La politica di Trump nuoce al gaming secondo EA e Take-Two

Electronic Arts e Take-Two hanno espresso le proprie considerazioni sulle restrittive politiche di assunzione dei lavoratori del governo Trump.

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a cura di Danilo Iaccio

Le nuove politiche di assunzione dei lavoratori promosse dal governo Trump sono nocive all'industria dei videogiochi e stanno creando non pochi problemi alle società americane. A confermare queste difficoltà sono stati alcuni esponenti di Electronic Arts e Take-Two nel corso di un panel al Games for Charge Festival.

L'argomento dell'immigrazione è stato un tema centrale della campagna presidenziale di Trump e poche ore fa è stato appoggiato un nuovo disegno di legge che mira a ridurre l'immigrazione del 50% a favore di un sistema basato sulle competenze.

Questo potrebbe essere un bene per l'industria videoludica che è sempre alla ricerca di figure professionali altamente qualificate. Tuttavia questo quadro è in netta contrapposizione con l'ordine esecutivo di aprile che ha avviato una revisione del programma dei visti H-1B, che permette alle società di assumere lavoratori qualificati nei campi della scienza e della tecnologia, e ciò comprende il settore dei videogiochi.

L'amministrazione Trump ha però rivisto il programma, decidendo di ridurre drasticamente il numero di visti per favorire l'assunzione di lavoratori americani.

Games for Charge Festival EA and Take Two

"C'è una costante carenza di manodopera altamente qualificata nel nostro settore", ha dichiarato Craig Hagen di Electronic Arts. È dello stesso avviso Alan Lewis, portavoce di Take-Two: "l'immigrazione continua a essere un grosso problema per aziende come la nostra e in generale per tutta l'industria del gaming".

Oltre a convivere con questo problema, Lewis vorrebbe anche una riforma fiscale più morbida verso le corporazioni americane, affermando che "il prezzo degli affari negli Stati Uniti è cresciuto in modo significativo".

Brexit e videogiochi, gli effetti collaterali sul mercato

Un altro argomento toccato durante il dibattito è stato il taglio di budget al programma educativo per orientare i giovani alle discipline STEM (Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica), che influisce negativamente sulla preparazione degli studenti in questi campi, basi indispensabili per chi vuole lavorare nello sviluppo di software.

Il problema politico più grande per l'industria del videogioco, secondo i partecipanti al dibattito, è che essa deve convivere con politiche che spesso non sono adatte alle moderne realtà tecnologiche e commerciali.


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