Guarda mamma, senza freni! E anche senza gravità!

Recensione di FlatOut 4: Total Insanity. Il ritorno del celebre racing game di Bugbear Entertainment su PC, PS4 e One, con qualche acciacco di troppo.

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a cura di Jacopo Retrosi

Un racing game non è fatto solo di avversari tosti e/o nuove emozioni ogni 5 minuti, dopotutto si può tranquillamente giocare per il puro piacere di guida, all'interno di tanti circuiti in tante location alla guida di tanti bolidi diversi. Purtroppo Total Insanity non riesce a splendere sotto questo aspetto.

Pad alla mano, il modello di guida proposto da Kylotonn è un po' strano: sembra di essere alle prese con un arcade che non vuole ammettere di esserlo. Il senso di velocità è ottimo, così come la "fisicità" degli schianti, ciononostante c'è qualcosa che non va. L'auto del giocatore sembra non avere peso, basta prendere una buca o passare su un ostacolo alto quanto un ortaggio per perdere il controllo e finire in testacoda, o peggio ribaltarsi su un lato.   

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Dove il motore fisico fallisce però non troviamo neanche un accorto bilanciamento delle meccaniche al volante a compensare. Complice il setting perlopiù rurale e i freni probabilmente di seconda mano, la tenuta di strada labile compromette persino le curve più dolci. Si derapa dunque? No, perché i mezzi di FlatOut 4 non sono fatti per sfrecciare di traverso. Capita quindi - fin troppo spesso - di avvicinarsi in curva a una velocità vagamente competitiva, frenare e sterzare come si fa da una vita e vedere la propria auto accartocciarsi in modo improponibile, vuoi per un leggero dislivello del terreno, un detrito grande quanto una mela o perché semplicemente il gioco vi odia.

Non aiuta poi il risicato e sbilanciatissimo roster di veicoli, 9 all'attivo, se si escludono le versioni ritoccate per le coppe superiori, dove a cambiare, statistiche a parte, sono giusto la quantità di ruggine e spuntoni alla Mad Max sulla carrozzeria. In compensi ci sono un sacco di personalizzazioni e ci vuole parecchio impegno - e soldi - per sbloccarle tutte.

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La modalità Flatout e le sue 42 prove tra time attack, corse in stile Blur, deathmatch nell'arena e inguardabili minigiochi lasciano il tempo che trovano; alcuni eventi funzionano, altri meno. Se siete dei patiti degli high-score la sfida alle classifiche mondiali potrebbe catturare a lungo il vostro interesse. Dispiace invece per l'assenza dello split-screen, a nostro avviso ottimo in un titolo del genere, ma ci si può sempre rivolgere al comparto online se si cercano degni avversari da smembrare.

Ho pagato 30 frame, dove sono i miei brandelli di metallo al vento!?

Sul versante tecnico FlatOut 4 si conferma altalenante come su altri fronti. Il frame rate bloccato a 30 fotogrammi al secondo è un crimine quando si parla di racing game, fortunatamente l'azione è fluida e i cali estremamente rari, anche in mezzo alla baraonda. Texture e modelli fanno tanto settima gen, specie a bordo pista. In compenso lo schermo è perennemente invaso da frammenti in volo ed esplosioni di varia natura; l'effetto complessivo è però rovinato dal discutibile motore fisico.

Il design dei tracciati è convincente e le location sono suggestive, peccato se ne contino appena 5 e qua e là affiorino sviste madornali, come spigoli invisibili e punti di respawn fallati. I danni dei veicoli poi non sono così eclatanti, anzi, abbiamo visto di meglio in Ultimate Carnage, che come ben sapete risale a 10 anni fa! E dire che nel frattempo Bugbear Entertainment lavora a un certo Wreckfest, che porta la fisica dei danni a un livello quasi fotorealistico.

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Dimenticabile la rockeggiante colonna sonora, in genere offuscata dal rombo dei motori; si salvano solo alcune tracce. Il clangore del metallo che stride resta in ogni caso il miglior accompagnamento a un gioco come FlatOut 4, anche quando non sfoggia al meglio le sue potenzialità.

Approcciato senza pretese, per periodi poco prolungati e con il solo intento di fare casino, FlatOut 4: Total Insanity funziona. Il titolo ha diversi difetti, alcuni piuttosto gravi, eppure il gameplay spensierato e il ritmo scatenato sono stimoli più che sufficienti a giustificare una tantum il ritorno sullo scivoloso sterrato di Kylotonn, da cui conviene però sloggiare non appena comincia a montare la frustrazione.

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Ci abbiamo provato in tutti i modi a trovare del buono in questo sequel pasticciato, salvo poi essere puntualmente smentiti da dinamiche a tratti imbarazzanti e soluzioni pigre e poco ponderate. Sicuramente un passo avanti rispetto a FlatOut 3, ma siamo ancora lontani dai fasti di Ultimate Carnage. Consigliamo insomma il titolo solo a pochi intenditori, che sapranno soprassedere interamente sui (tanti) difetti elencati spegnendo i neuroni per dedicare anima e corpo alla violenza stradale, tuttavia non siamo sicuri che lo spettacolo valga i 50/60 euro del biglietto...