Genshin Impact è un'altra tappa nell'evoluzione della anime-fantasy

L'accoglienza di Genshin Impact è stata un misto tra asprezza ed entusiasmo, ma sotto il nuovo gioco di miHoYo c'è una lunga storia di forme e progetti.

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a cura di Alessandro Palladino

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Genshin Impact è uno di quei titoli filo giapponesi che ogni tanto scuotono il mercato per la loro apparizione. Il caso del gioco di miHoYo è già di per sé un po' particolare per la fattura e l'ispirazione zeldiana dell'opera, chiaramente, ma per chi è più in là con gli anni non è certo una novità vedere scontrarsi pubblico occidentale e panorama orientale, specie con i free to play. Un qualcosa che tutto sommato ha portato un'ondata di critiche verso il lavoro dello studio cinese, alcune delle quali decisamente immeritate.

Ai tempi erano progetti come MapleStory a far scalpore, a essere il simbolo dell'otaku scanzonato che utilizzava i generatori d'immagini dedicati per tirare fuori dei fumetti/manga oggi considerabili al limite del cringe. "Un gioco per bambini", si diceva, per via della grafica "pucchosa" (termine che probabilmente è andato dimenticato) e degli avatar simil infantili. Eppure era tremendamente giocato, specie all'estero, ed era uno dei titoli di punta che poi ha lanciato letteralmente Nexon sul mercato.

Andiamo un po' avanti con gli anni in questo balletto dialettico e troviamo forse l'antenato più prossimo di Genshin Impact: Mabinogi. Stessa impronta grafica - seppur limitatissima per la tecnologia dei tempi - stesso stile anime e stessa filosofia, ovvero quella di creare un grande mondo aperto dove i giocatori potessero vivere la propria "fantasy life". E siccome era della Nexon, anche Mabinogi, come Genshin, era un F2P pieno zeppo di microtransazioni, una pratica che a onor del vero è sempre stata vista meno di cattivo gusto in oriente, dove il gioco d'azzardo e la componente videoludica hanno avuto punti d'incontro anche preoccupanti. Del resto però in occidente ci siamo abituati con i pacchetti di FIFA e le lootboxes, quindi c'è davvero poco da recriminare solamente ora.

Ma questo è un altro discorso per un'altra giusta battaglia, quello che dobbiamo però ricordare di Mabinogi era il suo particolare stile che lo ha relegato a una nicchia di appassionati, ai tempi ben più nascosti di oggi e tutto sommato ancora vivi grazie a una qualche strana magia che fa resistere il gioco nei server americani, dove probabilmente la popolazione si è ormai ridotta ai minimi storici. Ed è questo spirito di base da cui poi sono nati mondi come quelli di Aura Kingdom, Soul Workes, Ragnarok Online 2 e via discorrendo, un ciclo della storia in scala anime che si ripete e si evolve di continuo, fino ad arrivare alle bellissime terre di Genshin.

Genshin Impact altresì è davvero quello che alla fine è stato Honkai Impact per il mobile gaming: un'esperienza unica nel suo genere che ridimensiona il concetto di free-to-play tra le piattaforme, avendo sia il crossplay che il crossave (quest'ultimo solo tra PC e Mobile). E lo fa prendendo ispirazione dall'estetica tirata fuori da Breath of the Wild, creando un open world completamente esplorabile e utilizzando i principi del combat system di Honkai Impact per realizzare una formula tutta sua che ha ben poco a che vedere con Zelda, soprattutto per l'economia da Gacha su cui si fonda il cast del gioco, a cui va aggiunto anche un Battle Pass ottenibile al grado d'avventura 20.

Insomma, a livello di monetizzazione ci sono tutti i presupposti per indurre chiunque a mettere mano al portafoglio, sebbene sia doveroso ricordare che nessun contenuto sia bloccato dietro l'acquisto di un prodotto con soldi reali. Tutto il gioco può infatti essere affrontato con il proprio avatar iniziale e i personaggi ottenuti gratuitamente sia con la storia, che con gli eventi che con le risorse gratuite accumulate giocando. E, sì, come molti di voi sospettano ci sarà da accumulare tante risorse e completare sfide giornaliere per essere sempre al top, un meccanismo che tiene in vita la base di giocatori e che ben delinea quanto nulla dell'offerta sia preclusa ai non paganti.

