Le mille possibilità del 2D nell'epoca del 4K e della realtà virtuale

Il 2D è davvero così anacronistico? Scopriamo insieme alcune delle mille possibilità del 2D!

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a cura di Lucia Lasorsa

-Redattrice

Pong
, Space Invaders, Pac-Man, Galaga
sono solo 4 dei videogiochi in 2D più conosciuti e più vecchi di sempre. Già, "vecchi", perché ormai, con l'avvento dei giochi in 3D, della realtà virtuale e del decantatissimo 4K parlare di videogiochi in 2D sembra anacronostico, come anacronistici appaiono tutti quei titoli che implementano ancora oggi soltanto due dimensioni, magari impiegando anche la pixelart.

Molti utenti talvolta manifestano una certa riluttanza all'idea di giocare titoli all'apparenza così obsoleti, e alle volte arrivano anche a chiedersi che utilità possa avere, nel 2022, programmare ancora videogiochi in 2D, poiché si tende a pensare, erroneamente, che videogiochi del genere non abbiano più nulla da dire. Ma non è affatto così.

L'anacronismo nel cinema

Nel cinema, il bianco e nero è stato superato già nel 1894, quando venne realizzato Annabelle’s Butterfly Dance, il primo film colorato a mano. Da allora, il medium ha fatto passi da gigante, introducendo effetti speciali sempre più strabilianti, l'illusione della terza dimensione e tecniche di ripresa ai limiti della fantascienza.

Eppure, da Shindler's List a The Artist passando per Coffee and Cigarettes, il bianco e nero viene tuttora impiegato come parte integrante della narrazione, un po' come avviene anche in Guernica di Picasso, dipinto in bianco e nero per simboleggiare l'assenza di colore della guerra, che rende tutto grigio, senza vita.

Scelte che possono sembrare fuori dal tempo, fuori da ogni logica, assumono invece un significato profondo, diverso da quello che avevano agli albori del medium: mentre allora non vi era scelta, oggi quelle stesse tecniche, quegli stessi mezzi, ormai considerati dai più del tutto desueti, possono essere impiegati non solo per creare prodotti per "nostalgici", ma anche per veicolare messaggi differenti e come mezzi espressivi che assumono così un significato del tutto nuovo. Fondendo poi insieme i due linguaggi, l'impatto diviene anche emotivo (il vestito rosso, unico elemento a colori presente nel già nominato Shindler's List), oppure il colore e il bianco e nero possono essere usati per distinguere sezioni narrative diverse del medesimo film (Memento).

Le mille possibilità del 2D - operazione nostalgia: Bloodstained: Ritual of the Night

Koji Igarashi è conosciuto principalmente per essere lo storico creatore di diversi titoli della saga targata Konami di Castlevania, e di un capitolo in particolare, uno dei più amati in assoluto della serie: Symphony of the Night, pubblicato nell'ormai lontano 1997. Grazie a una campagna su Kickstarter (il progetto fu rifiutato dagli editori per via della somiglianza eccessiva con SOTN), Iga ha potuto realizzare il sogno di tantissimi appassionati di Symphony of the Night: un nuovo videogioco creato da Koji Igarashi ispirato al loro capitolo preferito di Castlevania.

Bloodstained: Ritual of the Night è un accorato tributo a SOTN fin dal titolo, ma le analogie sono tantissime, dal genere videoludico (è un metroidvania in 2D a scorrimento laterale) alla caratteristica più strabiliante di SOTN: il Castello Rovesciato.

Le mille possibilità del 2D – la fusione di generi diversi: i Soulslike

Considerata fra le tipologie di videogiochi più temibili e punitive, quella dei Soulsilike dimostra tutta la sua potenza ed efficacia anche quando viene trasposta in un formato differente dal classico GDR d'azione in 3D e in terza persona.

Un buon esempio può essere Salt and Sanctuary, che unisce il gameplay dei Metroidvania (2D a scorrimento laterale) con quello dei Soulslike (perdita del "sale", alternativa alle classiche anime, che può essere recuperato uccidendo il pipistrello che le racchiude nel punto in cui si era morti).

Per gli amanti della pixelart, poi, c'è anche Blasphemous, che punisce non con la perdita totale della moneta in game in caso di morte, ma con limitazioni nell'utilizzo di determinate abilità.

Le mille possibilità del 2D – la fusione di gameplay diversi: 2D e 3D insieme

Concludiamo questa breve disanima parlando di quei videogiochi che giocano con la prospettiva unendo insieme sezioni o dinamiche in 3D ad altre in 2D. Iniziamo con un titolo divenuto ormai un cult: Fez. In questo videogame in 2D a scorrimento è infatti possibile ruotare alcuni elementi dello scenario, come ad esempio gli edifici, per rendere visibili (e quindi percorribili) le facciate di quegli edifici diversamente non visibili.

Questa meccanica è ripresa anche in Darq, titolo nel quale il giovane protagonista ha accesso a particolari dispositivi che, ruotando l'intero scenario, gli permettono di percorrere la stessa strada, ma dal lato opposto del marciapiede, per così dire, il che rende possibile l'interazione con elementi dello scenario diversamente nascosti agli occhi degli utenti.

Et dulcis in fundo, un titolo che unisce a una miriade di tipologie di gameplay differenti una narrazione sui generis e incredibilmente affascinante: NieR: Automata. Il capolavoro targato PlatinumGames e Square Enix si presenta infatti come un GDR action in 3D, ma saprà stupirvi con sezioni arcade (quando si controlla 9S, è possibile hackerare i nemici, in modo da distruggerli dall'interno), brevi esplorazioni in 2D a scorrimento laterale, e, durante i combattimenti aerei, avrete modi di sperimentare l'ebbrezza anacronistica del classico Space Invaders!

Naturalmente, esistono moltissimi altri titoli più o meno recenti che in qualche modo riprendono mecaniche "vecchie" letteralmente di decenni, e questo dimostra quanto ancora il 2D abbia da offrire ai giocatori anche oggi, nell'epoca dei giochi in 3D e dei visori VR, anche grazie alla possibilità di fondere un gameplay classico con meccaniche più moderne.

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