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Fire Emblem Engage | Recensione

Fire Emblem Engage è il nuovo capitolo della celebre saga di Intelligent System, pensato per celebrarne a dovere l'anniversario

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a cura di Andrea Maiellano

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Finalmente ci siamo! È arrivato il momento di tirare le somme in merito a Fire Emblem Engage. Una produzione concettualmente molto peculiare e difficile da collocare all'interno della serie, fino a che non la si prova con mano. Un titolo che fin dai primi leak, sembrava essere uno spin-off celebrativo; un divertissement per onorare i trentacinque anni di vita della serie.

Una volta scoperto, però, che Fire Emblem Engage sarebbe stato a tutti gli effetti un nuovo capitolo canonico della serie, il timore che Intelligent Systems avesse perso la bussola c'era tutto, specialmente per via della mole di fan service sciorinato durante tutta la campagna pubblicitaria dedicata al gioco.

Invece, e non vi nego con gran stupore, Fire Emblem Engage non scimmiotta il vecchio Echoes, né abbraccia alcun tipo di sottogenere, bensì si pone come uno strategico che cerca di celebrare non solo i numerosi protagonisti che hanno reso celebre la saga ma, soprattutto, lo splendido gameplay che, da oltre trentacinque anni, ha reso la serie di Fire Emblem un punto di riferimento per il genere degli strategici a turni.

Io sono il Drago Divino

Come per il precedente Three Houses, anche Fire Emblem Engage lascia al giocatore totale scelta sul come, e con chi, vivere la lunga avventura che vuole raccontare. Prima di cominciare il corposo prologo, il quale si svolge nei primi tre capitoli della storia, si dovrà scegliere il sesso di Alear, decidere il livello di difficoltà dei combattimenti e scegliere se far morire in maniera permanente le truppe che cadranno durante le battaglie. Un insieme di opzioni che confermano, nuovamente, la volontà di Intelligent Systems di rendere accessibili a un pubblico più vasto i capitoli di questo nuovo corso intrapreso dalla serie.

Una volta definito lo stile di gioco, i primi minuti mostrano il prode Alear combattere, assieme a una nutrita schiera di compagni d'arme, una strenua battaglia per mettere fine all'incombente minaccia del temibile Drago Maligno Sombron. Senza rovinarvi nulla in merito alle "ingombranti guest star" che popolano questi primi minuti di gioco, mi limito a dirvi che al termine di questa introduzione, onestamente poco ispirata, la storia si sposterà nel futuro, esattamente mille anni dopo quella battaglia.

Si scopre che Alear ha semplicemente dormito per mille anni in seguito allo scontro con Sombron e che questo lungo periodo di tempo gli ha fatto perdere ogni ricordo in merito al suo glorioso passato da combattente, ai suoi affetti e a ogni avvenimento precedentemente accaduto. Saranno i membri dell’ultima generazione di custodi del Drago Divino (un terzetto composto da un mago, un cavaliere e una curatrice) a cercare di far rammentare all'eroe il suo glorioso passato.

Proprio grazie al terzetto di eroi, Alear riscopre di essere stato una figura leggendaria, il celebre Drago Divino che riportò la pace nel regno di Elyos, e realizza che l’anello che porta al dito gli permette di evocare lo spirito di un glorioso combattente di un’epoca lontana: Marth.

Assieme allo spirito di Marth, Alear riesce a vincere le sue paure e a ricominciare a combattere le forze demoniache che, poco a poco, stanno risorgendo in tutto il regno di Elyos, preannunciando il ritorno di Sombron. Per riuscire a sconfiggere definitivamente la temibile minaccia, Alear dovrà recuperare i dodici anelli sparsi nel regno di Elyos, per poter avere accesso all’immenso potere conferito dagli spiriti degli eroi leggendari che risiedono al loro interno.

Se l’incipit di Fire Emblem Engage può sembrarvi meno intrigante rispetto ad alcuni dei capitoli più celebri della saga, sappiate che anche il resto della storia non è da meno, proponendo un comparto narrativo più edulcorato e meno pregno di tematiche impegnate. Molti accadimenti vi sembreranno narrati frettolosamente, mancano scelte che possano modificare il corso degli eventi e in linea di massima, per quanto sempre coerente, la storia di Fire Emblem Engage si consumerà senza particolari picchi memorabili.

