gli eventuali “scarti”. Farming Simulator 22 offre inoltre un grado differente di sfida, a seconda della voglia simulativa di ogni fruitore: si passa da modalità più semplificate, che eliminano alcuni passaggi (come l’aratura e lo smottamento dei terreni ogni tot o il riposo degli stessi); arrivando all’approccio più hardcore che tiene conto delle stagioni, dei periodi di semina, dell’approvvigionamento di benzina e semi per gli aiutanti e via discorrendo.

Rimane il piccolo neo della guida, simulativa in termini di velocità e prestazioni agricole, fin troppo semplificata per tutto il resto. Le manovre sono spesso poco agevoli, volanti e pad non hanno quasi nessun tipo di appeal, i danni sono esclusivamente legati al tempo di utilizzo e non agli urti (con conseguenze a volte comiche all'interno della guida urbana). Una scelta precisa, attinente ad un focus che vuole il giocatore concentrato su campi ed allevamenti, ma che può far storcere il naso, se costretti a percorrere chilometri e chilometri su e giù per le mappe proposte dagli sviluppatori.

Aspetti gestionali ancora da migliorare

Una nota dolente sta nella mancanza di tutorial di gioco effettivi (lo start “tutorial” consiste in pochissimi passaggi, molto criptici, ed in una dotazione iniziale di attrezzi, soldi e campi), solo marginalmente coperta da una guida testuale precisa ma troppo sintetica. Imparare a giocare a Farming Simulator può essere frustrante, soprattutto con un approccio offline e scevro da video-tutorial ed affini. Certo, una volta imparate le meccaniche di guida, di utilizzo degli attrezzi e le diverse fasi di crescita dei raccolti, il risultato è garantito, ma arrivarci può essere duro. Soprattutto perché il gioco si prende il suo tempo: nonostante sia possibile velocizzare lo scorrere dei giorni (in modalità standard un giorno corrisponde ad un intero mese) allo stesso modo è impossibile velocizzare il lavoro.

In poche parole, mentre il tempo scorre alla sua velocità massima, accelerando il ciclo giorno-notte, la nostra efficienza lavorativa sarà sempre la stessa, così come quella degli aiutanti. Non potrebbe essere diversamente, vista la natura simulativa dell’utilizzo dei diversi strumenti a nostra disposizione, ma resta un problema non indifferente nel momento in cui andremo a gestire campi di grosse dimensioni. Questa lentezza intrinseca trasforma il processo trial&error in una piccola agonia, che vi invitiamo a sopportare nelle prime fasi di apprendimento, al fine di poter godere di un videogame comunque di grande pregio.

La scelta di game design di Farming Simulator 22, con un passo avanti richiesto a gran voce da tempo, è quella di lasciar divertire il giocatore con le diverse attività simulative (che per questa edizione vedono anche l’aggiunta di vite e olive, oltre a colza, patate, mais, girasoli, ecc.), garantendo la possibilità di gestire i numerosi campi acquistabili in maniera più gestionale. Questo macro-management è garantito dalla possibilità di teletrasportarsi all’interno dei punti di riferimento e di ogni veicolo posseduto, al fine di controllare lo stato di lavoro di quanto affidato agli aiutanti. Questi ultimi sono farmers a contratto, che ci aiuteranno per un corrispettivo orario con ogni tipo di lavoro.

Un concetto non banale: fino all’edizione 21 essi si limitavano ad utilizzare i macchinari indicati dal giocatore. Oggi invece è possibile accedere al pannello di controllo dedicato, creare delle task di vario genere (guida, trasporto, lavoro) e seguire su mappa in tempo reale il loro operato. Una scelta necessaria per far sopravvivere il brand ma ancora non sufficiente per portarlo a quei livelli gestionali necessari soprattutto dal mid/end-game. La IA ancora non brilla per autonomia, comportando blocchi continui nelle opere e nei trasporti, mentre l’aspetto economico di acquisto/vendita dei prodotti è ancora fin troppo rudimentale. Farming Simulator 22 segue un percorso prevedibile, voluto, ma timido rispetto alle potenzialità della saga.

A questo si aggiunge un comparto tecnico che continua a fare semplicemente il compitino, eccellendo solo nella ricostruzione dei macchinari, fedele sia per gli esterni che per gli interni (con grande gioia degli appassionati). Questa fedeltà si interrompe però nel momento di ammirare la “bellezza” della natura che ci circonda, che migliora di anno in anno come rifinitura delle textures ma che rimane ancorata ad un’impalcatura visiva ormai vecchia e stantia. Neanche le luci risultano granché migliorate, con uno sbalzo tra giorno e notte mitigato da albe e tramonti davvero poco ispirati.

Insomma, Farming Simulator 22 non è brutto da vedere, ma allo stesso tempo si impegna poco (le strutture cittadine poi, sembrano uscire da un diorama delle scuole medie) e si poggia troppo sul lavoro dei modder, che fino all’anno scorso riempivano il vuoto di sviluppo con nuove mappe, nuove textures e nuove features. Certo, il software gira liscio come l’olio ed è difficile immaginare console o computer che non siano in grado di restituirci un’esperienza fluida e priva di problemi. Allo stesso tempo, però, il comparto tecnico ad oggi è davvero appena sufficiente, soprattutto considerato il costo non proprio economico del prodotto. Se a questo sommiamo una IA deficitaria ed una UE pulita, ma non incline a far sentire benvenuti i neofiti, il risultato non può essere considerato eccezionale.