Final Fantasy XVI e la fine dei turni

Final Fantasy XVI sancisce la fine dell'utilizzo del sistema di combattimento a turni per la serie principale, ma questo cambiamento era davvero necessario?

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a cura di Patrizio Coccia

La serie di Final Fantasy è sempre stata una delle più importanti nell’ambito videoludico, una saga storica che ha segnato più di una generazione di appassionati. Il 22 giugno 2023 arriverà sugli scaffali proprio la sedicesima fantasia finale che, più del suo predecessore, porterà delle modifiche sostanziali al gameplay, ormai sempre più action e lontano dal tanto celebre sistema a turni che lo ha reso famoso.

Questo cambio di rotta ha fatto inevitabilmente storcere il naso ad alcuni fan, ma è una scelta forte che personalmente mi sento di appoggiare nella sua totalità. La serie, specialmente dopo l’uscita di Final Fantasy X, ha perso pian piano la sua luce, offuscata da scelte sbagliate e da tempi di sviluppo che ne hanno pregiudicato il processo creativo.

Tuttavia, dopo ben 7 anni dal quindicesimo capitolo, eccoci qui senza troppi dubbi, pronti ad accogliere a braccia aperte quello che, almeno sulla carta, sembra essere IL Final Fantasy che tutti noi stavamo aspettando.

Piccola precisazione, questo articolo non ha la presunzione di ripercorrere gli oltre vent’anni del brand, ma solo i punti cruciali del suo sviluppo.

Basta con i turni

Togliamo subito l’elefante dalla stanza, parlando di uno degli argomenti più spinosi e già accennati in apertura di articolo: la fine dei turni. Questi, a mio avviso, sono sempre stati degli escamotage semplici e pratici per cercare di mettere in piedi delle battaglie che la tecnologia dell’epoca non poteva supportare.

Se vogliamo fare un esempio pratico possiamo prendere la battaglia conclusiva con Sephiroth nel 1997: immaginare la messa in scena di quello scontro come quella avvenuta in occasione Remake (qui trovate la nostra recensione) sarebbe stata pura utopia.

Per Square all’epoca era importante ricreare un grande ed evocativo immaginario, capace di prendere ed immergere il giocatore nell’esperienza. Gli scontri a turni erano il giusto compromesso, permettendo agli sviluppatori di mettere su schermo mondi immensi e creature colossali che gli utenti avrebbero sconfitto, non tanto con le proprie abilità nel combattimento, ma mediante intelligenza e tattica.

Lo studio del nemico risultava davvero fondamentale per progredire nell’avventura, così come l’esplorazione ed il livellamento del party, passaggi imprescindibili per avere a disposizione un gruppo capace di affrontare diverse situazioni.

Purtroppo però tutto questo che si voglia o no è sempre risultato lento e macchinoso e, se in passato questi aspetti erano trascurabili, in tempi più moderni certe situazioni non sono più permesse. Il nuovo pubblico è abituato a ritmi alti, azioni adrenaliniche e lotte all’ultimo sangue.

La serie di Final Fantasy sono anni che cerca di dare queste sensazioni al suo pubblico, già dal dodicesimo capitolo si è visto chiaramente in che direzione sarebbe voluta andare la produzione, tentativo poi rimarcato ancor di più con il capitolo successivo. L’episodio XIII, con la relativa Fabula Nova Crystallis, non ha mai decollato veramente, anzi, ha segnato il declino di una delle saghe più amate di sempre.

Il suo combattimento era una sorta di ibrido tra l’action ed il sistema a turni, ma decisamente non riuscito come in caso di Final Fantasy VII Remake. Se si aggiungono anche alcune scelte scellerate, specialmente nel primo e nel terzo episodio, abbiamo tra le mani una trilogia che non ha mordente, anzi, probabilmente risulta essere la produzione più debole della saga in quasi ogni singolo aspetto.

Una nuova generazione

Dopo il fallimento della trilogia legata al tredicesimo capitolo, si era capito che ormai qualcosa si fosse rotto: Final Fantasy sembrava non aver più troppo da dire, c’è tanta confusione nella produzione e si percepisce il bisogno di essere a metà tra il passato ed il futuro.

Arriviamo dunque all’annuncio di Final Fantasy XV e di quello che doveva rappresentare, ovvero una “fantasia basata sulla realtà”, progetto tanto ambizioso quanto fuori fuoco su alcuni aspetti. Alla fine tra cambi di director e problemi di sviluppo legati al nuovo motore grafico (lo stesso su cui attualmente gira Forspoken), dopo circa 10 anni l’avventura di Noctis arriva sugli scaffali.

