L'arma segreta dei nord coreani: lo stuttering

Homefront: The Revolution è il seguito del primo capitolo pubblicato ben cinque anni fa. Nonostante uno sviluppo lungo e travagliato quest'ultima iterazione è giunta al pubblico con una formula di gioco totalmente rinnovata.

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a cura di Matteo Lusso

L'arma segreta dei nord coreani: lo stuttering

Togliamoci subito il dente, Homefront: The Revolution ha grossi problemi tecnici. Il CryENGINE offre un bel vedere, ma è stato poco ottimizato ed è impossibile mantenere stabilmente i 60 fotogrammi al secondo. Per la nostra prova abbiamo utilizzato una AMD Radeon R9 290, affiancata ad un processore i5 4590 e 8GB di RAM. Nulla di trascendente, ma più che sufficiente per giocare in Full HD e senza problemi con la maggior parte dei videogiochi più recenti, al più rinunciando all'antialiasing.

La resa visiva è ottima, nonostante la direzione artistica non sia fra le più ispirate. Gli sviluppatori hanno optato per un'invasione che non modificasse radicalmente il volto dell'america, a differenza di altre distopie come quella di Wolfenstein, e la scelta risulta più che accettabile. Tuttavia si sarebbe potuto osare di più, magari con qualche costruzione o decorazione dall'aspetto orientale per dare un maggior senso di oppressione.

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Meglio l'ombra dei sassolini che avere più FPS!

Purtroppo il framerate è molto instabile nelle situazioni più concitate. Per gran parte degli spostamenti si è mantenuto fra i 45 e 60 fps, ma durante le battaglie con molti nemici e alleati a schermo è abbastanza facile arrivare a 30 o anche meno, assieme a fastidiose "balbuzie" dovute allo stuttering che si presenta soprattutto durante i checkpoint e salvataggi.

Bisogna ammettere che pur giocando con mouse e tastiera i problemi non rendono The Revolution ingiocabile e i bug riscontrati durante la partita son stati minimi. Insomma, non siamo mai stati costretti a riavviare una missione o tornare al desktop.