Knockout City | Recensione

Knockout City è un interessante titolo multiplayer basato sul dodgeball, realizzato da Velan Studios e pubblicato sotto l'ala degli EA Originals.

Avatar di Marco Piccirilli

a cura di Marco Piccirilli

Knockout City è uno degli ultimi arrivati nell’ambito del programma EA Originals, ideato e sviluppato da Electronic Arts qualche anno fa appositamente per accogliere produzioni di basso livello dal punto di vista produttivo, ma allo stesso tempo capaci di mettere in campo diverse idee interessanti, grazie a una verve creativa non più così comune nel mercato dei tripla A. Il gioco dei Velan Studios si basa nella sua interezza attorno a una singola idea, che ha rappresentato il cardine del processo di realizzazione: sviluppare un titolo multiplayer ispirato al dodgeball, sport con un buon seguito negli Stati Uniti e reso popolare, negli ultimi decenni, anche dal cinema, grazie al film commedia del 2004 con Ben Stiller.

Come promesso dagli sviluppatori, Knockout City è un videogioco destinato ad evolversi nel tempo, e il cui lancio, che ha coinvolto e coinvolgerà tutta la parte finale del mese di maggio, rappresenta solamente l’inizio del suo percorso evolutivo. Velan Studios, di comune accordo con EA, ha deciso di adottare un interessante modello commerciale: per rimpolpare da subito la player base e dare al gioco una spinta iniziale, tutti i contenuti presenti al day one e all’inizio della prima stagione saranno gratuiti per dieci giorni, fino al 30 del mese in corso (compreso), dopodiché il titolo farà il suo ingresso nelle fila di Xbox Game Pass, con l’obiettivo dichiarato di mantenere il numero di giocatori elevato e costante.

Palle al balzo

In un mercato le cui uscite si susseguono rapidissime, e nel quale la discriminante principale per dare una chance a questo o quel prodotto è il tempo, vale davvero la pena lanciarsi in qualche frenetico match a suon di pallonate sui denti? Se quel che cercate è puro e semplice divertimento, possiamo già anticiparvi di si; come spesso accade per videogiochi legati al modello del live service, nel giorno di lancio Knockout City era appena all’inizio del suo percorso, e mancava di diversi fra i contenuti promessi durante la campagna promozionale, benché le basi fossero tutte presenti e garantissero già ore ed ore di divertimento. La votazione che troverete alla fine dell'articolo, pertanto, è riferita unicamente al periodo del debutto del gioco sul mercato, ed è indissolubilmente legata alla sua evoluzione su base temporale: sarebbe impossibile, del resto, valutare ora i passi che Velan Studios compirà nelle prossime stagioni, benché le premesse siano già più che buone.

Il concept di base, come già intuibile, è piuttosto semplice: due squadre, composte da un numero variabile di giocatori, si sfidano in frenetici incontri all’ultimo KO in una manciata di modalità, oltre che di mappe studiate e strutturate per premiare il gioco di squadra. Prima di cominciare, il gioco offre la possibilità di cimentarsi in qualche tutorial di addestramento, in modo da impratichirsi con le meccaniche base e dare anche uno sguardo a quelle avanzate. I tutorial di allenamento sono tanti e ben strutturati, e riescono a dare una buona infarinatura di base: il nostro consiglio, per una volta, è di seguirli tutte con attenzione, perché poi, una volta lanciati nella mischia, Knockout City tende a non spiegare né perdonare davvero più nulla.

Le basi sono quelle che ci si aspetterebbe da un comune match di palla avvelenata: ogni giocatore, dopo essersi impossessato di una delle palle disseminate per l’arena - ce ne sono di vari tipi, come vedremo - può lanciarle (con un tiro normale o caricato) e cercare di colpire l’avversario più vicino, in modo da guadagnare un punto per la propria squadra al secondo colpo a segno sullo stesso bersaglio. Sulla carta suona tutto piuttosto semplice, ma guai a farsi ingannare: bastano un paio di partite per rendersi conto che il gioco dei Velan Studios possiede un bel po’ di meccaniche complesse e ben pensate, che lo rendono estremamente stratificato e capace di strizzare l’occhiolino tanto ai giocatori della domenica quanto a quelli ipercompetitivi.

