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a cura di Raffaele Giasi

Senior Editor

Mauro qual è secondo te il motivo per cui i videogame non vengono considerati arte?

Essenzialmente credo che la risposta sia racchiuda in una parola sola: intrattenimento, specie per ciò che concerne il mercato italiano. Questo perché nel nostro paese l'arte viene considerata un qualcosa di altissimo livello, mentre invece l'intrattenimento, qualsiasi livello esso sia, si ritiene un qualcosa che non richiede alcun tipo di preparazione, né di capacità, o tanto meno un'esperienza tale per poterlo definire un prodotto artistico. Questo perché si tende ancora a considerare “arte” le opere di artisti illustri del passato, come Leonardo o Michelangelo. L'intrattenimento, invece, penso sia ancora identificato come un qualcosa di ludico e, dunque, intellettualmente, meno importante.

Allora ti chiedo: perché un paese come l'Italia, in cui l'idea dell'arte è così radicata, non riesce a fare questo passaggio di qualità nel capire che un prodotto come il videogioco può effettivamente essere arte?

Credo che quello che manchi, probabilmente, è riuscire a far conoscere di più alle persone tutto il lavoro che c'è dietro un videogioco. Un quadro è lì, sotto gli occhi di tutti, immediatamente percepibile cosa ha rappresentato per un artista, la sua tela, i colori ed eventualmente quello a cui si è ispirato. Il videogioco, invece, viene considerato un prodotto per il divertimento, e dunque persino la sua componente figurativa, come le immagini a schermo, non viene considerata alla stregua neanche di prodotti vagamente simili, come il cinema d'animazione. In più, credo che la finalità commerciale del videogame, distrugga, se possibile, ancor di più la componente artistica del videogioco. Probabilmente il modo migliore sarebbe quello di far mostrare ciò che comporta lo sviluppo di un videogioco, cioè quanta arte effettivamente c'è per poter arrivare al prodotto finito, quanta creatività, quanta professionalità è richiesta e necessaria per fare dei prodotti di qualità.

Ma allora come si arriva, secondo te, a questo tipo di “scolarizzazione”?

Anzitutto con una giusta comunicazione, anche sui social, e con la creazione di contenuti che possano presentare quello che è effettivamente il “backstage” della produzione. Si dovrebbero mostrate le singole professionalità coinvolte, così da far capire che tipo di impegno e responsabilità gravino sulle spalle degli artisti coinvolti in un singolo progetto. Un artista del mondo dei videogame, infatti, non deve solo avere un notevole talento personale, ma anche tutta una serie di conoscenze legate alla produzione del mondo dei videogiochi. Forse così si riuscirebbe a passare al pubblico tutte quelle informazioni che servono per comprendere effettivamente che cosa rappresenta un singolo videogioco, anche perché spesso parliamo di un qualcosa che è stato creato da una schiera numerosissima di professionisti, i quali hanno dedicato molti anni della propria vita a questo tipo di preparazione. Ci sono poi gli artbook, anche se ammetto che si tratta di oggetti che risultano davvero interessanti solo per una nicchia di utenti; e certamente una grossa mano la darebbe anche la stampa che, con una maggiore attenzione verso gli artisti del settore, potrebbe fare da tramite tra il prodotto, la sua realizzazione ed il grande pubblico.

Ma questa spinta chi ce la deve avere secondo te? La deve avere l'artista in prima persona, in quella che sarebbe una battaglia per la cultura, oppure c'è bisogno di un aiuto che può essere quello, ad esempio, di un publisher?

Credo che le singole parti facciano già quanto possono ma, quello che manca, è semmai un lavoro corale, che si poggi sul supporto e dell'interesse dei media. Cioè di persone che fanno parte del mondo dei media, dei social, che si interessino sempre di più di questo aspetto che effettivamente non può non essere rilevante. Occorre che si lavori tutti assieme per cercare di spingere e promuovere il concetto del videogioco come arte, non soltanto come oggetto di intrattenimento.

Al di là di questo, non pensi però che ci sia proprio un problema di fruizione? Penso che si tenda ad identificare il videogame come arte solo in riferimento a quei prodotti che hanno una forte aderenza a qualcosa che esiste già, e mi riferisco non ad un contenuto specifico, ma ad altri media, come può essere per esempio il cinema, cioè, se un videogame ha delle cutscene super realistiche, un taglio cinematografico, allora è arte. Però ritengo sia un errore, perché vorrebbe dire non soppesare il valore artistico del videogame ma, semmai quello del cinema digitale. Questo, almeno, è il mio punto di vista, il tuo invece qual è? O meglio, quali sono quelle caratteristiche che noi dovremmo identificare per dire questo videogame è arte, o il videogame è arte?

Anzitutto ti dico che, per me, il videogame dovrebbe essere arte a prescindere, proprio perché, come ho detto, per produrne uno, a prescindere che si parli di un team di 2 o 200 persone, occorre un pool di artisti che hanno tutti una grande preparazione e una grande capacità. Anche perché, per come la vedo io, spesso e volentieri ci sono giochi che magari non sono immensi, ma che racchiudono nel loro piccolo una grande originalità o delle idee così semplici, ma interessanti, che tanto basterebbe a proiettarli nell'Olimpo dell'arte. Il videogioco in sé dovrebbe essere arte a 360 gradi, poiché non contiene soltanto degli elementi figurativi e visivi, ma contiene arte anche dal punto di vista musicale, narrativo, e perché sa regalare reazioni emotive, anche solo nella forma del divertimento, e questa è arte. È arte come può essere il teatro, o il cinema, e l'unica differenza è che esso richiede un livello di interazione. Sono forme d'arte diverse, ma secondo me, egualmente importanti e da considerare alla stessa stregua.

Tornano alla questione dell'artista, vorrei che mi togliessi una curiosità. Pensando, ad esempio, ad Ubisoft, ed alla produzione di titoli immensi come quelli della serie Assassin's Creed, in cui sono coinvolti tantissimi talenti, come fa un artista a fare l'artista? Cioè, come mantiene intatto il proprio carattere ed il proprio stile pur restando in sincronia con il resto degli artisti?

Si tratta di qualcosa di molto complesso. Ecco perché al momento del recruitment, cerchiamo figure eclettiche che, più che la forza del proprio stile personale, abbiano uno spirito collaborativo ed una certa dose di umiltà. Penso che quest'ultima sia fondamentale per poter lavorare nel mondo dei videogiochi, nel senso che un artista deve essere pronto a mettere il proprio talento personale al servizio del lavoro di squadra, perché siamo tutti in gioco per portare a casa il risultato finale. Ovviamente, facendo questo l'artista non si realizza come singolo ma trova realizzazione in un lavoro corale. Ovviamente, è chiaro che ogni artista produce delle singole parti del gioco che, chiaramente, verranno messe in evidenza, però il risultato vero e proprio sta nell'insieme della produzione. In questo modo si è artisti sempre e comunque anche nella realizzazione dell'elemento più piccolo del gioco, così come di quello che può importante. Questo perché il gioco, di per sé, non è un'immagine singola, immobile, ma deve regalare al giocatore un'esperienza simulativa. Quindi non si tratta di essere solo l'artista che produce il personaggio principale, perché il personaggio da solo, in un contesto povero, non ben realizzato, non avrebbe lo stesso peso e la stessa importanza. E quindi è proprio lì, nel lavoro di collaborazione, che si trova la propria realizzazione e poter avere il talento, la capacità, l'umiltà e la professionalità per farlo non è una cosa così scontata.