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HOSTLIGHT | Recensione

La nostra recensione di HOSTLIGHT, un curiosissimo puzzle game da non perdere.

Avatar di Nicholas Mercurio

a cura di Nicholas Mercurio

Quando ci siamo approcciati a HOSTLIGHT per la prima ora di gioco, non sapevamo cosa ci saremmo trovati di fronte. Leggendo la trama e la spiegazione su Steam, eravamo sicuri fosse l’ennesimo videogioco rompicapo senza né arte né parte, una delle tante produzioni indipendenti che vengono pubblicate per fare numero. E invece no, perché HOSTLIGHT, sviluppato da ESDIP_GAMES, è una produzione complessa e impegnativa che ci ha ricordato Superliminal, l’opera di Pillow Castle Games, che al tempo ci offrì tre ore di svago e tanti enigmi da risolvere.

Per chi non lo conoscesse, si tratta di un puzzle game a tratti surreale composto da una trama e tanto sagome da mettere al loro posto per avanzare nell’esperienza di gioco. È incentrato sulla prospettiva e la fisica, due materie incredibili e folli meravigliose da approcciare e comprendere. Al contrario di Superliminal, però, HOSTLIGHT ci conduce in ampie stanze dove sono posizionati prismi, luci e colori da connettere. Tanti colori, molti colori, innumerevoli enigmi e puzzle che ci hanno messo a dura prova nelle dieci ore che abbiamo impiegato per arrivare ai titoli di coda.

Se da una parte Superliminal ci faceva unire sagome e cambiare le nostre prospettive, dandogli spessore attraverso il game design, dall’altra HOSTLIGHT pone l’accento sulla luce. Oltre a essere due concetti agli antipodi, sono tuttavia calzanti e azzeccati: mentre esploravamo il gioco, scoprendo enigmi sempre più difficili, abbiamo ragionato e riflettuto a lungo sulla loro risoluzione come non ci accadeva da tempo, sbattendo contro un muro e ripetendo fino allo sfinimento, speranzosi di raggiungere il risultato agognato. C’è da dire che videogiochi simili, che si interfacciano a un pubblico vasto e sfaccettato, riescono ad attirare la nostra attenzione perché hanno sempre tanto da raccontare, sia con la trama che con il gameplay.

In passato, ci siamo abituati a produzioni simile le une alle altre con poche reali innovazioni, che non sono riuscite a mantenere alta l’asticella qualitativa e gli standard attuali, rilevanti nel vasto panorama indipendente e in generale nel mercato, una fitta giungla che potrebbe nascondere videogiochi così complessi e articolati. Superliminal e HOSTLIGHT, due videogiochi e un solo destino: metterci davanti a delle incognite e a dei mondi modellabili a nostro piacimento, da plasmare per andare ben oltre dei livelli e delle sequenze, bensì per ritrovare la storia di una civiltà dimenticata.

Un passato da riscoprire: HOSTLIGHT e l’umanità perduta

La trama di gioco, seppure non sia preponderante, ci immerge in un contesto sci-fi che potrebbe piacere agli appassionati della serie Halo. Sia chiaro, non si tratta di Zeta Halo e neppure della stazione Talos I di Prey, il capolavoro di Arkane Studios, di cui abbiamo già abbondantemente parlato in precedenza e in svariate occasioni.

Impersoniamo il classico viaggiatore senza meta che si ritrova a dover esplorare delle stanze e dei piani da scalare in un’immensa torre circolare, supervisionato da un simpatico ma logorroico robot chiamato la Guida, un simpatico esserino che ci ha tenuto compagnia per tutto il nostro viaggio verso la riscoperta di questa antica civiltà. Non possiamo fare spoiler di alcun genere perché le tematiche trattate al suo interno sono profonde ed è giusto che le viviate a modo vostro, con il mouse e la tastiera tra le dita.

Il concept, le idee e la storia funzionano perché si legano a loro volta a una ricerca di un passato dimenticato, che è il tema portante del gioco e funziona in maniera egregia e toccante, trattato con sensibilità e semplicità. Non aspettatevi dunque una storia che si mostra in maniera plateale, ma non spaventatevi qualora non la avvertiste, perché i dialoghi tra i personaggi danno modo di capire cosa sia accaduto.

Esplorando le ambientazioni, può capitare di imbattersi in robot spenti e distrutti ben diversi dalla Guida, che un tempo camminavano e si muovevano come gli esseri umani. Avremmo sicuramente apprezzato dei tagli e delle sequenze meglio costruite, specie nella rappresentazione della storia che, per quanto suggestiva, avrebbe meritato solamente di essere approcciata con più coraggio, dando non soltanto spessore alle tematiche e alle idee, ma anche alla narrazione. Sia chiaro, non stiamo parlando di un racconto claudicante e dal ritmo compassato, ma siamo dell'idea che sarebbe potuto servire ancora qualche sforzo in più per esprimersi al meglio. Al netto di questo, c’è da dire che HOSTLIGHT non ha concentrato affatto i suoi elementi vincenti sulla trama ma sul suo gameplay e il suo game design, che ci hanno piacevolmente sorpreso.

“Luce che cade dagli occhi”

Come accennavamo prima, HOSTLIGHT è un puzzle game come ce ne sono tanti sul mercato, ma che basa il suo gameplay sulla luce e i colori. Se non vi foste chiaro, stiamo parlando di un videogioco in prima persona e con pochissimi elementi a schermo, una buona notizia per chiunque prediliga una visuale a tutto campo.

