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a cura di Lorenzo Quadrini

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Con l'arrivo sugli scaffali digitali e non dell'ultimo capitolo della serie di Assassin's Creed, Odyssey, abbiamo deciso di proporre uno speciale trasversale sulle vicende storiche che hanno attraversato il periodo in cui è ambientato il videogioco. Una premessa è d'obbligo: l'articolo evidenzierà tantissime discrepanze e incongruenze, ma sinceramente non potrebbe che essere così. La Storia può essere un ottimo veicolo per le creazioni di fantasia, senza che questo comporti polemiche inutili.

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La discendenza

Il protagonista di questo nuovo AC (che sia maschile o femminile poco importa, vista l'inusuale ma felice opzione di poter scegliere) è discendente diretto di Leonida I, il famoso re di Sparta dell'ancora più famosa battaglia delle Termopili. Il nome di Leonida, ancora oggi, è evocativo di gesta eroiche e di combattimenti spettacolari (basti pensare al celebre 300 di Miller).

Leonida morì nel 480 a.C., mentre il gioco è ambientato nel 431. Sebbene temporalmente plausibile, la discendenza del condottiero spartano si interruppe prima, almeno nella sua linea diretta: l'unico figlio, Plistarco, morì senza eredi. Anche il rovescio di fortuna subito da Kassandra appare poco plausibile, soprattutto per gli spartiati (i nobili spartani), bisogna però ammettere che effettivamente il monte Taigeto "ospitava" i criminali condannati a morte o scacciati dalla comunità.

I mercenari nell'antica Grecia

In Odyssey quindi, pur avendo origini nobilissime, il giocatore si ritrova a svolgere uno dei più antichi mestieri di sempre: il mercenario. Nei contesti socio-politici umani lo scontro fisico spesso e volentieri era il primo mezzo di risoluzione delle controversie e dei contrasti diplomatici, rimanendo questa caratteristica praticamente intatta fino a periodi relativamente vicini a noi. Il mestiere del mercenario poi, fino a quando non sono sopravvenuti gli eserciti nazionali, ha sempre avuto largo utilizzo in quasi ogni fase storica, europea e non.

La Grecia non faceva eccezioni e non stupisce neanche per quanto concerne Sparta. La cittadina ellenica, pur con la sua tradizione militare, il suo apparato bellico organizzato e funzionale e il suo proverbiale senso di appartenenza marziale, ha dato i natali ad alcuni famosissimi mercenari. Tra questi giova ricordare Clearco e Chirisofo, comandanti dei mercenari spartani partecipanti alla spedizione dei Diecimila. La spedizione fu organizzata da Ciro il Giovane poco dopo la guerra del Peloponneso, con l'obiettivo di usurpare il trono persiano di Artaserse II.

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Il fatto che un satrapo persiano utilizzasse milizie greche fa capire come il concetto odierno di "soldato" mal si sposa con le dinamiche dell'epoca. In assenza infatti di esigenze di protezione cittadina e di finanziamenti esterni, l'uomo d'armi viveva letteralmente di guerra, dovendo tra l'altro essere completamente autosufficiente in termini di attrezzatura. Non appare quindi bislacco che, alla fine della guerra che coinvolse quasi tutte le città-stato elleniche, Ciro il Giovane reclutò proprio in Grecia i soldati di cui abbisognava, soldati che in seguito alla smobilitazione generale erano materialmente senza "lavoro".

La "Grande Guerra" ellenica

Il gioco, come già detto, comincia nel 431 a.C., data di inizio del conflitto (che però si protrarrà, con alterne vicende, fino al 404 a.C.). Quella che comunemente chiamiamo guerra del Peloponneso è in realtà la seconda guerra del Peloponneso, avendo un suo precedente storico nel 460 a.C.. Ma se la prima di queste fu, nonostante tutto, una sorta di grande periodo di ostilità tra Sparta e Atene, senza grosse conseguenze dal punto di vista degli equilibri, la seconda cambiò per sempre la fisionomia politica della penisola greca.

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La prima figura storica fondamentale, per i posteri, in merito alla guerra peloponnesiaca è lo storico Tucidide. Contemporaneo e partecipe tra le fila ateniesi, Tucidide scrisse La Guerra del Peloponneso, opera di fondamentale importanza non solo come fonte diretta degli eventi ma anche e soprattutto per aver fornito, primo nella storia, un punto di vista scevro dalle sovrastrutture classiche del genere dell'epopea. Il racconto di Tucidide ricalca un modello incentrato sull'importanza dell'uomo, del denaro e degli impulsi sociali alla guerra, costruendo una narrazione di incredibile modernità e di grande lucidità.

Ed è proprio grazie a quanto scritto da Tucidide che si riesce a capire come la guerra del Peloponneso fu, innanzitutto, un duplice tentativo - spartano e ateniese - di ottenere il dominio incontrastato su tutta la Grecia. Anche in Assassin's Creed Odyssey ci muoveremo, così come secoli fa, in bilico tra la Lega Delio-Attica comandata da Atene e la Lega peloponnesiaca di matrice spartana. Raccontare la complessità di questo conflitto rappresenta uno sforzo enorme e dal risultato poco soddisfacente, basterà quindi spiegare qual era l'effettiva situazione socio-politica di quei tempi, per poter inquadrare l'evento storico nella sua interezza.