Discorso differente per quanto riguarda la grossa parentesi narrativa dedicata agli anelli, che in Engage vengono chiamati Emblemi, e agli eroi del passato. Per quanto questa porzione del comparto narrativo risulti superflua, e la trama non spieghi in alcun modo il perché della presenza degli Emblemi nel regno di Elyos, è encomiabile come Intelligent Systems sia riuscita a inserire un elemento di fan-service così ingombrante in maniera più o meno sensata e senza mai renderla eccessivamente ingombrante.

La compagnia dell'anello

Già che l'ho accennata nel paragrafo precedente, fatemi addentrare maggiormente nell'analisi della meccanica "unica" di questo nuovo capitolo della saga. In Fire Emblem Engage, tutto (dalla storia alle inedite meccaniche di gioco) ruota attorno agli Emblemi, degli anelli magici che custodiscono al loro interno gli spiriti dei più famosi protagonisti dei precedenti Fire Emblem. Se da un lato questo escamotage risulta perfetto per celebrare i trentacinque anni della saga all'interno di un capitolo canonico, dall'altra faccia della medaglia si trova una meccanica di gameplay davvero intelligente e capace di incrementare ulteriormente l'aspetto tattico delle battaglie.

Durante la campagna, il gruppo di protagonisti di Fire Emblem Engage otterrà un numero sempre maggiore di anelli, i quali potranno essere assegnati ai vari eroi che si deciderà di portare in battaglia. La storia suggerisce sempre quali siano i protagonisti "designati" a possedere i vari Emblemi, ma viene comunque lasciata piena libertà al giocatore di gestirli come meglio crede.

Assegnare un Emblema a un eroe permette a quest'ultimo di entrare in sintonia con lo spirito di uno dei protagonisti del passato, potendolo evocare sul campo di battaglia, combattere al suo fianco e persino fondersi con esso per aumentare la propria potenza e ottenere alcune abilità uniche e decisamente potenti.

Fino a qui nulla di particolare; si tratta di un ottimo stratagemma per aumentare le opzioni offensive e difensive a disposizione di alcuni dei combattenti sul campo di battaglia. La peculiarità di questa nuova meccanica, però, risiede per l'appunto nella possibilità di spostare, senza vincoli di sorta, gli Emblemi fra i vari personaggi.

Questo permette di sperimentare in maniere inimmaginabili con ogni personaggio presente nel roster, generando sia guerrieri al limite dell'invincibile che, in alcuni casi, aberrazioni inconcludenti. Inoltre, aumentando la sintonia fra guerriero ed Emblema, si potrà far apprendere alcune delle abilità legate agli anelli ai vari personaggi, permettendogli di usarle in battaglia anche quando non indossano il corrispettivo Emblema.

Viene da sé che Fire Emblem Engage sia il paradiso se siete in cerca di ore e ore di "grind selvaggio". Per sopperire, infine, a un numero di Emblemi minore rispetto ai personaggi presenti nella storia (almeno fino all'uscita dei DLC già annunciati), sarà possibile creare degli "anelli minori", con una meccanica molto simile ai Gacha, i quali si limiteranno a conferire dei bonus alle statistiche, oltre che a raffigurare tutta una serie di personaggi secondari della serie.

La dinamica degli Emblemi, dopo un iniziale smarrimento, mi ha decisamente convinto. Da un lato permette di sperimentare e personalizzare i personaggi in maniere molto intelligenti, dall'altro richiede una attenta pianificazione da parte del giocatore per via del limitato numero di punti abilità a disposizione (la valuta che permette di apprendere permanentemente le abilità dell'Emblema). Questa nuova meccanica, infine, si fonde con il classico sistema di modifica delle classi, richiedendo ai vari personaggi di conoscere dei talenti specifici, che potranno apprendere tramite i legami con gli Emblemi, prima di poter spendere la valuta necessaria per cambiare classe.

Sulla carta sono cosciente che tutto possa sembrare eccessivamente macchinoso, e vi assicuro che anche quando è lo stesso Fire Emblem Engage a spiegarvi i fondamenti degli Emblemi ci si potrebbe sentire spaesati, ma una volta capitone il funzionamento, permette al gioco di aprirsi a un'infinita tipologia di approcci e possibilità.

