Ghost Recon Wildlands, la scommessa open world di Ubisoft

Reportage dall'evento di debutto italiano di Ghost Recon Wildlands, il nuovo sparatutto in terza persona firmato Ubisoft.

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a cura di Roberto Caccia

Ieri Ubisoft ha festeggiato a Milano il debutto di Ghost Recon Wildlands, il nuovo capitolo della celebre saga di sparatutto tattici. Basta dare uno sguardo alle foto che trovate in questo articolo per capire l'importanza che il colosso francese sembra rivestire in questo brand, ingiustamente trascurato per lunghi anni.

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La location dell'evento è stata infatti modificata per essere a tema con il gioco, che vi richiede di viaggiare in Bolivia per sgominare una pericolosa banda di narcotrafficanti;  foglie e piantine (finte, s'intende) di coca, alcolici, casse pronte alla spedizione e un altare dedicato alla Santa Muerte.

Su quest'ultimo argomento uno degli ospiti dell'evento ha tenuto un lungo discorso, snocciolando aneddoti particolarmente interessanti. Si tratta di un culto pre-colombiano, tornato in auge a partire dagli anni 2000 anche grazie ai narcos, che venerano questa personificazione della morte associata alla salute, alla protezione e al passaggio sicuro dei defunti verso l'aldilà.

santa muerte

La Santa Muerte

Ho scoperto che il governo messicano ha avuto difficoltà ad accettare ufficialmente questa religione-culto proprio per la sua correlazione ai narcotrafficanti. Per questo motivo le forze dell'ordine messicane hanno distrutto tutti gli altari dedicati alla Santa Muerte ritrovati nelle ville, nei covi e nei laboratori dei narcos.

Sul palco è salito anche Gianfranco "Gianni" Franciosi, un meccanico navale che per anni ha vissuto come infiltrato in un cartello di narcotrafficanti.

gianfranco franciosi

Le sue storie agghiaccianti, raccontate anche in varie interviste e servizi televisivi, hanno tenuto col fiato sospeso il pubblico. Come quando stava per essere scoperto durante un'operazione su un vero e proprio supermarket navale della coca in mezzo all'oceano atlantico, o quando è stato torturato per mesi in un carcere francese, prima che intervenissero le autorità italiane. Se volete approfondire vi consiglio di leggere la sua storia nel libro Gli Orologi del Diavolo.

Durante l'evento, indirizzato alla stampa specializzata e generalista, ho potuto assistere anche a una breve anteprima di un documentario dedicato a George Jung, vale a dire colui che ha dato il via al narcotraffico di cocaina dal Sudamerica agli Stati Uniti. Una figura emblematica e resa celebre grazie all'interpretazione di Johnny Depp in Blow.

Il breve filmato ha permesso di scoprire alcuni retroscena sulla vita di Jung, raccontati direttamente in prima persona nel corso di un'intervista. La versione completa del documentario uscirà nei prossimi giorni come "elemento integrativo al gioco".

In un evento di debutto che si rispetti, ovviamente, ci deve essere anche spazio per il gioco, e in questa cornice si è scoperto che a curare lo sviluppo ci ha pensato anche la filiale italiana di Ubisoft, responsabile, fra le altre cose, dell'intelligenza artificiale del traffico e delle animazioni dei personaggi non giocanti.

Lo sforzo di Ubisoft nel cercare di far capire che questo capitolo della saga di Ghost Recon è qualcosa di diverso dal solito è notevole. I narcotrafficanti, i richiami alla cultura popolare e a film come Blow e serie TV come Narcos, i culti pagani e le tradizioni religiose dei boss della droga.

Wildlands si allontana notevolmente dai capitoli precedenti proponendo un gameplay open world, come vi abbiamo già anticipato nella nostra anteprima (recensione in arrivo).

Assassin's Creed, Far Cry, Watch Dogs, The Division e ora anche Ghost Recon; giochi di Ubisoft diversi tra loro ma accomunati dalla possibilità di esplorare liberamente gli scenari creati dagli sviluppatori. Il futuro della software house è open world?