In carcere per aver ucciso un bimbo mentre giocava

Il mondo dei videogame nuovamente macchiato da un fatto di cronaca negli Stati Uniti

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a cura di Tom's Hardware

Sicuramente molti di voi avranno sentito e/o letto la recente notizia riguardante l'accoltellamento da parte di un ragazzino di 16 anni ai danni del proprio fratello maggiore (19), il tutto per una banale disputa su chi dei due dovesse giocare – in quel momento - con la propria console (comunemente definita "PlayStation" dal 99,9% della stampa non specializzata). Fatti del genere sono sempre un pretesto bello e buono per scagliarsi sul mercato dei videogame e sulla sua innata abilità nel plasmare potenziali orde di killer spietati e, per quanto questa spiacevole consuetudine sia oramai radicata nella mente di chi vive al di fuori del nostro mondo (virtuale), è altrettanto vero che avvenimenti del genere non sono un buon biglietto da visita.

Se in Italia ci siamo appena imbattuti nel caso di Vigevano, che nel suo piccolo è comunque fonte di ampie riflessioni (per lo più riguardanti aspetti estranei al mondo dei videogame), negli Stati Uniti si sta per concludere un processo inerente un fatto ben più grave e agghiacciante, che ha scatenato una serie di discussioni relative all'influenza di alcune forme di intrattenimento digitale sulla psiche umana, soprattutto quando quest'ultima è facilmente plasmabile. La violenza è chiaramente il perno intorno al quale ruota l'intero discorso.

La storia, in breve, è questa: 26 ottobre 2007. Tucson, Arizona. Rene Edward Barrios (26) viene incaricato dalla sua fidanzata di accudire il proprio figlio di soli 18 giorni, che sta tranquillamente dormendo, mentre lei si appresta ad uscire di casa. Rene accetta e prosegue a giocare con il proprio videogioco (non specificato) nella stanza accanto, quando a un tratto il piccolo inizia a piangere. Infastidito dal rumore, Rene mette in pausa la partita, afferra il bambino, lo scuote e lo colpisce in testa. Barrios torna al suo gioco e completa il livello. Circa dieci minuti dopo, torna a controllare il bimbo e lo trova privo di sensi. Qualche ora dopo un medico dell'ospedale dichiara clinicamente morto il neonato.

Il processo ai danni di Barrios terminerà il 30 settembre dopo qualche inutile tentativo di tutela da parte del suo avvocato difensore, il quale ha provato a giustificare il gesto affermando che il suo cliente era stressato da giorni per colpa dei lamenti del bambino. Tant'è, che Rene Edward Barrios passerà da dieci a ventuno anni rinchiuso in una cella.