La comunicazione nei videogiochi sta diventando una roba per soli azionisti

La comunicazione nei videogiochi, specialmente a seguito della pandemia COVID-19, è cambiata molto. Scopriamo come e perché in peggio.

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a cura di Antonio Rodo

Ci avete fatto caso? Negli ultimi mesi abbiamo assistito a presentazioni sì molto corpose, sì ricchissime di annunci, ma indirizzate – probabilmente – a soli azionisti, di certo non ai videogiocatori. Ovviamente, non mancano le eccezioni, o quei casi divisi a metà; eppure, nel complesso, l’idea che mi sono fatto è che la comunicazione nei videogiochi si sia evoluta veramente troppo e non sempre nella direzione giusta, andando a perdere del tutto le emozioni di un tempo, quelle conferenze anche emotive, se vogliamo, e dedicate esclusivamente ai giocatori.

All’interno di questo articolo, quindi, vorrei fare il punto della situazione insieme a voi, prendendo in esame due grandi esempi recenti di comunicazione (Ubisoft e CD Projekt RED), arrivando ad alcune evoluzioni e grossi cambiamenti che abbiamo vissuto, specialmente dal 2020 in poi, anno terrificante e dominato dalla terribile pandemia COVID-19 che stiamo ancora oggi cercando di archiviare.

Ubisoft e CD Projekt RED: due casi un po’ al limite

E partirei proprio da Ubisoft, a mio avviso l’esempio migliore (ma in realtà peggiore) per farvi comprendere al meglio il mio ragionamento. L’evento in questione, al quale ho avuto modo di partecipare in anteprima (il mio resoconto dell'evento), venne svelato al pubblico come una serata dedicata in una prima parte al mondo Ubisoft in generale, e in una seconda parte completamente dedicata a uno dei più grandi franchise nella storia del videogioco, ovvero Assassin’s Creed. Sulla prima parte dell’evento, nonostante non si sia rivelato nulla di ché, c’è ben poco su cui puntare il dito; forse giusto la quasi non presenza di gameplay puro e crudo, che abbiamo visto a tratti e solamente grazie allo straordinario Mario + Rabbids Sparks of Hope (la nostra recensione), sviluppato da Ubisoft Milan. Per il resto, banalmente, si trattava di un Ubisoft Forward senza infamia e senza lode.

È la seconda parte dell'evento ad aver ispirato in larga parte questo articolo che tenevo in canna da un po’, quella concentrata interamente su Assassin’s Creed. Ricorreva, non a caso, il quindicesimo anniversario del franchise (il nostro speciale dedicato), che la casa francese aveva promesso ai fan di festeggiare con una parentesi gigantesca dedicata al futuro del brand. Beh, in effetti così è stato, eppure i modi, il materiale mostrato e, in generale, l’intera presentazione, sono sembrati tutt’altro che indirizzati ai fan, a ragazzi e ragazze che da quindici anni acquistano Assassin’s Creed. Non lo sembravano perché i progetti - sarebbe più corretto dire i loghi – mostrati sono stati veramente troppi. Senza esagerare, tra capitoli dedicati alle home console e al PC, videogiochi pensati per le piattaforme mobile e, infine, anche adattamenti cinematografici in collaborazione con Netflix, più di una dozzina. E aggiungo anche che ognuno di questi progetti veniva presentato con neanche un nome ufficiale o un logo definitivo: nel migliore dei casi ci stava un trailer brevissimo in engine; nel peggiore dei casi un CGI trailer.

Sarà forse stata una mia impressione, eppure l'idea che continuo ad avere ancora oggi, a ormai settimane di distanza, è quella di una comunicazione tutt’altro che dedicata al quindicesimo anniversario di una saga che ha riempito all’infinito le tasche di Ubisoft. In più, la gravante, a fine evento hanno persino osato aprire i preordini della collector’s edition di Assassin’s Creed Mirage, che la gente avrebbe dovuto preordinare basandosi solamente su un trailer in computer grafica. No, ragazzi! Assolutamente no! Non è questo il modo di fare comunicazione; non è ciò che si aspetta un appassionato della prima ora con il poster di Altaïr e la statua di Ezio Auditore in camera. 

Lato stampa, quindi dal nostro, in questo caso mio punto di vista, ebbi almeno la fortuna di ricevere un paio di informazioni extra su Mirage, grazie a un panel privato. Tuttavia, non affatto sufficiente a risollevare le sorti di un evento debole e, diciamolo finalmente, pensato per soli azionisti. Del resto, a settembre, Ubisoft, che usciva da un periodo di grandi scambi economici, chiacchiere e azioni in borsa, voleva semplicemente apparire come una compagnia in salute e ancora intenta a coccolare la sua gallina dalle uova d’oro, Assassin’s Creed, che ha recentemente siglato un nuovo traguardo grazie a Valhalla, adesso a quota 20 milioni di giocatori.

Non si è di certo comportata meglio CD Projekt RED, che ha deciso di rendere pubblica una classica riunione per azionisti, allo scopo di seminare hype e confondere i giocatori con nomi, loghi e progetti dedicati a IP note come Cyberpunk e The Witcher, e non solo. La differenza, che di fatto rende questo caso meno grave del precedente, è che almeno, i vari annunci, non erano in nessuna circostanza stati annunciati come un evento gaming dedicato ai giocatori; semplicemente è stato deciso di rendere tutto pubblico in un secondo momento. Situazione che in ogni caso non mi piace affatto, soprattutto perché la protagonista è quella stessa CD Projekt RED ancora acciaccata dal caso Cyberpunk 2077, un esempio di pessima gestione e comunicazione che speriamo di non rivedere mai più. 

Gli sviluppatori polacchi, tra l'altro, probabilmente perché un po’ risentiti dalla risposta dei giocatori, hanno successivamente deciso di ufficializzare uno dei tanti progetti dedicati al franchise di The Witcher, nello specifico Canis Majoris, che adesso sappiamo benissimo essere il remake del primo The Witcher sviluppato in Unreal Engine 5. Ancora in fase embrionale e per questo ben lontano dall’approdare sul mercato. Esiste, tutto qui.  

Bene ma non benissimo, insomma. Come direbbe qualcuno.

Konami e il suo impacciato ritorno nel mondo dei videogiochi

Chiude il giro Konami, la meno colpevole tra le tre, nonostante sia riconosciuta ai più come la più odiata tra le community, specialmente a seguito della rottura dei rapporti con il noto Game Director Hideo Kojima. Perché meno colpevole? Anche in questo caso, del resto, i progetti annunciati sono stati tantissimi, ancora una volta divisi tra diverse piattaforme. Beh, dal mio punto di vista, nonostante la comunicazione non sia stata delle migliori, le intenzioni erano più che positive. Si voleva, insomma, gridare forte ai fan che Silent Hill è ancora vivo e che Konami è ancora intenzionata a investire del denaro sullo sviluppo di nuovi videogiochi. 

Per cui, diciamo che hanno commesso degli errori tipici dei principianti (nel loro caso, tipici di un’azienda che ha forse dimenticato come comunicare a un pubblico di videogiocatori che, da anni, non chiedono altro che il ritorno di videogiochi che hanno avuto un grande impatto nelle loro vite). In attesa del prossimo passo, o progetto comunicato (stando ad alcune voci, potrebbe essere il remake di Metal Gear Solid 3), quindi, Konami è al momento scusata.

E voi cosa ne pensate invece? Apprezzate la direzione in cui stanno andando i vari attori del marcato nel settore dei videogiochi?