Final Fantasy XV prende una posizione importante e per la prima volta nella serie propone un sistema puramente action in un mondo interamente open world e, al netto della qualità del prodotto, risulterà essere uno dei capitoli più venduti della serie.

Tra difetti ed imperfezioni, finalmente gli appassionati cominciano a vedere la luce infondo al tunnel. La scritta ad inizio gioco non lascia spazio ad analisi: Dedicato ai fan di sempre e ai nuovi amici di Final Fantasy. L'action funziona ed i nuovi fan rispondo presenti tanto quelli vecchi, Square è ormai pronta a compiere il grande passo evolvendo definitivamente gli episodi principali.

Tuttavia manca ancora qualcosa, sebbene Tabata e compagnia si siano avvicinati a cosa sia realmente un Final Fantasy, per far tornare alla vecchia gloria la serie serve un maestro, una figura che non solo conosca bene le fondamenta, ma che abbia lavorato a capitoli passati, che sia un fan sfegatato ed abbia anche un grosso talento. Questa descrizione rappresenta una persona in particolare: Naoky Yoshida.

Per alcuni questo nome potrebbe non dire nulla, dunque è giusto fare le presentazioni del caso: per farla breve Yoshida è a tutti gli effetti colui che ha salvato il progetto Final Fantasy XIV, facendolo risalire dal baratro e trasformandolo nell’MMORPG più giocato al mondo. Una bazzecola.

Square Enix decide di affidare a lui la rinascita anche della saga principale, un compito che in realtà sa più di missione.

Pronti per il ritorno di Final Fantasy

Arriviamo così nel 2020, quando neanche in modo troppo velato tutti quanti i fan aspettavano con ansia la pubblicazione del primo trailer di gioco. Abbiamo dovuto attendere lo State of Play, ma alla fine è arrivato. Neanche a dirlo fan in visibilio e solite critiche legate al sistema di combattimento, a detta di alcuni, troppo action.

Tuttavia la fantasia finale ci ha sempre abituati a sequenze ricche di azione e combattimenti sfrenati, almeno nella realizzazione.

Basti pensare a Crisis Core (uscito recentemente in una nuova veste, ve ne parliamo qui nella nostra recensione): il combattimento tra Genesis, Sephiroth e Angel è uno dei momenti più spettacolari almeno per quanto concerne la compilation.

Questo è solo uno dei tanti episodi in cui si vede chiaramente la volontà di andare verso una direzione ben precisa, anche se spesso la tecnologia non è mai stata abbastanza evoluta. Lo stesso discorso, sempre per portare qualche esempio, lo possiamo ritrovare anche in altre saghe che sono cambiate nel corso degli anni mutando la loro natura in qualcosa di più ritmatico e adrenalinico, come Resident Evil.

Partita come horror, appena Capcom ha avuto la possibilità ha virato su una maggiore azione, scelta ripensata solo con il settimo capitolo e ancora di più con Village.

Tornando a Final Fantasy però, fin da subito Yoshida ha messo in chiaro la volontà di voler alzare il livello del sistema di combattimento, circondandosi di figure come Ryota Suzuki, esperto che in passato ha lavorato anche a Devil May Cry 5, Dragon's Dogma e Marvel Vs. Capcom 2.

La narrazione sembra essere ben più cruenta ed esplicita, che prende ispirazione dai modi più crudi visti in serie TV come Il Trono di Spade, con intrighi politici, riferimenti sessuali ed una violenza ben più palese. La volontà, come spiegato dal Director, non era semplicemente quella di rendere le cose più estreme, bensì mostrarle in modo più realistico e naturale.

In conclusione possiamo affermare che a Final Fantasy XVI potrebbe star bene, così come il prossimo Final Fantasy VII, la parola Rebirth nel sottotitolo, visto e considerato che si tratta proprio di una rinascita. Si torna a mettere i cristalli nella centralità della produzione, le evocazioni vengono ampliate e apparentemente migliorate anche nella loro gestione, ma di questo aspetto ve ne potremmo parlare meglio solo a prodotto ultimato.

Da qui fino a giugno ci aspettano tante nuove informazioni (qui trovate il punto della situazione fino ad ora), ma stando alle uscite previste del 2023 e le potenzialità di Final Fantasy XVI, non ci stupiremo nel vedere il titolo Square Enix come uno dei migliori del 2023.