Tale stratificazione, oltre a definirne in maniera precisa l’identità rispetto ad altri titoli multiplayer a squadre, come quel Rocket Arena pubblicato dalla stessa Electronic Arts, ci ha piacevolmente stupito. Al tempo dell’annuncio e dei primi trailer, infatti, l’aspetto colorato di Knockout City e il legame con un gioco immediato come il dodgeball avevano tratto in inganno un po’ tutti, ma a noi sono bastate le prime ore di prova per capire come ci sia effettivamente di più sotto il cofano. Le mosse avanzate, vero cuore del gameplay, rendono ogni match unico e interamente basato sull’abilità dei giocatori.

A cominciare, per esempio, dai vari tipi di palle presenti nelle arene, la cui posizione e i tempi di respawn vanno memorizzati per giocare match al meglio delle proprie possibilità. Si va dalle palle bomba, che esplodono alcuni secondi dopo essere state raccolte, obbligando a lanciarle quasi subito, alle palle “cecchino”, capaci di colpire gli avversari da distanze siderali, passando per quelle multiple (tre invece di una) e per le “palle luna”, dotate di una fisica differente da quelle normali. Avere in mano palle differenti da quelle standard per la maggior parte del tempo è uno dei principali obiettivi da perseguire in gioco, dal momento che molte di esse garantiscono un vantaggio non indifferente.

Ogni palla può essere lanciata in vari modi, anche sfruttando le opzioni di movimento del vostro alter ego virtuale (una piroetta e una capriola), utili non solo a fini evasivi, ma anche per dar vita a spettacolari lanci curvi o a pallonetto. Ogni lancio, allo stesso modo, può essere contrastato, premendo un tasto al momento giusto ed eseguendo un blocco, che permette di impossessarsi della palla e scagliarla via a propria volta. Lanci e blocchi eseguiti col giusto tempismo “caricano” la sfera nelle vostre mani, rendendola più difficile da intercettare al lancio successivo: ciò fa sì che ogni faccia a faccia diventi una vera e propria danza, carica di tensione (e terrore), in cui rimarrete per tutto il tempo appesi al bordo della sedia, sussultando al minimo errore, vostro o dell’avversario di turno.

Potrete persino sfruttare le capriole per deviare i lanci in maniera alternativa, o semplicemente per disturbare qualcuno durante la preparazione. E se pensate sia finita qui, vi sbagliate di grosso! Knockout City è provvisto di un bel po’ di meccaniche sorprendenti, capaci di introdurre in ogni match un gran numero di variabili e addirittura stili di gioco differenti. Se non vi piace lanciare palle, per esempio, potete decidere di lanciare i vostri compagni di squadra! Premendo il grilletto sinistro sul pad, infatti, vi trasformerete voi stessi in una palla, e potrete venire scagliati (si, anche dagli avversari, da cui potete liberarvi) in una traiettoria che, se caricata al massimo, terminerà con una gigantesca esplosione, infliggendo un KO automatico a qualunque avversario si trovi nel raggio.

Quale che sia l’oggetto che vi sta arrivando addosso, in ogni caso, verrete avvisati da indicatori visivi, posti ai lati dello schermo, che vi informeranno sulla sua provenienza e che, purtroppo, godono di un posizionamento un po’ infelice. A nostro avviso, infatti, avrebbero dovuto essere un filino più grandi e posti più al centro nello schermo, piuttosto che relegati alla visione periferica (su cui, durante le partite, farete ben poco affidamento). Tolto questo problema, facilmente risolvibile anche se piuttosto rilevante, nel complesso il gioco funziona, anche perché basato su meccaniche solide, utili in ogni match (anche per questo sembrano di più del loro numero effettivo) e ben incastrate fra loro. Certo, c’è sempre spazio per migliorare: nei mesi successivi al lancio, oltre ai nuovi contenuti, gli sviluppatori avranno il loro daffare a sistemare alcuni problemi col bilanciamento, che riguardano ad esempio alcune palle, come quelle capaci di colpire a distanza, effettivamente fin troppo forti e capaci talvolta di rompere eccessivamente l’equilibrio di gioco.

Il lancio è solo l'inizio

Noi abbiamo già avuto modo di provare diverse mappe: pur trovandole, almeno inizialmente, un po’ semplicistiche nel design, ci sono sembrate ben strutturate e pensate per suggerire e favorire uno stile di gioco basato sulla collaborazione coi propri compagni. Di base, ogni scenario è legato a una zona differente del contesto urbano e presenta caratteristiche uniche, tra cui elementi di disturbo, come automobili in movimento nel centro cittadino, macchine al lavoro nella zona del cantiere e addirittura un treno nella mappa Jukebox Junction, una delle principali che abbiamo provato.