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Le complesse manovre militari della guerra del Peloponneso

Il primo errore che si compie nell'approcciare gli eventi dell'antica Grecia è associare a quel periodo storico atteggiamenti e strutture sociali tipiche dei giorni nostri. Il fenomeno delle polis greche infatti, anche nel momento di massima espansione di Atene, sfugge alla mente di un lettore del ventunesimo secolo, abituato e cresciuto all'interno di un sistema politico improntato al nazionalismo e alla parità di classe.

L'antica Grecia era un mondo frastagliato, dove ogni città-stato esercitava il potere seguendo regole di governo precise e spesso uniche le une dalle altre. Un mondo tra l'altro governato da pochi, nel quale il ceto rappresentava un ostacolo insormontabile. In questa grande fucina di umanità si mossero Atene, Sparta e le altre città, in un costante alternarsi di cambi di fronte, battaglie, tregue e tradimenti.

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Rimane però un'unica costante: l'incapacità da parte di qualsiasi forza egemone di poter "governare" - e non solo sottomettere - il proprio rivale. I motivi per i quali nessuna polis riuscì mai a costituire in maniera efficace un vero e proprio regno, pur riuscendo anche per lungo tempo a controllare materialmente porzioni territoriali significative, sono molti e complessi. Fatto sta che anche la guerra del Peloponneso non cambiò questa peculiarità: Sparta ne uscì sì vittoriosa, imponendo addirittura un armosta (un magistrato dotato di contingente che controllava i centri sottomessi) ad Atene, ma questo non bastò né ad impedire pochi decenni dopo l'ascesa di Tebe né a fermare Alessandro Magno nel 334 a.C..

Pericle, principe della democrazia o grande demagogo?

Infine è doveroso soffermarsi sulla figura di Pericle, uno dei tanti personaggi che il giocatore avrà modo di incontrare nel corso della sua avventura in Assassin's Creed Odyssey. Figura di enorme spessore, tra le più importanti del periodo aureo delle polis, Pericle ancora oggi divide gli storici rispetto alle sue manovre politiche ed alle sue scelte di governo. Lo statista, che trainò Atene per tutto il periodo della Pentecontaetia (ovverosia il cinquantennio di relativa pace e prosperità che andò dalla fine della seconda invasione persiana fino alla seconda guerra del Peloponneso), affrontò con grande determinazione anche la grave minaccia spartana dei primi scontri del 431 e 430 a.C..

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Fidia mostra il fregio del Partenone a Pericle, Aspasia, Alcibiade e ad altri amici, di Sir Lawrence Alma-Tadema, 1868.

Consapevole dei limiti militari della sua città, che poteva contare principalmente solo sulla sua enorme flotta, propugnò una strategia attendeista ma efficace. Purtroppo la peste di Atene (probabilmente una febbre tifoidea che decimò l'intera città) lo uccise nell'autunno del 429 a.C., costringendo la polis a cambiare strategia e stratega. Principalmente Pericle è noto come vero e proprio difensore della democrazia e della democraticità, assurgendo a simbolo nella lotta contro le disuguaglianze e le barriere sociali. Sebbene i meriti dell'uomo siano indiscussi, ad oggi questa interpretazione così romanticamente legata a Pericle come eroe del popolo suscita non pochi dubbi. Dubbi che furono avanzati in realtà già da Plutarco, che nella sua Vita di Pericle definì il potere dello stratega come "aristocratico e monarchico". Effettivamente non si può negare che, in una struttura sociale imperniata su forti differenti di classe come quella ateniese, la scelta democratica nel senso odiernamente inteso è praticamente infattibile.

L'assemblea ateniese, che esprimeva con voto diretto dei soli cittadini maschi le scelte politiche, era fortemente influenzata dalle classi più agiate e dai discorsi "popolari". Pericle addirittura, pur di coinvolgere (e probabilmente influenzare) le fette povere dell'assemblea, introdusse un vero e proprio emolumento per i cittadini poveri, affinché votassero. Una scelta che in molti oggi attribuiscono al lato demagogico e per nulla democratico dello statista.

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Come la si voglia vedere comunque, rimane fermo il concetto che la strumentalizzazione, anche concettuale, di Pericle e dei pensatori greci in generale, non aiuta a comprenderli. Il primo sforzo è sempre quello di immaginare il contesto storico degli eventi ed analizzarli senza preconcetti e sovrastrutture. Ed in questo il gioco, e nel caso di specie il nostro Assassin's Creed Odyssey, può aiutare ad avvicinarsi allo studio della Storia: la fantasia infatti elimina i luoghi comuni e se presa come semplice impulso, aiuta ad approfondire in maniera corretta.


Tom's Consiglia

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