La Brexit manda in crisi l'industria videoludica britannica

La Brexit colpisce anche il settore dei videogiochi, specialmente il lato business, con il personale che fatica a essere trovato.

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a cura di Alessandro Adinolfi

A gennaio 2020 è stata ufficializzata la Brexit, ovvero l'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea. La pratica, avviata nel 2016 dopo il referendum che ha consentito ai cittadini di scegliere se rimanere all'interno del sistema comunitario oppure no, ha portato fin da subito a una serie di problemi legati alle importazioni e alle esportazioni, oltre che aver reso più problematico l'ingresso di quelli che ora a tutti gli effetti sono degli extracomunitari. Quest'ultimo è un problema che sta colpendo anche l'industria dei videogiochi britannica.

Come riportato dalla BBC, è sempre più difficile riuscire a trovare talenti in UK per soddisfare la carenza di personale per alcuni ruoli senior. "La Brexit ha avuto un impatto limitato sulla distribuzione, ma decisamente più grande sul recruitment, con le società che non riescono a trovare personale di talento nel Regno Unito. Come industria, dovremmo fare di più per riuscire a mantenere il personale, con salari migliori", ha spiegato Colin Macdonald, director della piattaforma Games Jobs Live.

Si tratta di una situazione che in Inghilterra conoscono molto bene. Appena pochi mesi prima dell'attuazione della Brexit, infatti, alcuni team di sviluppo francesi avevano già invitato i colleghi a trasferirsi a Parigi e dintorni, soprattutto tutti coloro che non erano nati nel Regno Unito e avevano bisogno di un permesso per continuare a lavorare. Effetti negativi di un paese che dall'oggi al domani si è trovato fuori da un sistema comunitario dopo averci passato buona parte della sua esistenza moderna.

Nell'industria dei videogiochi è normalissimo che diversi sviluppatori, artisti e designer decidano di spostarsi da un team di sviluppo all'altro. Le regole sull'immigrazione dei vari paesi influiscono però sul processo di selezione e assunzione del personale, e in caso di lavori estremamente qualificati, come per esempio le posizioni senior, è perfettamente normale che paesi con regole più strette sull'immigrazione possano trovarsi a far fronte a vere e proprie emergenze di personale.

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