Meno parole e più fendenti

Vi era piaciuto il monastero del Garreg Mach? Con tutte quelle cose da fare, quelle decine di metri da percorrere e tutte quelle situazioni da "vita di tutti i giorni" che si presentavano fra una battaglia e l'altra? Bene, dimenticatevele perché il Somnium (l'hub centrale di Fire Emblem Engage) è un'area molto più contenuta e con meno cose da fare. È percorribile in pochi minuti nella sua interezza e con una serie di attività che, per quanto opzionali, sono decisamente meno votate alla microgestione rispetto al precedente capitolo. È vero, potrete spendere il vostro tempo a lucidare gli anelli per rinvigorire il rapporto di stima reciproca con gli eroi del passato, ma in Fire Emblem Engage è evidente che Intelligent Systems abbia voluto prima di tutto concentrarsi sulle battaglie e sul gameplay a esso associate.

 

Fra vecchio e nuovo

Fire Emblem è, in primis, una serie di strategici a turni, e sembra che Intelligent Systems abbia voluto rimarcare fortemente questo aspetto in Engage. Il triangolo delle armi, per farvi il primo esempio che mi viene in mente, ritorna a essere impattante nelle dinamiche delle battaglie, e la nuova dinamica della "Breccia" sembra essere stata realizzata apposta per valorizzarlo. Molto banalmente questa nuova meccanica permette, al combattente che attacca per primo, di disarmare l'avversario, e quindi impedirgli di contrattaccare, se attaccato rispettando i rapporti fra le debolezze.

Sembra una banalità, ma non appena i campi di battaglia iniziano a popolarsi di ogni tipo di nemico, non tenere conto del giusto tipo di arma da usare contro ognuno di loro può far arrivare molto rapidamente al Game Over. La difficoltà di Fire Emblem Engage, difatti, non è mai eccessivamente punitiva, ma anche a "modalità normale" richiede al giocatore di concentrarsi sulle tattiche da perpetrare in battaglia. Come per il precedente capitolo è presente anche in Fire Emblem Engage un oggetto che permette di far tornare indietro il tempo (la Cronogemma Del Drago in questo specifico caso), sia per salvare un eventuale membro del party, sia per evitare un Game Over dovuto a un'azione errata. Come per la capacità di non far morire permanentemente i propri compagni d'arme, rimane una funzione totalmente opzionale, pensata perlopiù per rendere il gioco accessibile anche a chi non è avvezzo a questo genere di giochi.

Proprio in virtù di questa attenzione all'accessibilità, Fire Emblem Engage propone un tutorial decisamente corposo, e ben spalmato all'interno dei primi capitoli di gioco, pensato per introdurre le varie componenti del gameplay in maniera costante e naturale. Inoltre, per non scontentare i giocatori che mangiano "pane e Fire Emblem" da oltre tre decadi, fin dalle prime ore di gioco le planimetrie dei campi di battaglia iniziano a diventare più complesse, rendendo disponibili una serie di micro-attività secondarie, anche piuttosto complesse, da portare a termine durante la battaglia, introducendo il multiplayer online asincrono e offrendo una varietà di terreni in grado di offrire dinamiche decisamente interessanti.

Quello che ho apprezzato di più, però, è la capacità di Intelligent Systems di puntare tutto sull'essenziale, lavorando di fino sul level design delle mappe, valorizzando le meccaniche alla base di ogni buon strategico a turni, enfatizzando la componente ruolistica e limando tutti quegli orpelli che, anche nel precedente Three Houses, sembravano essere stati introdotti più per puntare sulla quantità che sulla qualità, andando inevitabilmente ad appesantire il gameplay... in caso non l'aveste capito da soli, bye bye battaglioni.

Fire Emblem Engage su Nintendo Switch

Prima di lasciarvi all'immancabile verdetto, voglio rispondere a una domanda: Fire Emblem Engage riesce a essere tecnicamente migliore del precedente Three Houses? La risposta è sì e no. Indubbiamente Intelligent System ha sfruttato a dovere il fatto che questo nuovo capitolo si presenti, per certi versi, più contenuto per quanto riguarda le aree esplorabili e le differenti situazioni proposte, così come è evidente che il team di sviluppo abbia maturato una maggior esperienza con l'hardware della console di Nintendo, ma in molti, forse troppi, aspetti si percepisce un'arretratezza tecnica che si fa fatica a giustificare nuovamente.

I modelli poligonali dei personaggi, realizzati in Cel Shading, per quanto si rivelino realizzati in maniera decisamente migliore rispetto al precedente capitolo, peccano ancora in alcune animazioni sommarie durante gli intermezzi che sfruttano il motore di gioco. Le compenetrazioni sono ancora all'ordine del giorno, così come le aree esplorabili (che siano il Somniel o i vari regni che si visiteranno) risultano poco ispirate e si mostrano generalmente spoglie e poco curate nei dettagli.

