Ghostwire: Tokyo | Anteprima

Abbiamo potuto assistere a una presentazione a porte chiuse di Ghostwire: Tokyo e siamo pronti a darvi le nostre prime impressioni sul titolo.

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a cura di Andrea Maiellano

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In molti si ricorderanno l’istrionica presentazione di Ghostwire: Tokyo, svoltasi al panel di Bethesda durante l’E3 2019 e condotta da Shinji Mikami e dalla, oramai celebre, Ikumi Nakamura. Una porzione di show che lasciò con numerosi quesiti il pubblico, poiché le informazioni in merito a questo nuovo progetto firmato dal papà di Resident Evil si limitarono a una manciata di video dal contenuto nebuloso e al chiarire, fin da subito, che Ghostwire: Tokyo sarebbe stato un Action-Adventure in prima persona, dalle forti tinte Cyber-Horror, in esclusiva temporale per Playstation 5.

Da quel momento le informazioni in merito a Ghostwire: Tokyo si fecero sempre più rare. Microsoft acquistò il gruppo Zenimax, confermando di perpetrare gli accordi commerciali presi dal gruppo prima della sua acquisizione e sostenendo che Ghostwire: Tokyo, così come Deathloop, sarebbero arrivati su altre piattaforme solo al termine del periodo di esclusività concordato, e del titolo si cominciò a sentir parlare sempre meno. Venne rilasciato qualche sparuto comunicato stampa per informare della buona salute del progetto, l’istrionica Ikumi Nakamura lasciò Tango Gameworks e le informazioni sul progetto divennero sempre più rare e, a parte la conferma dell’uscita del gioco nella primavera 2022, calò il silenzio sul progetto.

Un silenzio rotto dalla stessa Bethesda qualche settimana fa, quando l’azienda ci invitò a un evento a porte chiuse per mostrarci nel dettaglio Ghostwire: Tokyo. Uno showcase digitale, atto a presentarci la storia del titolo, le meccaniche di gameplay e mostrarci uno spezzone di giocato continuativo, a tto a farci saggiare la dinamicità del gioco. Non vi neghiamo che, al netto dei soliti dubbi che si possono generare non avendo potuto provare con mano la nuova produzione di Bethesda, Ghostwire: Tokyo ci è sembrata una IP che, pur riprendendo numerose idee da altri generi, ha una sua identità ben marcata e potrebbe avere il potenziale per far parlare di se molto a lungo.

La storia prende forma in una Tokyo di un non precisato futuro contemporaneo, dove una misteriosa nebbia cala sulla città facendo sparire la, quasi, totalità della popolazione e rimpolpando le strade di orride creature, malinconici spiriti e iracondi spettri. Akito, il giovane e timoroso protagonista, si risveglia dopo aver perso i sensi durante l'avvento della nebbia e realizza di essere stato posseduto dallo spirito di KK, un rude e autoritario cacciatore di demoni, deceduto mentre stava investigando in merito alla misteriosa figura dietro alla comparsa della nebbia a Tokyo.

KK infonde il corpo di Akito di energia spirituale, permettendogli di scagliare potenti offensive elementali, e i due cominciano, come nel più canonico dei buddy movie, a collaborare per salvare Tokyo dalla stretta mortale che la attanaglia. Finito il breve prologo, il video mostratoci da Bethesda si sposta verso il piatto forte della presentazione: il gameplay di Ghostwire: Tokyo

La struttura è in linea con il genere open world e presenta una iniziare area di dimensioni contenute, liberamente esplorabile. Per espandere l’area di gioco, Akito dovrà epurare dagli spiriti maligni gli archi Tori presenti a Tokyo, in modo tale da diradare la nebbia e rendere esplorabili nuove aree della città. 

Il video di gameplay di Ghostwire: Tokyo, dopo averci mostrato che gli scambi di battute fra KK e Akito si adopereranno a rompere il silenzio di quella Tokyo desolata e ricolma di spettri, ci presenta subito le meccaniche base del combat system. Il tutto si basa sull’utilizzo dei poteri spirituali ottenuti da Akito che, imponendo le mani in maniere differenti, potrà lanciare dardi energetici per indebolire i nemici fino a poterne accalappiare il nucleo vitale con un lasso energetico per porre fine alla loro esistenza.

