Heabangers in Holiday Hell, un piccolo regalo di Natale in salsa metal

Headbangers in Holiday Hell è una piccola gemma indie, piuttosto esplicativa nell’offerta narrativa. Il gioco, un twin-stick shooter solidamente old-school, permette ai giocatori di vestire i panni di un headbanger, ossia un amante del metal, in una guerra aperta contro Babbo Natale e l’inferno delle festività in genere.

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a cura di Lorenzo Quadrini

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Headbangers in Holiday Hell è una piccola gemma indie, piuttosto esplicativa nell’offerta narrativa. Il gioco, un twin-stick shooter solidamente old-school, permette ai giocatori di vestire i panni di un headbanger, ossia un amante del metal, in una guerra aperta contro Babbo Natale e l’inferno delle festività in genere.

Distruggendo il Natale

Si tratta evidentemente di un titolo parodistico e umoristico, pur nascondendo un grosso fondo di verità. Lo spirito natalizio infatti, lungi dall’essere sempre quel fulgido esempio di carità e bontà che viene propugnato dai più, nasconde una dose di consumismo e ipocrisia che può raggiungere livelli letali. Il gioco insomma si pone come sfogo per tutti gli odiatori consapevoli del peggio del Natale, anzi addirittura delle festività in genere. Sono previsti infatti notevoli aggiornamenti a venire, in concomitanza con le diverse festività ed in maniera da rimpolpare con continuità un gameplay già solido e funzionale.

All’indubbia simpatia del software, che farà la gioia di tutti i detrattori dei “parrucconi”, si associa una qualità elevata, pur se ancorata a dinamiche rodate e certo non rivoluzionarie. Headbangers in Holiday Hell è insomma una vera e propria “anti-celebrazione”, una festa alla rovescia fatta di violenza colorata, situazioni al limite del sacrilego e azione forsennata. Non si tratta di un prodotto volgare, ma certo il pubblico di riferimento deve saper stare alla presa in giro.

Il nocciolo dell’esperienza si basa su classica struttura twin-stick: le due levette del pad vanno a controllare movimento e sparo delle diverse armi a disposizione. Il nostro Capellone potrà anche schivare i colpi nemici, utilizzare alcuni power-up e sfruttare un’interazione ambientale basilare ma efficace (è possibile distruggere quasi tutti gli interni, nonché sfruttare alcuni elementi esplosivi). Ad oggi il sistema di evoluzione di HP, armi e abilità è semplice ma funzionale; sono previsti però aggiornamenti importanti che andranno ad evolvere la natura grinding del titolo, virando verso una struttura più roguelike.

Metal e Italia

Headbangers rimane però un lavoro completo, pur con evidenti promesse di evoluzione (tra l’altro non solo di gameplay, ma anche grafiche). A far da padrone comunque è la colonna sonora, che accompagna in maniera perfetta le mattanze di gnomi ed elfi natalizi. Il trash metal dei Reign of Fury impazza durante tutta l’esperienza del giocatore, attraverso un’ottima sinergia tra quanto fatto pad alla mano e quanto reso a livello visivo, ma soprattutto uditivo. Una struttura musicale che non stona neanche per i meno appassionati del genere (tra cui il sottoscritto), ma che al contrario risulta in un mix tanto esuberante quanto divertente.

Headbangers in Holiday Hell rappresenta inoltre una specie di piccolo regalo di Natale ante litteram, sviluppato a partire dal concept del one man studio Vikerlane (un talentuoso sviluppatore indie estone) espanso e completato in sinergia con due membri italiani di Hammer&Ravens (responsabili della produzione e dell’ottima pixel art). Si tratta insomma di un progetto corale e multiculturale, con un importantissimo contributo “tricolore”.

E senza cadere in facili nazionalismi o in quel favoritismo che a volte porta la critica ad incensare il made in Italy videoludico, ritengo che operazioni come Headbangers in Holiday Hell debbano spingere a riflessioni più profonde (e, purtroppo, tristi). Il panorama di sviluppo italiano infatti non è dei più rosei, sia rispetto ai numeri internazionali, sia rispetto all’enorme indotto del medium. Eppure è evidente che il “capitale umano” sia valido e capace di emergere autonomamente, anche se spesso costretto a produzioni estere e mitteleuropee (che rimangono auspicabili e validissime ma che non dovrebbero monopolizzare così tanto lo sviluppo nostrano).