In tal senso, HOSTLIGHT ci dimostra quanto si possa essere semplice pur ricreando un gameplay di gioco complesso da concepire, che però è arrivato all’obiettivo. Abbiamo vissuto ben venti livelli diversi e difficili, impegnativi e non di immediata comprensione. Alla base della struttura ludica, per l’appunto, c’è la risoluzione di vari enigmi come rimettere a posto i filtri di una luce dal blu al rosso per farlo diventare verde, tra i colori primari e secondari, come se fosse una lezione di educazione artistica.

E infatti, man mano che avanzavamo, ci sembrava di essere ritornati a scuola, specie durante la spiegazione delle meccaniche di gioco durante il tutorial, che si è rivelato completo ed esaustivo, nonché piacevole da ascoltare. La produzione, fondando le sue basi appunto sui colori, i movimenti degli specchi e dei prismi, è riuscita a convincere appieno.

In tante occasioni ci siamo trovati a riflettere su come azionare gli altari per raccogliere i pezzi di puzzle da ricollegare a loro volta, avanzando così nell’esperienza. Il difficile, però, è accendere degli interruttori attraverso le luci e le ombre necessarie per andare avanti. Si tratta di far combaciare i colori primari e secondari attraverso dei filtri, facendo sì che un ipotetico raggio azzurro arrivi a destinazione, permettendoci di avanzare.

Man mano che si avanza, come accennavamo prima, le cose diventano ovviamente più complesse e di difficile approccio, se non si ragiona a sufficienza. Il gioco premia infatti che si spreme le meningi e rifletto su cosa ha davanti, ed è inevitabile fallire e ripetere all’infinito le medesime azioni, magari cambiando il posizionamento di uno specchio o addirittura di altri oggetti importanti per la persecuzione dell’esperienza. Lo scopo principale del gioco, insomma, è proseguire di stanza in stanza risolvendo degli enigmi, facendo combaciare i colori per aprire in questo modo strade e bivi, dedicandoci in generale a cosa ci troviamo davanti, con la luce come unica protagonista della nostra storia.

Tra un Interregno e due tazzine, in questi mesi ci siamo approcciati a diversi game design. Quello confezionato per HOSTLIGHT, al contrario di altri, funziona perfettamente perché si concentra su un ritmo incalzante nonché ben strutturato, capace di proporsi in maniera convincente. I livelli, via via che avanziamo, diventano ancora più complessi e le soluzioni da intraprendere si fanno articolate, nonché complesse da risolvere con facilità. Pensavamo, giunti a un certo punto, che la produzione sarebbe calata di ritmo ma, inaspettatamente, possiamo assicurarvi che dalla seconda metà dell’esperienza, cioè subito dopo aver superato i sette piani della prima sequenza, la sfida diventerà ancora più stimolante e intrigante.

In videogiochi simili non è mai semplice riuscire a mantenere una qualità simile, riuscendo a convincere e proponendo enigmi sempre più complessi e stimolanti, capaci di intrattenere e regalare tante ore di divertimento. HOSTLIGHT, focalizzandosi sui colori, ci ha dato modo di riscoprirlo in maniera intimista, portandoci ben oltre le nostre aspettative: è un videogioco che funziona e arriva all’obiettivo.

Una buona direzione artistica

Rispetto al gameplay e alle idee che hanno costruito HOSTLIGHT, la direzione artistica non eccelle ma è comunque ben confezionata e convincente. Le stanze sono ampie, il design ambientale è modestamente realizzato e gli oggetti da muovere sono ben implementati. Nel nostro viaggio abbiamo visitato ampie aule da modificare e sistemare, sbizzarrendoci e divertendoci con quanto vedevamo a schermo. Sul lato tecnico non abbiamo nulla da eccepire, tant’è che i caricamenti sono veloci e la resa grafica, seppure semplice e non molto impattante, è stata comunque piacevole, nonostante qualche calo di frame rate nei momenti più concitati.

In conclusione, HOSTLIGHT è un videogioco che premiamo con un voto che va oltre le aspettative che ci eravamo fatti inizialmente. È una piccola sorpresa gradita, nonché una prova di coraggio e voglia di stupire, che in un periodo così caotico per l’industria non è affatto negativo. Ci sono enigmi, ci sono storie, c’è un personaggio e c’è un robot, nonché un mondo da riscoprire. È il videogioco adatto a chi cerca un po’ di respiro e che speriamo possa arrivare anche per le altre piattaforme concorrenti, considerando il risultato finale.

Voto Recensione di HOSTLIGHT


8.2

Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • Un'ottima longevità e tanti modi d'approccio agli enigmi

  • Un lavoro certosino sui colori primari, secondari e terziari: in generale, una cura attenta e scrupolosa

  • Il gameplay è divertente, complesso e sfaccettato, ricco di sfumature. Combinare i colori non è mai stato più divertente

  • I livelli da vivere sono difficili e particolareggiati ed è meglio affrontarli con la dovuta calma

Contro

  • Qualche piccolo calo di frame rate, ma nulla che comprometta l'esperienza complessiva

  • Una trama che, nonostante le tematiche e la narrazione, non viene fuori come il resto della produzione

Commento

In conclusione, HOSTLIGHT è un videogioco che arriva all'obiettivo con semplicità, proponendo un gameplay che funziona dall'inizio alla fine. Forte di una trama interessante e legato di conseguenza a tematiche memorabili, potrebbe essere il videogioco adatto per scappare dalla monotonia di certe produzioni. Adatto a tutti, pure a chi non giocherebbe mai a una produzione così intricata.

Informazioni sul prodotto

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