Non mancano, poi, elementi di aiuto per i team, come le tradizionali piattaforme di salto o tubi capaci di trasportare velocemente da una zona all’altra della mappa. Procedere uniti, sfruttando luoghi alti per meglio controllare la zona e la possibilità di lanciarsi vicendevolmente, è la chiave del successo: se non ci si organizza a dovere coi compagni è molto facile venire annichiliti e perdere con punteggi tennistici, dato che il gioco ruota fortemente attorno al team play oltre che alle skill individuali.

Il giorno di lancio, Velan Studios ha incluso in Knockout City cinque mappe, cinque tipi di palle e quattro playlist, corrispondenti ad altrettante modalità: Team KO è la principale (sarà con ogni probabilità la più giocata), e corrisponde a una variante del tradizionale Team Deathmatch, in cui, per vincere, bisogna mettere a segno 10 punti collettivi. Le alternative includono una modalità Duello (classico 1vs1 a due giocatori), Corsa ai Diamanti (in cui l’obiettivo è raccogliere più diamanti possibile) e Party Team KO. Assente, invece (per ora, almeno), quella che ci ha incuriosito di più dal punto di vista concettuale, ovvero Rissa Mutapalla, in cui non ci sono palle tradizionali nello scenario e per vincere si è obbligati a lanciare i propri compagni.

Le modalità e le mappe presenti al day one, come promesso dal team più volte nelle scorse settimane, verranno arricchite con ulteriori aggiunte, nell’ambito di un sistema strutturato a Stagioni. La prima, che ha avuto inizio il 25 maggio, ha introdotto nel gioco le partite di lega e otto nuove playlist (queste ultime ruoteranno su base stagionale), oltre alla mappa Jukebox Junction, già vista e provata durante i nostri test, che è andata ad aggiungersi a Rooftop Rumble, Concussion Yard, Knockout Roundabout, Back Alley Brawl e Galaxy Burger. Ad ogni stagione verranno aggiunte anche nuove palle (e quindi nuovi modi di giocare), e non mancheranno ulteriori novità legate agli oggetti cosmetici e ai clan. Uno degli obiettivi del team, infatti, è di strutturare e fidelizzare la community proprio attorno alla formazione delle cosiddette Crew, gestibili tramite un sistema interno al gioco, ognuna delle quali potrà ospitare al massimo 32 membri, con la possibilità di espandere tale limite in futuro.

Giocare con i propri compagni permetterà di avere diversi vantaggi: oltre a mostrare il simbolo del team sulle giacche dei personaggi, proprio come accade nel film di culto The Warriors (al quale Velan Studios non ha nascosto di ispirarsi), potrete disporre di un nascondiglio personale, costruito sulla base di come avete deciso di personalizzare il vostro avatar e il gruppo e sui successi ottenuti, che fungerà da hub in cui rilassarsi tra una partita e l’altra. Ogni season, infine, espanderà ulteriormente il già complesso editor dei personaggi, aggiungendo nuove opzioni di personalizzazione sbloccabili nel negozio grazie a una valuta ottenibile in due modi: acquistandola tramite microtransazioni o semplicemente giocando e completando i contratti, ovvero missioni giornaliere o settimanali che includono obiettivi completabili durante gli incontri.

Positive anche le impressioni sul versante tecnico. Noi, per ora, abbiamo giocato su un PC di fascia alta, configurazione che, pur impedendoci di valutarne la tenuta su console, soprattutto quelle base (parliamo, infatti, di un gioco cross-gen) non ci impedisce di esprimere un giudizio favorevole. Knockout City può contare su una presentazione visiva colorata, simpatica e soprattutto funzionale, con modelli e scenari ben realizzati e nel complesso un aspetto gradevole, mai troppo invasivo nè eccessivamente vistoso, cosa che permette di concentrarsi al 100% sulle partite giocate. Il gioco dei Velan Studios, inoltre, può contare sul pieno supporto al cross-play e al cross-progression: ovunque lo giochiate, potrete divertirvi in compagnia di tutti i vostri amici e utilizzare il vostro account su ogni piattaforma. Su Switch, in particolare, il gioco offrirà una modalità performance che permetterà di raggiungere i 60 FPS (come su tutte le altre piattaforme), e non richiederà un abbonamento al servizio online di Nintendo.