Sono, infine, presenti dei lievi ma percettibili cali di framerate. Considerando che non si tratta né di un gioco open world, né di un action frenetico e pieno di elementi a schermo, la realizzazione tecnica di Fire Emblem Engage continua a risultare arretrata rispetto agli standard delle produzioni "Made In Nintendo".

Il character design è firmato Mika Pikazo: è coloratissimo, ricco di dettagli ma fin troppo eccentrico anche per un capitolo canonico di Fire Emblem. Indubbiamente centra il bersaglio di caratterizzare, "solo con l'aspetto", ogni personaggio che si alterna a schermo, ma sulla distanza risulta leggermente esasperato, seppur sempre altamente scenografico per via di tutte le coreografie che i vari guerrieri compiranno sul campo di battaglia. Aspetto al varco tutti i fan di JoJo che urleranno al plagio quando noteranno le somiglianze fra le manifestazioni degli Emblemi e i celebri stand targati Hirohiko Araki.

Per quanto riguarda il doppiaggio, e la localizzazione, Fire Emblem Engage può essere giocato con le voci originali giapponesi o con quelle inglesi. In quest'ultimo caso si incappa in un’assenza di sincronia fra labiale e parlato. Niente di trascendentale, ma so per certo che a qualcuno là fuori potrà dare tremendamente fastidio. Permangono le, oramai canoniche, linee di dialogo a schermo prive di recitazione, evidentemente ereditate dalle numerose produzione su console portatili realizzate da Intelligent Systems.

Infine, e anche questo trovo giusto indicarlo, giocando su una Nintendo Switch Modello OLED mi sono trovato in poco meno di un'ora e mezza con il 40% in meno di batteria. Una situazione identica a quella riscontrata con il precedente Three Houses e che, anche in questo caso, mostra un consumo di risorse importante. In linea di massima, però, Fire Emblem Engage è un titolo tecnicamente migliore del predecessore, più intuitivo, meglio realizzato e che si concentra su un "Less Is More" che sembra riecheggiare come un mantra mentre lo si gioca. Si poteva fare di più? Forse sì, ma indubbiamente ho apprezzato che Intelligent Systems non si sia seduta sugli allori del successo del precedente capitolo non provando a migliorare le pesanti sbavature tecniche che affliggevano Three Houses.

Voto Recensione di Fire Emblem Engage - Nintendo Switch


8.8

Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • - Gameplay ammorbidito dagli eccessivi orpelli del precedente capitolo.

  • - Gli Emblemi propongono meccaniche di gioco ingegnose e ben implementate.

  • - Level design dei campi di battaglia di ottima fattura.

  • - È sempre da elogiare l'attenzione verso l'accessibilità a titoli di questa tipologia.

Contro

  • - Storia meno convincente rispetto ad altri capitoli della serie.

  • - Il fan service non è mai eccessivo ma a un occhio più attento può risultare semplicemente futile.

  • - La personalizzazione risulta sempre meno impattante con l'avanzare dell'avventura.

  • - Buona ottimizzazione ma si percepisce che l'hardware di Nintendo Switch è arrivato al capolinea.

Commento

Fire Emblem Engage è, prima di tutto, un ottimo strategico a turni che riesce nel complesso compito di limare molti degli elementi che hanno appesantito il gameplay del precedente capitolo, per proporre battaglie che mettano al centro dell'azione il ragionamento del giocatore. Il level design si rivela ottimo fin dalle prime fasi dell'avventura, così come la difficoltà risulta ben bilanciata e capace di offrire una sfida più che corretta. Gli unici punti di debolezza, oltre a una serie di reminiscenze con Three Houses che sono certo non piaceranno a molti fan di vecchia data della serie, sono una storia meno raffinata, e dalle tematiche meno serie, rispetto al precedente capitolo e una mole di opzioni dedicate alla personalizzazione che, proseguendo con l'avventura, si ridurrà a un semplice riempitivo. Resta indubbio, però, che la strada tracciata da Intelligent Systems con questo "rinascimento della serie", riesca nell'intento di rendere la giusta gloria a un pezzo importante della storia di Nintendo.

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Immagine di Fire Emblem Engage - Nintendo Switch

Fire Emblem Engage - Nintendo Switch