Ciò che rende, apparentemente, dinamico e frenetico il combat system di Ghostwire: Tokyo è il continuo “dare e avere” offerto dai combattimenti. L’energia spirituale di Akito, difatti, sarà limitata e per ricaricarsi dovrà, banalmente, eliminare i nemici per assorbirne i cristalli spirituali al loro interno. Una dinamica semplice ma che sembra molto intrigante e in grado di garantire scontri dinamici, specialmente quando ci si ritrova di fronte a gruppi numerosi di avversari.

In termini di bestiario Ghostwire: Tokyo si mostra vario e legato alla cultura pop delle leggende urbane orientali e occidentali. I nemici che abbiamo potuto visionare nel video di gameplay richiamavano fortemente figure come la Kuchisake-Onna (la donna dalla bocca spaccata), la Hachishakusama (la misteriosa donna alta più di due metri) e l’iconico Slenderman. Non possiamo sbilanciarci in merito all'intelligenza artificiale dei nemici in quanto fino a che non sarà possibile provare con mano il gioco, risulta impossibile determinarne la difficoltà.

Quello che però ci ha decisamente intrigato è la varietà mostrataci da Ghostwire: Tokyo che, in soli venti minuti di giocato continuativo, ha presentato una discreta varietà di cose da fare e di situazioni diverse. Oltre a liberare gli archi Tori, pratica riconducibile a quegli avamposti tanto cari alla serie di Far Cry, Akito si è prodigato nel liberare degli spiriti prigionieri in una sorta di stasi demoniaca sfruttando un Katashiro reperito in un altare sotto a un arco Tori, esorcizzare degli spiriti maligni in una piccola abitazione per far ricongiungere due spettri e permettergli di “passare oltre”, pedinare determinate creature usando la visione spettrale ricevuta in dono da KK, risolvere dei semplici puzzle ambientali per epurare dei nuclei maligni che isolavano una palazzina e visitare alcuni negozi, misteriosamente ancora in attività, gestiti da dei Yokai che hanno assunto sembianze feline. 

Ovviamente è ancora presto per parlare di estrema varietà di contenuti ma constatare quanto pregna di attività fosse una così piccola porzione della mappa, lascia ben sperare sul quantitativo di cose da fare all’interno di Ghostwire: Tokyo, specialmente in virtù del forte focus all’esplorazione verticale che abbiamo potuto constatare nelle fasi più avanzate del video mostratoci, dove Akito, una volta migliorate le sue abilità spirituali, poteva scalare con agilità le palazzine di Tokyo offrendo differenti approcci esplorativi, e combattivi, al giocatore e mostrando un’attenta cura del level design.

Ovviamente non è mancato un piccolo focus sull’armamentario a disposizione di Akito che, in Ghostwire: Tokyo, spazierà dalle differenti tipologie di poteri spirituali a vere e proprie armi (nel caso della demo abbiamo potuto visionare un arco le cui frecce venivano infuse di forza spirituale e dei talismani che generavano bolle di energia elettrica in grado di paralizzare gli avversari) con le quali gestire nella maniera che più ci aggraderà le varie fasi di combattimento. Si potrà infatti optare per attaccare dalla distanza, al netto di avere abbastanza munizioni, così come di agire in maniera silenziosa eliminando le minacce attaccandole alle spalle.

Tecnicamente parlando, infine, è ancora presto per sbilanciarsi ma la cura nella ricostruzione di una Tokyo a metà strada fra tradizione e futuro ci è decisamente piaciuta. La palette cromatica funziona e restituisce quel sapiente mix fra una contemporaneità composta da pannelli luminosi, e luci al neo, e quelle atmosfere tetre e bluastre da horror di stampo giapponese. La mole di elementi a schermo è notevole e l’escamotage di una Tokyo oramai disabitata non pesa in termini di “vuotezza” degli ambienti di gioco. Fra spiriti, demoni, luci colorate, arredi e tracce spettrali le strade di Tokyo sembrano vive tanto quanto se fossero calcate da frotte di giapponesi, il che elude ogni timore di trovarsi di fronte a un open world spoglio.

Ora non resta altro che attendere l’imminente uscita di Ghostwire: Tokyo, il prossimo 25 marzo 2022, per poter testare con mano l’ultima opera di Shinji Mikami e comprendere se ci troviamo di fronte a una potenziale nuova IP in grado di entrare nell’immaginario videoludico.