Il Giappone è sempre stato il cuore pulsante dell'intera industria. videoludica, sin dall'uscita del primo videogame di Mario. Non per nulla due delle attuali console di generazione corrente provengono da lì, così come i principali sistemi portatili. Ryan Payton, neo licenziatario alla Kojima Production, dove ha ricoperto il ruolo di assistant producer, è però convinto che il vento sia cambiato, e che il Giappone non sia più il punto di riferimento per lo sviluppo dei videogiochi odierni.
Secondo quando affermato da Payton in una recente intervista, "non è questione di tecnologia in Giappone, è solo questione di giochi, di nostalgia". E considerato l'attaccamento ventennale di certe aziende ai propri brand, come ad esempio Nintendo, la sua affermazione è praticamente inattaccabile. Per avallare ulteriormente la sua tesi, Ryan ha aggiunto: "Il pubblico nipponico sembrerebbe disinteressato alla nuova generazione e all'alta definizione (le vendite hardware settimanali, infatti, non mentono. Ndr). C'è ancora una fortissima avversione nei confronti delle tecnologia occidentale. […] E' evidente, tutti lo sanno in Giappone. Gli sviluppatori oramai qui sentono questa pressione. Sono arrivati al punto di sviluppare con l'occidente in testa perché è lì che le tecnologie si stanno espandendo". In chiusura, Payton ha affermato che la recente proposta di acquisto da parte di Square Enix nei confronti di Tecmo è un evidente segno del tentativo di rispolverare i loro anni d'oro.