Al netto delle sue caratteristiche base più evidenti, il successo di Genshin Impact non è dato particolarmente dalla sua formula ludica – comunque accattivante – ma piuttosto è il suo approccio visivo e artistico ad aver attirato l'attenzione di tanti giocatori, specie quelli appassionati di prodotti orientali. Come per Honkai Impact, miHoYo stupisce per l'estrema cura con cui realizza ambientazioni, personaggi e qualsiasi altra componente della sua resa grafica. Fin dai primi minuti dell'avventura si assistono a scorci immaginifici dagli effetti di luce ben più che appaganti, tanto da rendere ogni scena come se fosse stata fuori da un qualsiasi frame di uno studio d'animazione di alto livello.

Lo stesso vale per il doppiaggio giapponese, pregno di nomi famosi che andranno ad arricchirsi nel corso del tempo e che decretano la sensazione definitiva per chi cerca prodotti dalla cura così evidente. Ad oggi, in effetti, nello scenario dei giochi in stile anime mancava davvero un "MMO" – se così possiamo considerare Genshin Impact – di questa caratura e che fosse effettivamente qualcosa di nuovo, come lo era ai tempi Mabinogi alla sua uscita.

Il bello di questi mondi con tale specifico stile grafico è quello di essere un campo aperto dalla forte ruralità fantasy, dove ognuno di noi può diventare l'eroe di un'avventura ricca di guerrieri, magia, nemici e paesaggi dal grande cielo aperto. Parlarne così sembra una barzelletta, quasi, tuttavia è per davvero la principale attrattiva di quelli come Genshin Impact, sebbene il giocatore appassionato fa fatica ad esprimere ciò che lo muove.

È la collezione dei diversi ingredienti della fantasia giapponese classica che, se mischiati con le giuste dosi, danno vita a prodotti capaci di farsi portare nel cuore da milioni di giocatori, cosa che Genshin ha fatto in poco tempo dal suo lancio e che è capitata anche con altri grandi giochi del passato. Basti pensare a Granblue Fantasy: anche lì gacha a tutto spiano, drop rate "bassi", ma dove è arrivato oggi il franchise che ha basato la sua immagine solo su un gruppo di avventurieri che volano tra le isole sospese nel cielo? E perché non parlare di Tower of Druaga, Sword Art Online, DanMachi e tanti, tantissimi altri nomi videoludici e non che ciclicamente hanno conquistato il pubblico con il più semplice dei sogni: essere un eroe nel classico scenario da gioco di ruolo.

Ed è qui che Genshin Impact si infila a testa bassa, prendendo spunto dal miglior open world degli ultimi anni per ritrovare una nuova formula per un'esperienza a la MMO che sapesse accontentare la più grande fetta del mercato videoludico, ovvero l'utenza mobile già fidelizzata con anni e anni di successi con Honkai. Per tanto tempo gli anime-MMO hanno preso spunto da tutti gli altri grandi titoli, partendo da World of Warcraft fino a tentare di ricreare i più amati titoli action del momento, vi basterà ricordare Vindictus (che è sempre Mabinogi, guarda caso) per capire come si è passati dall'MMO semplice a qualcosa di diverso, ripreso poi dal coreano Black Desert Online.

Ma, mentre il simil realismo ci porta alla vetta di Final Fantasy XIV Online e Phantasy Star, il vuoto di un prodotto totalmente anime fino al midollo e che rispecchiasse gli standard moderni poteva essere riempito solo da miHoYo e il risultato, a prescindere dalle critiche al sistema di monetizzazione, è infine da encomiare senza ombra di dubbio. Del resto, è solo la storia videoludica che ancora una volta fa il suo corso, inarrestabile perfino tra il coro di voci di dissenso.