Gameplay

Recensione di Metal Gear Solid 5: Phantom Pain, l'ultima avventura stealth partorita dalla geniale mente di Hideo Kojima.

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a cura di Tom's Hardware

Gameplay

Una volta conclusa la sequenza iniziale vi ritroverete dinanzi alla natura sandbox del gioco, con la possibilità di affrontare le missioni nell'ordine che più vi aggrada, o quasi. In alcuni casi dovrete portare a termine altri obbiettivi prima di procedere con la missione desiderata, ma si tratta comunque di un grado di libertà mai visto nella saga. Potrete scegliere se affrontare le missioni di giorno o in notturna, silenziosi e letali o sparando a tutto ciò che si muove, esplorando accuratamente ogni singolo centimetro quadrato della mappa o andando spediti verso il vostro obbiettivo.

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Sta a voi scegliere l'approccio desiderato, magari giocando anche con le opzioni per rendere più o meno difficile la vostra avventura. Potrete infatti scegliere se disattivare la mira assistita, modificare gli elementi visibili sull'interfaccia e, soprattutto, scegliere se usare o meno la modalità riflessi, che si attiva quando un singolo nemico scopre la nostra presenza e permette di rallentare il tempo per qualche istante, in modo da darvi l'opportunità di farlo fuori silenziosamente, senza che il malcapitato avvisi i suoi alleati.

Si tratta di una novità utile, soprattutto per evitare bagni di sangue o fughe non programmate ogni volta che si viene individuati, anche se tutto questo influisce sul realismo. Per scrivere questa recensione ho provato a giocare con i riflessi attivati e disattivati, per poi tenerli sempre attivi. Il mio consiglio è di sperimentare entrambi modi e di giocare come più vi aggrada; avere un'opzione in più è sempre meglio che non averla affatto.

L'importanza di quest'opzione assume un valore rilevante in Phantom Pain, visto che una volta avvistati bisogna far perdere le proprie tracce o nascondersi finché non si conclude lo stato di allerta dei nemici. Anche in questo caso, tuttavia, le opzioni a vostra disposizione sono elevate. Potete per esempio sabotare i satelliti, in modo da impedire l'arrivo di rinforzi, oppure arroccarvi in un nascondiglio, seminando esplosivi da far saltare quando arrivano i nemici, scappare in groppa al vostro compagno equino o nascondervi nell'immancabile scatola, sperando che le forze nemiche non vi trovino.

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In quest'ottica è apprezzabile la scelta degli sviluppatori di voler abbandonare il realismo più estremo in termini d'intelligenza artificiale. I soldati nemici non sono campioni d'intelletto, ma nemmeno troppo stupidi: il risultato raggiunto è un buon compromesso che propone una sfida giusta, senza invalidare il divertimento.